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L’incontro

In tantissimi per Gino Cecchettin: «Non c’è giorno in cui non pensi a Giulia, faccio questo perché non voglio che altri provino questo dolore»

Serena Arbizzi
In tantissimi per Gino Cecchettin: «Non c’è giorno in cui non pensi a Giulia, faccio questo perché non voglio che altri  provino questo dolore»

Reggio Emilia, il messaggio: «Dobbiamo dare ai ragazzi lo strumento per andare oltre il muro. Cerchiamo di fare conoscere le emozioni ai giovani e insegnare loro che vanno gestite»

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Reggio Emilia «Quando c’è possesso c’è sempre violenza. Essere femministi, oggi è un dovere. Da maschio sono stato educato a cercare di raggiungere i canoni del maschio alfa. Poi ho avuto donne stupende, ognuna di loro ha aggiunto qualcosa. E ora sento che palesarsi per come siamo è profondamente liberatorio: non ti fa sentire meno uomo». Tutti in piedi per Gino Cecchettin in piazza San Prospero, ospite dei “Mercoledì da leoni”. Una standing ovation di centinaia di persone tra applausi scroscianti ha accolto il papà di Giulia, protagonista dell’appuntamento condotto dalla giornalista Tiziana Ferrario.

In prima fila anche Giuliana Reggio, mamma di Jessica Filianti, vittima di femminicidio. E Alessandra Campani di Nondasola, che ha preso la parola nel corso dell’evento. In piazza anche la scuola internazionale Comics a cui Giulia era iscritta. C’erano docenti e studenti, per una testimonianza silenziosa. L’incontro, intitolato “Col cuore in gola”, ha calamitato l’attenzione di tanti che hanno sfidato il caldo rimanendo in silenzio fino alla fine, nel rispetto delle parole di Gino Cecchettin, divenuto un simbolo per tutta l’Italia di coraggio e del sapere trasformare il dolore, anche il più lacerante, in qualcosa di costruttivo da cui ripartire. Dopo la perdita della figlia, uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta, Gino ha creato la Fondazione Giulia Cecchettin per promuovere l'uguaglianza, il rispetto e la prevenzione della violenza e per aumentare la consapevolezza sulla violenza domestica, le relazioni abusive e i diritti delle vittime. Iniziativa accolta da applausi commossi in piazza San Prospero.

«Quando ricevo applausi li dirigo tutti a Giulia, che li merita tutti – esordisce Gino –. Prima di parlare della Fondazione vorrei parlare di emozioni. Io nell'agenda avevo una voce: Reggio Emilia. E quando hanno nominato la scuola Comics l'emozione è stata fortissima. Mi ha ricordato l'emozione di un desiderio interrotto nell'esprimersi. E quante volte a noi maschi è stato detto di non piangere... Invece quanto è bello tirare fuori l'emozione. Da maschio sono stato educato a cercare di raggiungere quel modello di vero uomo. Forte, indomito, a rispettare i canoni del maschio alfa. Poi nella vita scopri che ognuno ha il suo percorso. Io ho cercato di aderire a quel modello per i primi 30 anni della mia vita. Poi sono stato premiato con donne fantastiche, dalla mamma, alla moglie alle figlie. Ognuna di queste figure ha aggiunto qualcosa di preziosissimo alla mia vita. Mi sono ritrovato al capezzale di mia moglie quando aveva poche ore di vita: lì capisci che l’essenza dell'amore è il dare. Con Giulia ho raggiunto un altro step ed è quello di mostrare le mie debolezze. Palesarsi per come siamo è liberatorio. Non ti fa sentire meno uomo. A volte sentiamo l'espressione “dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna”. Ma le donne sono al fianco, molto spesso davanti», aggiunge Cecchettin.

«La Fondazione intitolata a Giulia è nata nel momento in cui ho provato un dolore lancinante mai provato in vita mia – aggiunge Gino –. E non c'è giorno in cui pensando a Giulia io non provi questo dolore. Ho pensato che non avrei voluto che nessun altro genitore si fosse potuto sentire come me e così ho agito, ho voluto fare qualcosa. Il primo passaggio è stato il libro. Poi un amico mi ha suggerito di creare una Fondazione. Io ho pensato a Filippo: in quel momento non ha saputo gestire le emozioni. Noi dobbiamo dare ai ragazzi lo strumento per andare oltre il muro. Cerchiamo di fare conoscere le emozioni ai giovani e insegnare loro che vanno gestite». Tra le iniziative finanziate dalla Fondazione ci sono corsi di affettività in provincia di Padova. «Lavoriamo sul filone educativo e formativo, poi in partnership con le associazioni», specifica Gino. Durante l’appuntamento è stato inoltre evidenziato come il modello educativo impartito alle ragazze sia progredito, mentre, talvolta, i ragazzi rimangono ancorati a un modello vecchio, che scoraggia l’accettazione. «Per colmare la differenza fra uomini e donne bisogna essere un po' femministi – aggiunge Cecchettin –. Oggi è un dovere esserlo. Io vorrei vivere in una società dove uomini e donne sono pari. Non è sostenibile il modello del maschio alfa. Alla fine ti ritrovi solo, bisognoso di aiuto e nella vita si ha sempre la necessità di qualcuno. Con la Fondazione stanno crescendo tanti progetti. Sosteniamo anche i centri antiviolenza, che servono. Anzi, ne servirebbero di più. E il progetto che partirà con il nuovo anno scolastico sarà dedicato agli insegnanti», chiarisce Cecchettin che si sofferma anche su momenti formativi per le aziende. l © RIPRODUZIONE RISERVATA

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