Travolse l’auto di tre ragazzi, due morirono travolti dal carico del furgone. Patteggia l’autista che era fuggito
L’incidente a Caprara di Campegine: 4 anni e 6 mesi a Francesco Riillo. I parenti delle vittime Hicham Outtas, 21 anni, e Anuar Mastaki, 19 anni: «Non crediamo più nella giustizia»
Campegine «Non credo più nella giustizia». Così il fratello di una delle due vittime della cosiddetta strage di Caprara ha commentato, con rabbia, il patteggiamento di Francesco Riillo, 41enne artigiano edile residente a Montecchio, conducente del furgone che ammazzò due giovani di 21 e 19 anni. Ieri in tribunale, al termine di un’udienza tesa durata tre ore, il gup Matteo Gambarati ha siglato l’accordo tra il pm Valentina Salvi e i difensori di Riillo Federico Bertani e Claudia Pezzoni: 4 anni e 6 mesi per omicidio plurimo aggravato (guida con patente sospesa, omissione di soccorso e l’aver cagionato la morte di due persone), con il riconoscimento parziale dell’attenuante del risarcimento del danno (quest’ultimo aspetto parecchio contestato).
Riillo, che è libero, non era in aula. All’uomo tra l’altro è anche stato restituito il furgone. La pena non è sospesa ma l’artigiano edile non andrà in carcere: ha già scontato diversi mesi tra carcere e domiciliari e pertanto ha diritto ad espiare quello che manca con una misura alternativa. A breve scatterà la richiesta di affidamento in prova ai Servizi sociali. All’attesa udienza di ieri erano presenti il sopravvissuto e una decina di familiari delle vittime, che non appena hanno saputo l’esito hanno protestato e applaudito in segno di disapprovazione. Il 17 novembre 2023 Riillo stava percorrendo via Lago Razza al volante di un furgone cassonato stracarico di ponteggi non fissati. In una semicurva il furgone, che procedeva a velocità eccessiva, perse il carico, che dapprima sfiorò una Bmw guidata da un giovane e poi si riversò sulla Citroen Picasso con a bordo tre amici di Cella. Le pesanti sbarre di ferro penetrarono nella Citroen, che venne tamponata da una Peugeot con a bordo un padre e i suoi due figli. Morirono all’istante, trafitti dalle sbarre metalliche, Hicham Outtas, 21 anni, e Anuar Mastaki, 19 anni, mentre il 21enne Ahmed Habbou che sedeva dietro si salvò per miracolo.
Il conducente del furgone si fermò per poi fuggire senza prestare soccorso. All’imputato non è stata contestata la guida in stato di ebbrezza perché Riillo si è rifiutato di sottoporsi all’etilometro. Secondo la legge il rifiuto può essere equiparato alla positività, ma l’accusa ha ritenuto di non poter provare quest’aggravante. Proprio su questo aspetto ha insistito, discutendo a lungo e con veemenza, l’avvocato di parte civile Russo per gli Outtas. Pur non potendosi opporre al patteggiamento, il legale ha tentato il tutto per tutto chiedendo al pm di riformulare il capo d’imputazione; al diniego dell’accusa, si è poi appellato al giudice il quale però ha ritenuto il capo d’imputazione conforme a quanto emergeva dagli atti d’indagine (un fascicolo di oltre mille pagine). L’avvocato Federico Borghi (dello studio Giuseppe Caldarola per i Mastaki) ha invitato il giudice a considerare la gravità dell’accaduto ai fini della congruità della pena, mentre l’avvocato Lorenzo Pagliari (che ha sostituito Liborio Cataliotti per Habbou) non ha avanzato particolari rilievi, preso atto che «il ristoro per il nostro cliente è stato meno della metà di quanto richiesto».
Non hanno nascosto la loro amarezza i familiari delle vittime, in particolare Rachid Outtas, fratello del 21enne Hicham. «In Italia non c’è giustizia. Io sono nato e cresciuto qui, ci credevo nella legge, ora non ci credo più. Questo signore, senza dubbio ubriaco e con precedenti in tal senso, ha ammazzato due ragazzi nel fiore degli anni che andavano a mangiare una pizza: 4 anni e 6 mesi è inaccettabile. Per un furto al supermercato con spintone ti danno di più. Sono senza parole. Penso al corpo straziato di mio fratello all’obitorio, a com’era ridotto: non lo auguro a nessuno. Così si favoriscono i malviventi». Accanto a Rachid, la madre si è messa a piangere. «Mi fa ancora più male pensare che Riillo se ne starà tranquillo a casa sua, mentre Hicham non c’è più». Concluso il penale, ora non resta altro che il risarcimento dei danni per le parti civili, che però hanno una posizione ben diversa: mentre i Mastaki sono stati gli unici ad essere risarciti in toto (ad eccezione dei nonni, per i quali la trattativa è in corso) dall’Adriatic, l’assicurazione dell’auto guidata dal 19enne conducente della Citroen, i passeggeri Habbou e i familiari di Outtas hanno ricevuto acconti minimi da Allianz, l’assicurazione del furgone. «Non ci interessano i soldi – ha concluso Rachid – Noi volevamo una condanna esemplare. Ringrazio il nostro avvocato Russo». «I miei assistiti hanno manifestato la loro delusione per la pena, che reputano assolutamente inadeguata rispetto alla gravità dei fatti – ha dichiarato Russo – Ritengono inoltre ingiusto che si sia giunti ad un patteggiamento nonostante la compagnia assicuratrice del responsabile civile non abbia proceduto al risarcimento del danno in favore dei parenti delle vittime». © RIPRODUZIONE RISERVATA