Aemilia, la Dda chiede ancora la sorveglianza speciale per l’ex poliziotto Mesiano
Reggio Emilia: tornato libero dopo aver scontato la condanna, per il pm Ronchi la misura dev’essere rivalutata
Reggio Emilia Ha pagato il suo conto con la giustizia, dietro le sbarre ha ripreso gli studi e oggi è un uomo libero che ha cambiato lavoro e regione (risiede a Catanzaro), ma la Dda di Bologna ha chiesto il ripristino della sorveglianza speciale. Perciò Domenico Mesiano ieri mattina, lunedì 14 luglio, è riapparso davanti al tribunale collegiale di Reggio Emilia a fianco dell’avvocato difensore Vincenzo Belli, per la questione della sorveglianza speciale. L’ormai ex poliziotto (è stato destituito) era assistente capo, addetto ai rapporti con la stampa e autista dell’ex questore Domenico Savi quando è stato coinvolto nella maxi retata contro la ’ndrangheta emiliana di stampo cutrese Aemilia, che il 29 gennaio 2015 fece scattare le manette ai polsi di 160 persone.
Passato prima ai domiciliari e trasferito alla questura di Parma su decisione dall’ex questore Isabella Fusiello, Mesiano si è sempre dichiarato innocente. In primo grado in rito abbreviato a Bologna è stato condannato a 8 anni e 6 mesi di carcere per i reati di concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso, accesso abusivo al sistema informatico e tentata violenza privata sull’allora giornalista reggiana de “Il Resto del Carlino” Sabrina Pignedoli (alla quale intimò di non dare più fastidio ai Muto, «se non la smetti ti taglio i viveri»). La pena è stata confermata in secondo grado e in via definitiva in Cassazione nell’ottobre 2018. Secondo i giudici Mesiano era l’uomo giusto al posto giusto, che risolveva anche i problemi più spiccioli degli ’ndranghetisti (il rilascio del passaporto a Nicolino Sarcone, la licenza per l’apertura di una sala giochi di Alfonso Paolini, la posizione di Giuseppe Vertinelli) aiutando il sodalizio con «la frequente divulgazione di notizie, da lui attinte pure tramite accessi alla banca dati delle forze dell’ordine, a favore della cosca emiliana».
Nel febbraio scorso, scontata la pena nelle carceri di Spoleto e poi Ascoli Piceno, Mesiano ha riacquistato la libertà. Resta la questione della sorveglianza speciale richiesta dopo la detenzione e in parte già scontata: per 5 anni interdizione dai pubblici uffici, vincolo di residenza, divieto di uscire di notte e di frequentare pregiudicati. Ora il pm della Dda Beatrice Ronchi (ieri sostituita dal pm Maria Rita Pantani) ha chiesto di ripristinare la misura, che perciò dev’essere rivalutata. Secondo l’avvocato Belli «la sorveglianza speciale è una misura pesante e pregiudizievole: dipende dalla pericolosità sociale, che a nostro avviso non sussiste come ha già riconosciuto il magistrato di sorveglianza di Spoleto e Macerata». Il collegio di giudici (presidente Luigi Tirone, a latere Sarah Iusto e Francesco Panchieri) si è riservato: nei prossimi giorni deciderà per il ripristino o per la revoca. L’ultimo step, un decennio dopo Aemilia.