Sindaco e Consulta legalità: «Su viale Città di Cutro giusta una riflessione»
Rispetto al cambio di nome proposto dall’ex prefetto De Miro, l’amministrazione comunale sembra più orientata verso un intervento integrativo: «Qualunque decisione l’amministrazione comunale assumerà non dovrà essere interpretata come ostile o offensiva»
Reggio Emilia Il sindaco di Reggio Emilia Marco Massari ha incontrato venerdì i componenti del Comitato Tecnico Scientifico della Consulta per la Legalità per discutere la proposta avanzata dall’ex prefetta e cittadina onoraria Antonella De Miro: modificare la denominazione dell’attuale viale Città di Cutro. Un confronto articolato, che ha visto il Comitato condividere con il primo cittadino l’opportunità di una riflessione pubblica sul valore simbolico di quella toponomastica, alla luce della storia recente di contrasto alla ’ndrangheta nel territorio reggiano. L’obiettivo: rafforzare il messaggio istituzionale contro le infiltrazioni mafiose, senza generare fraintendimenti o stigmatizzazioni verso i cittadini di origine calabrese. In sostanza, si valuterà come intervenire, sentita la Commissione Toponomastica Comunale. Il senso dell’azione non è quello di cancellare la denominazione di viale Città di Cutro, ma semmai di integrarla, anche attraverso un intervento toponomastico sull’area o nei pressi, con riferimenti espliciti alla lotta alle mafie e alla promozione della legalità. Un gesto che punta a rafforzare la consapevolezza collettiva e l’impegno condiviso contro ogni forma di criminalità organizzata.
Il confronto
Sindaco e Consulta in una nota congiunta esprimono «un apprezzamento importante per le considerazioni della dottoressa De Miro, figura chiave per rigore istituzionale e coraggio, che ha avviato la lotta alla ‘ndrangheta nella nostra provincia». «Si tratta di considerazioni che stimolano un rinnovato e forte impegno di tutta la comunità di Reggio Emilia, istituzioni, forze economiche, organizzazioni sociali, cittadini, nel contrasto ad ogni forma di criminalità mafiosa, in particolare ‘ndranghetista. Molto significativa al riguardo è la sollecitazione a non abbassare la guardia dopo la stagione dei processi e a mantenere in atto tutte le forme di contrasto, a partire dalle interdittive antimafia. La proposta De Miro di un cambiamento della denominazione toponomastica - va avanti la nota – assunta nel 2007 e applicata nel 2009 va considerata oggi, dopo Aemilia e i successivi processi alla ‘ndrangheta emiliana, un’indicazione orientata a rafforzare il messaggio pubblico di contrasto alla criminalità organizzata e un impegno coerente contro la ‘ndrangheta e le sue continue infiltrazioni nel tessuto economico e sociale reggiano (come riconosciuto anche dalla Corte di Cassazione nella sentenza Aemilia, che ha evidenziato l’evoluzione insidiosa e pervasiva delle mafie nelle aree del Nord Italia)».
«Qualunque decisione l’Amministrazione Comunale assumerà non dovrà essere interpretata come ostile o offensiva nei confronti dei cittadini reggiani di origine calabrese o dei cittadini della città di Cutro. L’iniziativa non intende mettere in discussione il contributo dell’emigrazione calabrese, né tantomeno generalizzare giudizi negativi nei confronti delle persone di qualsiasi origine geografica che vivono, lavorano e partecipano da generazioni alla crescita sociale, economica e culturale di questa terra. Il confronto in atto rappresenta un’occasione per superare un’idea distorta e chiusa di “comunità” che possa diventare uno schermo identitario dietro cui la criminalità puó mimetizzarsi. A questo riguardo, il Comitato esprime un invito a tutti i cittadini che vivono a Reggio Emilia, di qualunque origine territoriale essi siano, ad essere impegnati e determinanti nel contrastare e isolare il fenomeno mafioso nelle diverse e camaleontiche forme assunte in tutti questi anni nella società reggiana».
La riflessione
Il sindaco Massari ha evidenziato come la scelta del 2009 da parte dell’amministrazione comunale di intitolare una bretella di collegamento poco dopo il casello autostradale alla città di Cutro, con un iter procedurale comprensivo del parere favorevole della prefettura, «rappresentasse un gesto di amicizia culturale e istituzionale tra la città di Reggio Emilia e la cittadina calabrese da cui provenivano molti migranti». «Un gesto scevro da qualsiasi altro significato in chi lo ha compiuto. È solo negli anni successivi con le interdittive della prefettura e con l’avvio dei processi alla ‘ndrangheta che si è compreso come anche un atto di fratellanza come quella intitolazione potesse essere strumentalizzato e utilizzato dall’organizzazione criminale calabrese per sbandierare la propria forza, inducendo presso l’opinione pubblica una associazione tra la città di Cutro e la presenza di cosche mafiose a Reggio Emilia. «L’operato delle diverse amministrazioni comunali e provinciali che si sono succedute dal 2009 in avanti è stato sempre improntato al contrasto del fenomeno mafioso nella provincia di Reggio Emilia. A tal riguardo – va avanti la nota – si intende ricordare il forte sostegno delle Amministrazioni alle interdittive, ai protocolli antimafia, alla scelta di celebrare a Reggio Emilia il processo Aemilia, alla collaborazione che continua ogni giorno con la magistratura e con le forze dell’ordine per segnalare situazioni anomale o sospette di infiltrazioni mafiose». «Non meno importanti due esperienze di particolare rilievo, sviluppate proprio nel contesto reggiano in stretta sinergia con la Prefettura: il Cruscotto di monitoraggio degli appalti pubblici, che consente un controllo puntuale delle imprese impegnate nei lavori pubblici, e il badge di cantiere, introdotto per garantire trasparenza, tracciabilità e sicurezza nei luoghi di lavoro. Entrambe riconosciute come buone prassi a livello nazionale, a conferma dell’impegno concreto e innovativo del territorio nel contrasto preventivo alla criminalità organizzata».
La decisione
In tale contesto di situazioni e di considerazioni, il Comitato Tecnico Scientifico della Consulta «ritiene la riflessione sulla denominazione toponomastica richiesta da necessaria». Spetterà al sindaco e alla giunta comunale, sentita la Commissione Toponomastica Comunale competente per gli aspetti tecnici, definire questo intervento sulla toponomastica del Comune. «Intervento correttivo che dovrà essere indirizzato, nello spirito e nella finalità, ad aumentare la consapevolezza collettiva del contrasto ad ogni forma di criminalità mafiosa». Il Comitato Tecnico Scientifico della Consulta e il sindaco considerano la proposta De Miro un’occasione utile ad accelerare il confronto e l’azione di tutte le forze istituzionali e sociali sane del territorio, con un ruolo importante che potrà essere svolto dalla Consulta per la Legalità da riunire nuovamente in assemblea plenaria. Il libero scambio di opinioni che si è sviluppato deve e può ottenere il risultato di rafforzare il rispetto dei principi di legalità, la tutela dei diritti e l’adempimento dei doveri, nell’agire comune dei cittadini reggiani. Ciò rappresenterà senza alcun dubbio la più forte ed efficace barriera alla penetrazione mafiosa a Reggio Emilia. Al termine della riunione il sindaco ha ringraziato il Comitato Tecnico Scientifico ed ha espresso apprezzamento per la sintesi positiva e unitaria dell’incontro; ha anticipato la sua intenzione di proporre entro le prossime settimane alla Giunta Comunale e alla Commissione Toponomastica del Comune una soluzione integrativa delle attuali denominazioni.