Gazzetta di Reggio

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Dopo l’incidente

Tragedia sull’A1, il testimone reggiano: «Ho visto il ragazzo aprire la portiera e lanciarsi dall’auto»

Nicolò Valli
Tragedia sull’A1, il testimone reggiano: «Ho visto il ragazzo aprire la portiera e lanciarsi dall’auto»

«Quella scena non mi lascia: non dormo più»

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Reggio Emilia «Stavo tornando a casa dal lavoro, come succede tutti i giorni, quando ho visto il corpo del ragazzo travolto dal Tir disteso a terra, ormai privo di vita. Da quel momento, il pensiero mi assale, tanto è vero che non sono riuscito a dormire».

È ancora sotto shock Mohamed Zraidi, trentaseienne di origine marocchina ma in Italia da 18 anni, testimone oculare dell’incidente che si è verificato al chilometro 134 dell’A1 Milano-Napoli, in direzione Sud, e che è costato la vita a un trentaduenne umbro.

Mohamed abita a Reggio, nella frazione di Villa Sesso, e lunedì stava tornando da Piacenza, dove lavora nella sede delle Poste, percorrendo l’Autosole.

Era ormai a pochissimi chilometri da casa e vedeva l’arco del ponte di Calatrava all’orizzonte, quando ha assistito a una scena che non dimenticherà mai: «Mi trovavo in prima corsia alla guida della mia auto – racconta –. In corsia centrale, poco più avanti di me, c’era il Tir, mentre sulla corsia di sinistra, la terza, c’era questa Kia Rio di colore nero. Non ho visto il momento in cui il ragazzo è volato fuori dall’auto, in quanto la visuale era oscurata dall’autotreno, ma ho notato subito dopo il corpo sbalzato ad alcuni metri di distanza. Lo spavento è stato enorme, al punto tale che appena ho potuto ho fermato la macchina in una piazzola di sosta».

Oltre a Zraidi, altri viaggiatori hanno avuto senso di responsabilità, tra cui l’uomo alla guida di un furgoncino Doblò di colore bianco, che ha fatto da scudo per fermare gli altri veicoli che arrivavano in autostrada.

Per il ragazzo, però, non c’era ormai più nulla da fare: «Sono stato io a chiamare l’ambulanza, tanto è vero che poi anche la polizia mi ha contattato e fatto domande – racconta il testimone reggiano –. Ho subito capito che l’impatto era stato mortale, tanto è vero che ho invitato la sorella, che piangeva disperatamente, a non andare a vedere il corpo straziato dal camion: sarebbe stata troppo cruenta quella scena. In auto c’erano anche il padre e l’altro fratello, che invece hanno raggiunto il loro caro, scoppiando poi in un pianto inconsolabile».

In quei momenti, in attesa dell’arrivo dei soccorsi, Zraidi ha provato a consolare invano la famiglia, provando anche a capire cosa potesse essere accaduto: «Stavano tornando dall’estero, credo da una vacanza in quanto in macchina c’erano le valigie e le borse – prosegue la testimonianza –. Loro mi hanno detto, molto semplicemente, che il ragazzo aveva aperto la portiera e si era buttato sull’asfalto. Probabilmente ha visto dal finestrino l’arrivo del mezzo pesante e ha pensato che fosse il momento buono. I suoi familiari mi hanno detto che non era la prima volta».

La confusione del momento non ha consentito all’uomo di avere qualche elemento in più sul mezzo pesante che non si è fermato. Mohamed non riesce a stabilire se la persona alla guida abbia fatto volontariamente finta di nulla o se, invece, non si sia effettivamente accorto del ragazzo e lo abbia travolto.

Ieri Zraidi è tornato al lavoro, ma ancora non riusciva a smettere di pensare a quel povero ragazzo: «Lunedì sera non ho dormito e anche al lavoro, stamattina (ieri, ndr) ho chiesto di poter evitare situazioni pericolose, come salire sulla scala. Non mi sento, infatti, ancora a posto. Il primo pensiero va alla famiglia e al loro dolore. Siamo ormai purtroppo abituati dai giornali o dai telegiornali a sentire queste notizie. Quando, però, avvengono sotto il naso – conclude – non si è mai veramente preparati». l