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Test di Medicina, sono 800 le matricole di Unimore nel limbo in attesa delle prove nazionali

Alice Tintorri
Test di Medicina, sono 800 le matricole di Unimore nel limbo in attesa delle prove nazionali

La nuova riforma prevede due esami da sostenere tra novembre e dicembre. Gli studenti iscritti al semestre filtro: «Speriamo di essere i primi e gli ultimi»

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Reggio Emilia Mentre la stragrande maggioranza degli studenti universitari si gode gli ultimi giorni di stop prima di tornare sui libri, in attesa che ricomincino le lezioni previste a partire dalla seconda settimana di settembre, o addirittura in concomitanza con l’inizio di ottobre, c’è una categoria di studiosi, molti dei quali giovanissimi, immersa ormai da una settimana nella routine accademica. Sono gli studenti iscritti al primo anno di Medicina, o meglio, al cosiddetto semestre filtro - un’espressione che lascia trapelare tutte le criticità del nuovo sistema di accesso all’agognata facoltà di medicina e chirurgia.

Il decreto legislativo

Riavvolgendo il nastro, proviamo a comprendere il nuovo folle sostituto del tradizionale test di ingresso a medicina. È stato il decreto legislativo 71/2025 del 15 maggio a riformare l’accesso, attraverso l’adozione di un semestre filtro. Poche regole e confuse: tutti possono iscriversi, seguire le lezioni - a distanza, ovviamente, dal momento che le università, le cui strutture già vacillano in condizioni ordinarie, non possono ospitare un numero di studenti nettamente superiore a quello dei posti disponibili - per poi sostenere le prove nazionali da cui si trarrà una graduatoria unica. Chi entra sarà assegnato sulla base del merito a una delle 10 sedi selezionate in ordine di preferenza al momento dell’iscrizione: da Reggio Emilia, senza poterlo più di tanto prevedere, lo studente dovrà essere pronto a fare le valigie, per trasferirsi nell’arco di circa 2 mesi, nella città in cui è stato ammesso. Un trasloco lampo, perché le lezioni, con l’inizio del semestre reale, torneranno a tenersi in aula, con frequenza obbligatoria. E chi, invece, non supera il test? I crediti formativi ottenuti superando gli esami potranno essere utilizzati per corsi affini, come Biologia, Scienze biomediche e Farmacia per non perdere l’anno, dicono. Questi corsi appartenenti all’area sanitaria restano però a numero chiuso, con test d’ingresso separati. Se non c’è più posto, quindi, resti fuori. E perdi l’anno.

I numeri

Sul gruppo WhatsApp dedicato agli studenti Unimore, gli iscritti sono 800: un numero che scenderà drasticamente, quando gli esami, segnati sul calendario di tutti gli aspiranti medici italiani per il 20 novembre e il 10 dicembre, fungeranno da "filtro". I posti, infatti, a Modena e Reggio Emilia, sono 216 - numero rimasto apparentemente invariato rispetto allo scorso anno. La domanda, allora, sorge spontanea a molti: se il numero di studenti accolti dalla facoltà non è cambiato, perché utilizzare il sistema del semestre filtro? Tra le motivazioni addotte a questa scelta, che oggi ci rende perplessi e domani, forse, arrabbiati, ci sono, in ordine, la volontà di ampliare l’accesso iniziale - e quello finale? - e quella di superare il problema del test unico nazionale - di fatto, con un altro test unico nazionale, rimandato di qualche mese. Intanto, gli iscritti, la maggior parte dei quali classe 2006, freschi di esame di maturità, senza sapere né cosa né dove studieranno da dicembre in avanti, pagano le tasse universitarie, per un totale che supera i 600 euro. A distanza, davanti allo schermo del computer, chiusi nella loro cameretta, i nuovi ipotetici universitari si perdono la bellezza degli inizi, l’emozione di incontrare volti nuovi, la ricchezza del confronto. Tornano alla vacua didattica a distanza, indietro di 5 anni, ai tempi del Covid. Ma cosa ne pensano loro?

I giovani reggiani iscritti

Sono tanti, lo abbiamo scritto: gli studenti protagonisti dell’improbabile sfida del semestre filtro a Modena e Reggio Emilia sono circa 800. Sul gruppo WhatsApp, in questa prima settimana, c’è chi ha scritto per avere un confronto, chi per provare a conoscere quei compagni di corso di cui ancora non ha visto i volti, c’è anche chi, in questo disordine, ha tentato di capirci qualcosa, ponendo domande alla ricerca di risposte, ma anche di solidarietà. Tra i giovani studenti, iscritti al semestre filtro della facoltà di Medicina e chirurgia di Modena e Reggio Emilia, c’è Marco, classe 2006, e un sogno, da sempre, nel cassetto: diventare medico. «Dicendoti queste cose penso di parlare a nome di tutti - Marco inizia così il suo discorso - questa riforma non risolve assolutamente i problemi dei precedenti test di ingresso, anzi. Se ne aggiungono altri. Disorganizzazione e competitività tossica sono all’ordine del giorno». Sono 800. Ottocento giovani con i propri obiettivi, le proprie ambizioni, i propri sogni. Ma il loro resta un futuro che vacilla, anche se si aggrappano con tutte le forze all’illusione di essere già iscritti all’Università. Ma è un’iscrizione che vale poco e niente. I posti, infatti, a Modena sono solo 216. «Mi auguro con il cuore che questo sia un esperimento di cui noi saremo le prime e ultime cavie». Parole forti, che comunicano tutta la delusione e l’amarezza di chi davanti a sé, anche se all’inizio di un percorso, fatica a vedere una strada da percorrere.

Un limbo

Ottimismo e sicurezze non traspaiono neanche nelle parole di Aurora, uscita quest’anno dal liceo reggiano Matilde di Canossa. «Il nuovo sistema di accesso , sinceramente, ci lascia con moltissimi dubbi e poche certezze. La sensazione generale è quella di vivere in una sorta di limbo: ci prepariamo, studiamo tanto, facciamo sacrifici, ma non sappiamo davvero quale sarà il risultato finale - dice Aurora - non c’è solo il timore di non entrare, che di per sé, almeno per me, è già motivo di ansia, ma anche quello di essere assegnati a una sede lontana, magari molto distante da Reggio. Questo significa che, oltre alla fatica dello studio, dobbiamo mettere in conto la possibilità concreta di un trasferimento: trovare casa, affrontare spese importanti, lasciare famiglia, amici e il contesto in cui viviamo. Per qualcuno può anche voler dire rinunciare, perché non tutti hanno la possibilità economica o organizzativa di spostarsi». «Un altro aspetto che pesa è l’incertezza sui tempi e sulle modalità: non sapere quando arriveranno le graduatorie definitive, se ci saranno ripescaggi, se ci saranno cambiamenti in corsa... Tutto questo alimenta un senso di precarietà costante. Ci sembra di non avere il controllo sul nostro futuro. Dopo anni di studio e sacrifici, trovarsi a dipendere da un meccanismo che appare poco chiaro e talvolta incoerente fa crescere la paura di vedere vanificati gli sforzi fatti finora». Hanno appena varcato la soglia del mondo universitario ed è già in bilico la loro fiducia in un sistema che, finora, ha saputo dare loro soltanto dubbi. «Questo porta molti di noi a sentirsi soli e spaesati in un percorso che dovrebbe invece essere chiaro, trasparente e meritocratico. Il sogno di studiare medicina rimane forte e ci spinge ad andare avanti, ma è inevitabile che tutte queste incognite tolgano serenità e rendano più difficile affrontare un percorso già di per sé è molto impegnativo». © RIPRODUZIONE RISERVATA