Cgil Reggio Emilia: «Se fermano la Flotilla scioperiamo. Ecco cosa succederà in caso di attacco
Cristian Sesena: «Pronti a un corteo che bloccherà circonvallazione e centro storico»
Reggio Emilia Se la missione umanitaria delle 46 barche della Global Sumud Flotilla sarà fermata, la Cgil di Reggio Emilia, guidata da Cristian Sesena, proclamerà uno sciopero generale immediato con tanto di corteo «che pacificamente bloccherà parte della circonvallazione del centro storico». Lo ha annunciato la Camera del lavoro. «Il concentramento – viene reso noto – è previsto per le 9 al polo scolastico di via Makallè (lato tribunale). La scelta non è certo casuale. Si vogliono coinvolgere studenti e insegnanti che hanno dimostrato grande sensibilità alla causa del popolo palestinese inondando, lo scorso 22 settembre, le piazze di tutto il Paese». «La Global Sumud Flotilla ha rifiutato la proposta di mediazione costruita dalla chiesa e deciso di non accogliere l’invito del Presidente Mattarella a virare su Cipro per garantire la consegna degli aiuti umanitari – ricorda il sindacato –. L’obbiettivo del gruppo di attivisti, politici, cittadini provenienti da tanti Paesi del mondo è infatti quello di provocare l’apertura di un vero corridoio umanitario, impedito da Israele in spregio al diritto internazionale. Le barche procederanno verso Gaza assumendosi un rischio enorme. In questo contesto difficile e in continua evoluzione, la Cgil ha assunto una posizione forte che non ha precedenti nella storia recente: qualora la Global Sumud Flotilla venisse attaccata, affondata o solo fermata dalle navi israeliane in Italia sarà sciopero generale».
Invitando cittadini, lavoratori e istituzioni a partecipare qualora fosse indetto, il Segretario generale Sesena evidenzia che lo sciopero «rappresenta un mezzo per manifestare solidarietà al popolo palestinese, per protestare contro una politica estera del nostro governo pavida, inadeguata e connivente ma anche per tutelare gli interessi di lavoratori, pensionati e cittadini. Meloni & Co. stanno preparando una legge finanziaria di guerra, fatta di tagli pesanti allo stato sociale, al welfare, alla sanità. Il tutto perché si è deciso di soggiacere supinamente al diktat di Trump di aumentare le spese per la difesa». «Chiedere il “cessate il fuoco” a Gaza come in Ucraina – prosegue il numero uno della Cgil reggiana – significa non solo lottare per un ideale ma anche respingere una economia costante di guerra, ove il prezzo della guerra la pagheranno, come al solito chi la guerra non l’ha dichiarata: lavoratori, pensionati e cittadini. Si sciopera per dire basta ad una strage vergognosa, per dire che noi non ci giriamo dall’altra parte, ma pure perché i danni sociali di queste folli scelte saranno pesantissimi». La comunicazione dell’eventuale sciopero generale verrà data con tutti i mezzi, a partire dai social network, al momento della sua indizione.l © RIPRODUZIONE RISERVATA