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Smartphone e bambini: sempre più richieste di aiuto ai servizi di Neuropsichiatria infantile. Ecco come l’Emilia Romagna corre ai ripari

Andrea Marini
Smartphone e bambini: sempre più richieste di aiuto ai servizi di Neuropsichiatria infantile. Ecco come l’Emilia Romagna corre ai ripari

La Regione pianifica di varare un piano di prevenzione per proteggere i minori e, al tempo stesso, di istituire addirittura una giornata al mese di “disintossicazione”

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 Il ministro Valditara che decide di vietare i telefonini alle scuole medie, e lo caldeggia anche per le superiori. L’Emilia Romagna che pianifica di varare un piano di prevenzione per proteggere i minori e, al tempo stesso, di istituire addirittura una giornata al mese di “disintossicazione” dall’utilizzo dello smartphone, in cui spingere bambini e ragazzi a fare altro, quello che una volta facevano da giovanissimi i loro genitori: leggere libri o fumetti, giocare al parco, invece di stare perennemente con il volto incollato sul display, magari in attesa di “cuoricini” come like a un proprio selfie. Accanto a questo, emergono numeri sempre più preoccupanti su come concretamente l’uso e l’abuso degli smartphone stiano creando effetti devastanti, soprattutto sul piano psicologico, le cui ulteriori conseguenze reali si potranno pesare nel corso dei prossimi anni.

Sono quelli resi noti recentemente dall’assessora regionale Isabella Conti circa l’aumento degli accessi ai servizi di Neuropsichiatria infantile. Dal 2010 al 2024 sono aumentati di 18mila le richieste di aiuto. Oggi sono 66.158 gli under 18 presi in carico su 665mila minori totali. Questi bambini o ragazzi chiedono aiuto per disturbi alimentari (utenti aumentati del 400%), disturbi d’ansia (aumento del 286%), autolesionismo (aumento del 170%). Disturbi che spesso sono legati alle conseguenze dell’eccessiva dipendenza o capacità di farsi condizionare e influenzare da ciò che si vede sui device, sui social.

Questo perchè gli smartphone – ci spiegano gli esperti – è il caso di sottolinearlo, non sono strumenti neutri. Possono generare dipendenza: immagini iperstimolanti alterano i circuiti domaminergici; riducono le capacità cognitive, condizionando il livello di attenzione, il pensiero critico, l’empatia. E provocano anche danni fisici: il 36% dei bambini ha sviluppato miopia precoce per l’uso eccessivo di schermi letti da troppo vicino. Un recente studio condotto da Save the Children, intitolato “Tempi digitali”, fornisce un’analisi dettagliata sulla situazione dell’infanzia, con un focus sull’utilizzo di internet e smartphone dei giovani in Italia. Ed è da qui che emerge un quadro preoccupante tra presenza massiccia dei preadolescenti sui social media, carenza di competenze digitali, cyberbullismo in crescita e aumento dei rischi legati alle dipendenze da internet.

Preso atto di questa situazione, che è grave e non va sottovalutata, soprattutto dai genitori, viene da chiedersi: cosa si può fare? Ovviamente non si può e deve tornare indietro, ma è fondamentale aumentare la sicurezza dei social e, soprattutto, l’attenzione di genitori e insegnanti. E in questa direzione va il piano regionale in via di definizione in Emilia-Romagna, un programma regionale di educazione digitale affinché genitori e famiglie siano consapevoli delle conseguenze di abitudini potenzialmente dannose per la salute dei bambini, come l’utilizzo degli schermi nei primi anni di vita.

La divulgazione avverrà sulla base di ricerche scientifiche coerenti con le indicazioni della Società Italiana di Pediatria. Il programma prevede tre distinti progetti: Custodi digitali, Patti digitali e formazione specialistica per il mondo della scuola. Nello specifico Custodi Digitali è un programma nazionale per l’educazione digitale familiare, promosso dall’Associazione Media Educazione Comunità e lanciato nel 2020, rivolto a pediatri, educatori e genitori. Mira a favorire il benessere psicologico del bambino dal punto di vista cognitivo, emotivo e relazionale rispetto all’utilizzo dei media digitali con il coinvolgimento di tutti gli attori educativi del territorio. L’attività avrà inizio quest’anno e si protrarrà fino al 2028.

L’assessora Conti aggiunge: «Chi genera danni paga. È tempo che le piattaforme restituiscano qualcosa ai nostri territori tramite una tassazione più equa, che contribuisca a sostenere i costi sanitari e sociali che alcuni social media producono. Chiediamo infine al legislatore, anche a livello di europeo, di introdurre il controllo dell’età obbligatorio su siti pornografici e di gioco».

«Stiamo distribuendo materiali educativi per guidare genitori e figli verso un uso più equilibrato dei dispositivi digitali – spiega Antonio D’Avino, presidente Federazione italiana medici pediatri –. Il nostro messaggio è chiaro: dalla connessione alla dipendenza il passo è breve, e servono strumenti di prevenzione efficaci. Il pediatra di libera scelta, oggi più che mai, ha un ruolo chiave anche nella tutela della salute digitale, aiutando le famiglie a riconoscere i segnali di rischio e proponendo alternative salutari come l’attività fisica, la lettura, il rispetto dello screen time e una fruizione più sicura e protetta dei contenuti online». l © RIPRODUZIONE RISERVATA