Da Boretto alla foce del Po in canoa: l’impresa di Piergiorgio e Alex
I due amici hanno percorso 215 chilometri in sei giorni, fino al faro di Goro: «L’idea ci è venuta durante la pandemia, i film di Antonioni e Rossellini ci hanno ispirati, poi gli scorci immortalati di Kenna ci hanno fatto venire voglia di andari a scoprire»
Boretto Prendete due amici, una canoa e il Grande fiume. Il risultato? Un’esperienza unica, che ha segnato le loro vite per sempre. È questa la storia di Piergiorgio Campanini e Alex Malavolta, entrambi 25enni, che hanno deciso di navigare il Po, da Boretto fino alla foce a Goro, percorrendo 215 chilometri in sei giorni, tra correnti contrarie, caldo torrido, ma anche tanti incontri indimenticabili.
«Sono cresciuto frequentando la golena di Viadana – racconta il povigliese Piergiorgio Campanini – e la sua fitta vegetazione che varia nelle forme e nei colori durante il susseguirsi delle stagioni. L’idea di discendere il Po fino alla foce mi venne durante il periodo della pandemia: tutti quei mesi di quarantena alimentarono la mia voglia di viaggiare. La visione, per un esame universitario, di alcuni film neorealisti ambientati sul fiume e il suo delta: come “Gente del Po” di Michelangelo Antonioni, “Ossessione” di Luchino Visconti e anche un episodio di “Paisà” di Roberto Rossellini, non fece altro che aumentare questo mio desiderio. Inoltre, il libro fotografico di Michael Kenna sul fiume Po, consigliato da un caro amico, mi mostrò nuovi scorci del fiume. Volevo esplorare luoghi che non avevo mai visto, ma di cui sentivo una forte attrazione a livello culturale. Dopo averne parlato per alcuni anni, convinsi il mio amico Alex Malavolta ad acquistare con me una canoa canadese e a seguirmi in questa impresa un po’ folle».
Piergiorgio e Alex, il primo sta per laurearsi in lettere moderne all’Università di Parma mentre il secondo è un ingegnere informatico, sono partiti il 29 giugno scorso dalla sponda di Viadana, di fronte a Boretto, e hanno dovuto lottare contro correnti contrarie e il caldo torrido: «Eravamo ben equipaggiati, con abiti adeguati. Le zanzare? Non ci hanno dato troppo fastidio, ce ne aspettavamo di più». Per dormire, i due amici si sono accampati sulle spiagge lungo le sponde del Po, facendo anche qualche tappa in alcuni campeggi: «Abbiamo fatto incontri incredibili – racconta Piergiorgio – come il pescatore Filiberto Raisi e Mauro Bolognesi, che ci ha narrato le sue discese del Po fatte in solitaria negli anni ’90. La mattina del sesto e ultimo giorno abbiamo incontrato un ragazzo della provincia di Mantova, Darico Brovini, di Bagnolo San Vito che, partito da Suzzara pochi giorni prima, stava discendendo il fiume in solitaria: si era fermato al molo di Ariano nel Polesine dopo aver notato la nostra canoa. Abbiamo deciso di percorrere insieme gli ultimi 40 chilometri che ci separavano dal mare». Tra cefali che, attirati dal movimento dei remi, saltavano fuori dall’acqua colpendo la canoa, i nostri due eroi sono riusciti finalmente a raggiungere la foce del Po a Goro, il 4 luglio: «Dopo aver tirato in secca le canoe, abbiamo festeggiato con un ricco banchetto unendo tutti i viveri rimasti. Accampati sulla foce del Po, di fronte all’Isola dell’Amore, abbiamo affrontato una notte davvero difficile a causa di un vento fortissimo che rischiava di sradicare le tende. Solo all’alba ci siamo potuti finalmente riposare con un meritato bagno nel mare Adriatico». Che cosa ci si può portare dietro da un’esperienza del genere? «Sicuramente il ricordo dei paesaggi al tramonto sul Po. Ma anche l’emozione dell’arrivo al faro di Goro, la soddisfazione di essere riusciti in questa impresa e le amicizie che si sono create». Piergiorgio ci ha preso gusto, e ora ha davanti a sé un nuovo obiettivo: «Mi piacerebbe fra due anni, ritentare un’altra discesa del Po, ma questa volta partendo da Torino, o comunque dai primi tratti navigabili. Fino a raggiungere Viadana o il delta del Po». l © RIPRODUZIONE RISERVATA