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Reggio Emilia, Tricolore a Francesca Albanese. L’opposizione: «Scelta clamorosamente sbagliata»

Reggio Emilia, Tricolore a Francesca Albanese. L’opposizione: «Scelta clamorosamente sbagliata»

Il consigliere comunale Giovanni Tarquini spiega: «per il significato politico che viene attribuito a questo gesto e per la forte divisione che rappresenta ed incarna» relatrice Onu

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Reggio Emilia «Continuiamo a sostenere, con decisione e al contempo con i toni moderati e fermi che ci contraddistinguono, che la consegna a Francesca Albanese del Primo Tricolore sia una iniziativa clamorosamente sbagliata». A dirlo è Giovanni Tarquini, consigliere comunale della lista Civica per Reggio Emilia, dopo il Consiglio comunale infuocato andato in scena lunedì scorso, con riferimento al riconoscimento che sarà assegnato domenica prossima alla relatrice speciale dell'Onu per la Palestina. «Pensiamo questo - precisa Tarquini - non per la sua persona e la sua vita professionale, senz'altro di grande valore e spessore umano, ma per il significato politico che viene attribuito a questo gesto e per la forte divisione che rappresenta ed incarna Albanese, nel delicatissimo scenario delle vicende di Gaza e del popolo palestinese. Apprendiamo poi che l'evento viene realizzato con il sostegno del Gruppo Credem e su questo non possiamo altro che dirci perplessi», commenta ancora il civico.



Che conclude: «Il conforto ci viene dal richiamo dei valori di unità e di rispetto del pensiero e delle opinioni di tutti che quella bandiera Tricolore continua, nonostante tutto, a sprigionare per il bene, speriamo, anche di questa città». Rincara la dose Matteo Marchesini, esponente dell'associazione Reggio Civica, che afferma: «La sinistra reggiana ha fatto della confusione ideologica una bandiera: si premia una relatrice Onu apertamente schierata, si dà spazio a cortei dai contenuti ambigui, si trascurano i rischi di derive estremiste. E intanto si dimenticano i problemi reali dei cittadini». Marchesini però avvisa: «Non si governa una città, e tanto meno si affrontano drammi globali con slogan, peggio ancora se di parte, o con la negazione della realtà».