Incendio Inalca, la Cisl attacca sulla bonifica: «Ritardi gravi, cittadini esclusi»
La leader Rosamaria Papaleo propone al Comune misure per mantenere alto il livello di informazione partecipata con gli abitanti
Reggio Emilia «Il rogo dell’Inalca ci ha lasciato un dramma lavorativo ancora irrisolto che tocca la vita di centinaia di operai e operaie e ci ha fatto dono di una gestione a dir poco inefficace per la guarigione delle ferite ambientali». Non ci gira intorno Rosamaria Papaleo, leader di Cisl Emilia Centrale, sindacato che da subito aveva indicato che quello della bonifica sarebbe diventato un nodo importantissimo, proponendo al Comune misure per mantenere alto il livello di informazione partecipata con i cittadini, trasformandoli da spettatori in alleati.
«E invece siamo allo zero. Ha dell’incredibile che il procuratore capo della Repubblica, persona con la schiena diritta e con il vizio (molto apprezzato) di parlare senza perifrasi, abbia dovuto intervenire per chiarire che la Procura non ha bloccato la bonifica, l’area era a disposizione già dal 24 aprile. Così come lascia basiti il fatto che sia il Comune di Reggio Emilia a dover effettuare la bonifica dell’amianto caduto nelle aree intorno al sito usando i soldi di tutti i cittadini - prosegue Papaleo -. L’assessora Bonvicini ha dichiarato sulla stampa che Inalca "si è chiamata fuori", il Comune intende farsi rimborsare dall’azienda ma resta una domanda: se una delle più importanti industrie della carne al mondo, operativa a Reggio per tanti anni, assume questa posizione dura e formale, crediamo che questo elemento meriti di essere discusso insieme ai cittadini e all’azienda».
Intanto si può solo leggere la delibera di giunta numero 149: spiega che già l’8 e il 14 maggio scorso (due mesi fa) Inalca faceva presente «di non sentirsi obbligata all’effettuazione dell’intervento che, tuttavia, stava portando a termine, e nemmeno all’effettuazione degli eventuali ulteriori interventi di bonifica che fossero richiesti nuovamente dal Comune» perché non è proprietaria dell’immobile andato a fuoco. La gestione efficiente della bonifica ambientale poteva essere l’occasione con la quale Reggio avrebbe sanato un grande trauma collettivo, che è ancora costellato di tanti punti interrogativi. Sulla natura dell’incendio parlerà la Procura. Ma attenzione che non è stata una grandissima performance scoprire, a incendio avvenuto, che sul tetto del fabbricato principale c’era cemento amianto.
Cisl Emilia Centrale si era appellata da subito e per prima al Comune, affinché mettesse al centro un sistema di dialogo preventivo costante e trasparente con i cittadini, ben sapendo che tutto lo schifo che l’incendio si è lasciato appresso si trova a due passi da una grande scuola ed è inserito nel pieno contesto urbano. «Suggerimmo all’amministrazione l’adozione di un sito dedicato alla bonifica, per dialogare in modo ordinato coi reggiani e nel quale documentare ai cittadini l’avanzamento dei lavori, le buone informazioni per convivere con le fasi più delicate della bonifica. Un sito nel quale indicare i nomi e i cognomi delle imprese incaricate della bonifica, i costi del cantiere, le tempistiche dell’intervento, i referenti da contattare in caso di dubbi o domande. Non se n’è fatto niente e i risultati si sono visti: qualcuno può dire entro quanto tempo l’ex polo di via Due Canali sarà bonificato?», sintetizza Papaleo Informare passo passo e far partecipare le persone avrebbe risparmiato polemiche e incomprensioni.
«Recentemente ho avuto modo di riproporre questo meccanismo partecipativo al Sindaco Marco Massari. Noi siamo pronti, oggi come ieri, a dare il nostro contributo». In che modo? Ad esempio invitando ancora una volta a «verificare se è rispettato l’obbligo del controllo triennale sull’usura dei pannelli in eternit eventualmente presenti sui tetti delle realtà produttive che operano nel perimetro urbano». Inoltre, Papaleo non ha dubbi, «sarebbe quanto mai utile agire sulla prevenzione, con una campagna di verifica e assistenza a favore delle imprese e dei lavoratori che operano nel perimetro urbano, affinché possano esserci le migliori condizioni di sicurezza per loro e per le persone che risiedono nell’intorno, facendo in modo che un’eventuale quanto malaugurata nuova emergenza sia gestita con ordine e con chiarezza».