«Hanno cercato di investirmi con l’auto mentre facevo jogging, poi in due mi hanno picchiato senza motivo». Due episodi in zona Santa Croce
Reggio Emilia: vittime nel giro di pochi minuti in via Adua un 36enne che correva e un 44enne che stava andando al lavoro. Quest’ultimo ha riportato gravi ferite
Reggio Emilia Presi di mira senza un motivo. Inseguiti con l’auto mentre a piedi uno si stava recando al lavoro, l’altro stava facendo jogging nel quartiere Santa Croce, prima dell’alba. Una volta nel mirino sono stati massacrati di botte a mani nude da due giovani, che poi sono fuggiti. Scene di inspiegabile violenza urbana marted’ì mattina intorno alle 5.40 tra via Adua e via Saragat, quando ancora era buio. Due gli episodi più gravi, ma potrebbero esserci altre persone finite nel mirino di due giovani di origine magrebina e che alla guida di un’auto scura – forse una Fiat Punto, secondo una delle vittime – hanno compiuto due brutali aggressioni in strada. Senza un perché.
Le testimonianza
«Stavo tornando dalla corsa, saranno state le 5.40 – racconta una delle vittime, 36 anni, che vive in zona –. Correvo lungo via Adua dal Campovolo verso il centro quando dalla parte opposta ho visto arrivare un’auto a forte velocità. Prima uno ha aperto una portiera, ho pensato che volessero rapinarmi. Poi improvvisamente l’autista ha sterzato verso di me per venirmi addosso». L’uomo ha reagito con prontezza, buttandosi in una siepe. Ma era solo l’inizio di un incubo durato almeno quindici minuti. «Mi sono messo a correre, con l’auto che a quel punto si era messa a seguirmi – spiega –. Sono anche corso dentro al bar, che era aperto, e ho chiesto di chiamare la polizia. Mi ha risposto di chiamarla io... Ma ero senza telefono!».
A quel punto la decisione di uscire di nuovo. «Avrei potuto infilarmi dentro? Non so, ho capito che a loro non importava che ci fossero altre persone, si erano fermati davanti... Ho solo pensato che ero vicino a casa e volevo raggiungerla», va avanti. «Correvo e mi sono anche sbracciato per fermare qualche auto di passaggio, ma nessuno si è fermato – rivela amaramente –. Poi quando mi hanno raggiunto, nei pressi del Caaf, uno dei due è sceso e mi è venuto vicino. Mi ha detto che non avrei dovuto correre e offese in arabo...». Il 35enne forte della sua stazza per sua fortuna imponente a quel punto lo ha affrontato: «È iniziata una colluttazione, mi sono difeso, ma poi è arrivato anche l’altro e mi hanno riempito di calci alla testa: ho cercato di ripararmi come potevo. Quando hanno visto che comunque non andavo giù a un certo punto se ne sono andati...».
L’altro episodio
È andata peggio a un uomo di 44 anni che in via Saragat – strada che collega via Adua a via del Chionso, dunque siamo nella stessa zona – non è chiaro se poco prima o dopo l’aggressione al 36enne, è stato investito volontariamente da un’auto mentre si recava al lavoro. Stavolta però gli aggressori sono riusciti a travolgere la vittima presa di mira. Quando lo hanno visto a terra, sono scesi e lo hanno picchiato con brutale violenza: calci, pugni a mani nude, ma anche con un collo di bottiglia al volto. L’uomo è stato portato al pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia in condizioni serie, negli stessi minuti in cui anche il 36enne faceva il suo ingresso al triage anche lui in ambulanza per essere medicato. Due episodi fotocopia, lungo le stesse strade, con la stessa ferocia e entrambi senza alcuna causa scatenante.
«In ospedale mi hanno detto che a lui è andata peggio – racconta il 35enne – e che ci sarebbero altri presi a schiaffi la stessa notte. Ma forse qualcuno ha preferito non denunciare». Da quanto trapela, il 44enne starebbe facendo i conti con una frattura al femore, importanti tumefazioni al volto e a un occhio. Insomma un quadro clinico ben più preoccupante dei sette giorni di prognosi rimediati dal 35enne. «Ma se al posto mio ci fosse stata una donna? Oppure una persona più esile? – si domanda –. Io ho pensato che mi avrebbero ucciso se avessero avuto in mano un coltello...». Sui due episodi indagano carabinieri e polizia, intervenuti sul posto una volta lanciato l’allarme. Mentre gli investigatori indagano per arrivare ai responsabili, resta non solo l’amarezza, ma lo sgomento per tale e tanta violenza gratuita. «Penso all’altro uomo: non so con quale coraggio si scenda da un’auto dopo aver investito qualcuno e lo si prende a botte – riflette il 35enne –. Non so se tornerò ancora a correre, penso di sì. Ma sto per andare via sei mesi per lavoro. Francamente spero di non tornare mai più in Italia: siamo alla frutta...». Gli chiediamo se si è dato una spiegazione sull’accaduto: «Forse erano fatti di crack o si volevano “divertire”... Non credo mi volessero derubare: andavo a correre, non avevo niente ». © RIPRODUZIONE RISERVATA