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La testimonianza

«Mio marito investito, picchiato e sfregiato col coccio di una bottiglia senza un perché»

Elisa Pederzoli
«Mio marito investito, picchiato e sfregiato col coccio di una bottiglia senza un perché»

Reggio Emilia: parla la moglie dell’autista di Til preso di mira a Santa Croce da due giovani che hanno aggredito anche un 36enne. «Stava andando al lavoro a piedi: quello che è accaduto è un incubo: dovrà subire due operazioni»

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Reggio Emilia «Un incubo che non auguro a nessuno». Così la moglie dell’autista di Til investito da un’auto e massacrato di botte martedì mattina nel quartiere Santa Croce commenta quanto sta vivendo il marito, 44enne padre di quattro figli che si trova ricoverato nel reparto Maxillo Facciale dell’ospedale Maggiore di Parma per affrontare la prima di due operazioni che gli serviranno per rimettersi in sesto dopo la brutale aggressione avvenuta senza un perché. Non un episodio isolato, ma il secondo avvenuto quella mattina a pochissimi minuti dall’aggressione a un 36enne, Manuel Setti, che stava facendo jogging. Stessa modalità: due giovani prima hanno cercato di investirli, e con il 44enne ci sono riusciti, poi li hanno massacrati di botte. Due episodi sotto la lente del Nucleo operativo e radiomobile dei carabinieri di Reggio Emilia: il timore che riaccada è concreto.
 



Signora, ci racconti: cosa è successo a suo marito?
«Mio marito è uscito di casa presto per andare al lavoro. Ogni tanto gli piace andare a piedi: abitiamo in zona Regina Pacis, ha attraversato la città e ormai era arrivato. In via Saragat, a un certo punto ha sentito dietro di lui un’auto che accelerava. Non ha fatto neanche in tempo a voltarsi che è stato travolto. Lo hanno preso in pieno».
Poi cosa è accaduto?
«Si è trovato faccia a terra. Non gli hanno detto niente: in due sono scesi dall’auto e lo hanno massacrato di calci e pugni. Gli hanno dovuto dare un sacco di punti all’altezza del lobo dell’orecchio... Inoltre, con un coccio di bottiglia gli hanno fatto un taglio sotto al mento: un sfregio lungo, proprio una cattiveria. Poi se ne sono andati».
È riuscito a vedere chi erano?
«Mio marito dice che era troppo buio e non sa a dire se fossero italiani o stranieri. Ricorda però che sono arrivati con un’auto scura, forse una Fiat Punto. Hanno preso la rincorsa con l’auto con l’obiettivo chiaro di travolgerlo e lui si è ritrovato con la faccia a terra».
Gli hanno detto qualcosa?
«Non hanno detto nulla e non hanno rubato niente, perché lui aveva ancora con sé tutti i suoi oggetti personali. Subito dopo sono scappati».
Come sta suo marito ?
«È provatissimo, e giustamente. Perché non c’è stata una parola di troppo o qualche provocazione: tu sei lì che vai al lavoro e all’improvviso ti succede una cosa così. È molto spaventato e non vede l’ora di tornare a casa per sentirsi al sicuro. Sono grata a Dio che sia riuscito a rimanere lucido, tanto da chiamare i colleghi. Per fortuna erano lì vicino e sono intervenuti subito: hanno chiamato l’ambulanza e poi le f orze dell’ordine».

Cosa lo aspetta ora dal punto di vista medico? 
«È stato trasferito all’ospedale Maggiore di Parma, nel reparto di maxillo-facciale: ha una frattura al pavimento oculare e dovrà essere operato. Poi dovrà sgonfiarsi la gamba e sarà necessaria anche un’operazione quindi dovrà tornare all’ospedale di Reggio Emilia per farlo, perché l’osso è uscito a causa dell’investimento con l’auto che ha subito. Non sanno ancora quando potranno operare la gamba, visto che è gonfia. Mi hanno detto che, dopo l’operazione, la riabilitazione sarà molto lunga: perone e tibia sono fratturati. Speriamo di riportarlo presto a casa: già solo l’aria di casa è una protezione e ti fa sentire al sicuro. Lì potrà cominciare a riprendersi, anche perché psicologicamente come è ho detto è davvero molto provato».
Avevate mai avuto timori in città, il tema della sicurezza era un’emergenza che sentivate?
«Sapevamo ovviamente, come tutti, che ci sono zone in cui è meglio non andare, come la stazione. Ma ha sempre fatto così: lui cammina per i fatti suoi per andare al lavoro e non era mai successo niente. È passato tantissime volte da quella strada. Quanto accaduto è stato come un fulmine a ciel sereno». © RIPRODUZIONE RISERVATA