Gazzetta di Reggio

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L’indagine

Morto dopo il taser, al via l’autopsia: quattro consulenti per la verità

Ambra Prati
Morto dopo il taser, al via l’autopsia: quattro consulenti per la verità

Iniziato l’esame su Claudio Citro. Due i filoni: stato di salute e lo strumento

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Reggio Emilia Nove avvocati e quattro consulenti, due dei quali dell’accusa. Sul caso Claudio Citro, il 41enne morto a Massenzatico dopo una scarica di taser, sono state piazzate sulla scacchiera legale tutte le pedine di garanzia per eseguire l’accertamento tecnico irripetibile – che cristallizza gli elementi e che in questo caso coincide con l’autopsia – per sbrogliare la delicata vicenda che vede indagati tre poliziotti della Squadra Volanti della polizia. Gli agenti – di 22, 25 e 26 anni – sono indagati per cooperazione colposa in concorso nell’eccesso di utilizzo del taser, ricompreso nel reato di omicidio colposo (vale a dire non intenzionale). Lunedì scorso Citro, residente a Montecatini Terme (Pistoia) dove gestiva una concessionaria, violando il divieto di dimora si trovava nel suo appartamento di via Borromini 19 a Massenzatico: alle 5 salta dal primo piano, scalzo e con le mani insanguinate e come una furia si dirige verso il bar Sara, nel tragitto suona invano i campanelli di alcune case, poi entra nel forno Castagnoli urlando «aiuto, aiuto, mi vogliono sparare». Sul posto arrivano due pattuglie della polizia e un’ambulanza: Citro sembra calmarsi, esce dal forno, salvo poi tornare sui suoi passi, dando di nuovo in escandescenze. È a questo punto che, mentre un agente della Volante resta fuori, i tre poliziotti ingaggiano una colluttazione, lo atterrano a pancia in giù e usano la pistola a scariche elettriche. Una scarica è fatale perché, si scoprirà poi, Citro era cardiopatico; in più aveva una pregressa dipendenza dalla cocaina, visto che aveva terminato una pena in affidamento terapeutico ai Servizi sociali.

Ieri sono sfilati in Procura i legali delle persone coinvolte: Giovanni Tarquini e Carmine Migale per i poliziotti di 25 e 26 anni, Matteo Manici e Fulvio Villa di Parma per l’agente più giovane. Tutti hanno nominato come loro consulente il medico legale Alberto Martini di Modena. I familiari della vittima si sono affidati a un pool difensivo: avvocato Federico De Belvis (per il figlio 18enne Antonio), Mattia Fontanesi (per la madre Alfonsina Serrapico), Nicola Tria (per la sorella Giovanna), Elisabetta Strumia (il padre Antonio) e Pierluigi Spadafora di Salerno (il fratello Silvano). Una scelta strategica, quella di dividere le posizioni: tutti però hanno nominato il consulente Sabino Pelosi. Gli esperti Sara Mantovani e Mauro Zennaro sono i medici legali scelti dal pm Giulia Galfano per l’autopsia, iniziata ieri all’Istituto di Medicina Legale di Modena; durerà più giorni, vista la complessità dei quesiti. Agli esperti è stato chiesto di indagare gli aspetti tossicologici e chimici, anche pregressi, eventuali anomalie genetiche e disturbi cardiaci e se la causa di morte è ricollegabile al taser. Se la causa del decesso è il primo filone d’indagine, l’altro filone attiene al modo in cui è stato utilizzato il taser. «In questa fase – spiega l’avvocato Giovanni Tarquini – è fondamentale avere rispetto per una vita che non c’è più e appurare cosa sia accaduto, anche in rapporto a quello che prescrivono le norme in materia di utilizzo di questo strumento. Gli agenti sono comprensibilmente turbati perché stavano adempiendo ai loro doveri quando è successa la tragedia». l