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Il convegno

Legalità in edilizia, il prefetto Cocciufa: «Usura, mancano le denunce». Il procuratore Paci: «A Reggio Emilia interdittive 5 volte in più che a Palermo»

Legalità in edilizia, il prefetto Cocciufa: «Usura, mancano le denunce». Il procuratore Paci: «A Reggio Emilia interdittive 5 volte in più che a Palermo»

Al convegno della Cassa edile reggiana dati e scenari: «Ricorsi in aumento, ma respinti nel 90% dei casi»

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Reggio Emilia  Il prefetto di Reggio Emilia, Maria Rita Cocciufa, tira le orecchie alle associazioni d’impresa. Intervenuta al convegno promosso dalla Cassa edile, secondo quanto riferisce l'agenzia Dire, non usa giri di parole: «Signori, qui mancano le denunce. Non ce ne sono». In particolare, aggiunge il prefetto, «mancano le denunce di estorsioni, e ci posso anche credere, anche se un po’ sì e un po’ no. Ma nessuno denuncia casi di usura quando tutte le recenti indagini della Procura ordinaria hanno fatto emergere un sottobosco e una serie di connessioni in cui io mi rifiuto di credere che non siano entrati fenomeni usurari ed estorsivi». Enrico Zini, presidente della Cassa edile di Reggio, sottolinea: «Il nostro comparto è tra quelli più esposti a rischi di fenomeni che nulla hanno a che vedere con la buona impresa e il buon lavoro. Per questo abbiamo voluto questo momento di approfondimento anche per valutare gli strumenti messi in campo in questi anni dal nostro ente, come il badge di cantiere, gli accordi con la Prefettura e la formazione sulla sicurezza della nostra scuola».

Conferma il vicepresidente dell’ente, Giulio Nota: «Da anni lavoriamo per la legalità e la regolarità nei cantieri, perché quando queste mancano i danni non sono astratti. Per i lavoratori vuol dire precarietà, sfruttamento e insicurezza e per le imprese sane concorrenza sleale e perdita di valore e fiducia».

Interdittive

Al convegno si è parlato anche di interdittive antimafia emesse dal prefetto. In provincia di Reggio Emilia aumentano i ricorsi, che vengono però respinti nel 90% dei casi. «Ci sono stati periodi in cui a fare ricorso era un’azienda su dieci ma adesso non è più così», segnala il prefetto Maria Rita Cocciufa. A mettere pressione sugli uffici – a corto di personale ma non di professionalità – sono anche «le continue richieste» di accesso da parte delle aziende interdette alla cosiddetta “prevenzione collaborativa”: l’istituto che evita l’interdittiva consentendo all’impresa di operare per un periodo sotto il controllo della Prefettura. Cocciufa sottolinea inoltre gli aggravi derivanti dal «confezionamento» delle interdittive, «che non si basano più solo sui legami di parentela con pregiudicati degli amministratori». Se nel processo Aemilia contro la ’ndrangheta era emerso un tentativo di delegittimazione degli atti prefettizi, oggi «le imprese si stanno attrezzando molto», conclude il prefetto di Reggio.


Sul tema interviene anche il procuratore capo Calogero Gaetano Paci ricordando che nel 2023 il numero delle interdittive a Reggio Emilia è stato cinque volte superiore a quelle emesse a Palermo (19) e il doppio rispetto a quelle di Catanzaro. Nel 2024, invece, si sono registrati 80 provvedimenti, che Paci difende in modo netto: «Una vulgata ricorrente vuole che le interdittive rappresentino la morte del diritto e della libera impresa, venendo usate in modo inconsulto e incontrollato. Credo che simili argomentazioni non debbano avere cittadinanza nei discorsi seri, perché dietro ogni atto c’è un’istruttoria alta e qualificata che tiene conto di molti aspetti, come gli effettivi comportamenti degli amministratori e non solo dei loro legami parentali o delle loro frequentazioni».

In conclusione, anche il prefetto ribadisce: «Noi non siamo contro il sistema delle imprese, ma a servizio e sostegno di quelle sane. E lo saremo sempre».

Badge di cantiere

Sono circa una trentina – per un valore complessivo di 70 milioni di euro – i cantieri edili della provincia di Reggio Emilia in cui è utilizzato oggi il cosiddetto “badge di cantiere”. Si tratta dello strumento che permette di tracciare da remoto le presenze all’interno dell’area dei lavori, contrastando così il lavoro nero, l’insicurezza e i tentativi di infiltrazione della criminalità. Il badge, con la relativa piattaforma informatica detta “cruscotto”, è stato istituito grazie a un protocollo con la Prefettura firmato nel maggio 2022 e poi rinnovato – ed esteso – nel novembre dell’anno scorso. È stato utilizzato per la prima volta nel febbraio 2023, nel cantiere di piazza San Prospero nel comune capoluogo.

Per renderne l’uso ancora più diffuso, il procuratore capo Paci lancia una proposta: «Perché non associarlo a benefici contributivi o fiscali per gli imprenditori virtuosi che lo utilizzano?». Il magistrato è intervenuto anche lui al convegno sulla legalità in edilizia organizzato dalla Cassa edile, a cui ha partecipato anche Elena Mazzoni. L’assessore regionale con delega alla Legalità ha elencato gli altri strumenti messi in campo dalla Regione, tra cui il “cartello virtuale di cantiere” (che permette di vederne le informazioni tramite un QR code), l’elenco “di merito delle imprese” e le risorse per il recupero dei beni confiscati, con un’ultima tranche di 1,1 milioni di euro.

«Alcuni accordi siglati a livello nazionale con le associazioni di categoria rischiano di vanificare il lavoro che abbiamo fatto, ma ci siamo mossi per impedirlo» ha aggiunto il prefetto Cocciufa. In particolare, fa riferimento alla previsione per cui un’impresa che si sposta in un’altra regione per eseguire dei lavori rimane “ancorata” alla Cassa edile di provenienza, senza che quella della provincia in cui arriva – come avviene oggi – possa effettuare controlli. «Stiamo cercando delle modalità, e qualcosa è già stato trovato, perché in provincia di Reggio la Prefettura possa monitorare le imprese che arrivano da altre regioni negli specifici cantieri in cui operano», spiega il prefetto. Il cambio di regole «ha fatto suonare un campanello di allarme, di fronte al quale non potevamo restare inerti».