Addio a Giovanna Vezzosi: portò l’arte giapponese nella galleria San Francesco
Reggio Emilia: aveva 61 anni, da tempo combatteva con la malattia
Reggio Emilia Si è spenta un’altra luce della vita culturale della città: Giovanna Vezzosi, 61 anni, titolare della Galleria San Francesco, è morta nella sua abitazione al piano superiore dell’attività in via Bardi. A funerale avvenuto lo annunciano addolorati la madre Marisa di 90 anni, la sorella Elena, la figlia Margherita e il nipotino di due anni Enrico, al quale era affezionatissima. La storica galleria è temporaneamente chiusa in attesa di interessamenti. Animatrice instancabile della Galleria San Francesco di via Bardi 4/b (detta anche “la casa gialla” per la solare energia che emana dal portoncino verde), Giovanna è stata vinta una grave malattia, quelle che non lasciano scampo neppure ai coraggiosi e a coloro che non rinunciano mai.
«È difficile fare una sintesi dei sedici anni di attività di questa donna affascinante e instancabile, arguta e colta, generosa e appassionata. Sempre accogliente. Soprattutto una donna libera, da schemi, pregiudizi, condizionamenti – la ricordano gli amici – Le gallerie d’arte, lo si sa, in una piccola città non hanno vita facile. Ma Giovanna era libera. Per questo gli artisti che rappresentava (liberi, necessariamente, pure loro) non erano quelli dell’intellighenzia ufficiale ma quelli dal talento involontario, che sgorga a prescindere e si manifesta nonostante, gli artisti poco noti, o dimenticati, o semplicemente lasciati da parte, niente canali ufficiali, niente uffici stampa, nessun critico televisivo, poche mostre. Quest’arte irregolare (in quanto fuori dalle regole degli assessorati, ma non senza regole) trovava casa e alimento in via Bardi 4/b. E in quel luogo, dove esisteva possibilità di esprimersi, quest’arte diventava multiforme». Così Giovanna fece conoscere ai reggiani (non a tutti, solo a quelli che avevano orecchie per intendere) la pittura giapponese. «E ai giapponesi l’arte della sua città. Intraprese un mitico viaggio nel Sol Levante. Partì carica di quadri degli artisti che rappresentava la sua galleria. Qualche nome a caso: Incerti, Squarza, Riccò, Badodi, il giovane Marco Petacchi. Dello scultore Marmiroli ardì portare una magnifica testa di equino, che si incrinò nel viaggio. Marmiroli, ombroso come i suoi cavalli, se ne adirò. Come un viaggiatore dell’800, questa donnina di cinquanta chili partì da sola con una valigia colma di progetti del peso di 25 chili, trasportando i suoi tesori per tre voli intercontinentali. Ne fu ripagata dall’affetto degli artisti nipponici, che le affidarono i loro progetti. Ne nacquero mostre memorabili, ad iniziare da “Made in Giappone”, che vide coinvolte quattro gallerie della città, e a seguire “Cinque minuti” con la presenza dell’artista Maki Hasegawa, ovvero “Kotori” che proponeva Il mondo incantato e di mistero creato da Yukoh Tsukamoto. O ancora la promozione del giovane artista cinese Wang Zhenyu con la mostra " Fare Anima ", cui fu associata la lettura di poesie cinesi in lingua originale e nella traduzione italiana a cura di Francesca Ferrari e Giovanni Laurent Cossu. Nella sua galleria c’era ampio spazio per l’alta fotografia d’autore: Massimo Dallaglio, Giuseppe Maria Codazzi, Marco Borciani (bellissima, tra le tante, la sua SSSR, Sulle Strade Socialiste Reggiane, 2018), Anna Maria Ferraboschi, pubblicamente elogiate dal maestro Ascolini. Ma anche giovani come Luca Matarazzo e Alessandra Pace per Fotografia Europea 2021. Infine i classici: Achille Incerti, Francesco Albertoni, Gino Gandini. Inoltre presentazioni di libri (tra cui, ospite fisso, l’amato amico Giuseppe Benassi), degustazione di vini (anche Ciccio Graziani, campione nei Mondiali di calcio 1982, presentò i suoi distillati in galleria), soprani e tenori, recital di poesie». Da ultimo si ricorda «la mostra spettacolo degustazione dell’artista cioccolatiere Salvatore Marino (che anni prima realizzò un elefantino di cioccolato a far compagnia agli elefanti di Luigi Marmiroli). Perché Salvatore? Perché Giovanna comprese come l’arte si celi anche in una colata di cacao delle Indie, da gustare in pienezza di cuore. Come la vita, anche quando ti sfugge dalle mani. Ciao Giovanna, a rivederci, e a riveder le stelle». © RIPRODUZIONE RISERVATA