Gazzetta di Reggio

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Il caso

Centinaia di ragazzi di Sant’Ilario rimasti senza palestra costretti a “migrare” in altri Comuni per allenarsi

Daniela Aliu e Miriam Figliuolo
Centinaia di ragazzi di Sant’Ilario rimasti senza palestra costretti a “migrare” in altri Comuni per allenarsi

Il contenzioso sull’Imu tra Comune e si ripercuote anche sulle famiglie

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Sant’Ilario Centinaia di giovani atleti costretti a una vera e propria diaspora tra le varie palestre del territorio, da Campegine fino a Villa Sesso a Reggio, per potersi allenare. Il contenzioso sull’imposta Imu tra parrocchia e Comune è così diventato motivo di disagio per moltissime famiglie. La chiusura contestuale del teatro e della palestra parrocchiale ha di fatto “sfrattato” i fruitori di entrambi i servizi, non solo quelli della programmazione teatrale gestita dall’Altro Teatro, ma anche diverse centinaia di ragazzi e ragazze iscritti ai corsi di pallacanestro e pallavolo della società polisportiva locale Sant’Ilario bascketvolley. Solo poche settimane fa si era svolta in paese la 23esima edizione di Basketvolley in Piazza, a pochi passi dalla chiesa e dalla palestra, con tanti giovani festanti. La notizia della chiusura del teatro e della palestra, ora sta facendo molto discutere, in primis i genitori. Di qui anche l’appello (di cui riportiamo alcuni stralci a fianco) del sindaco Marcello Moretti che si è rivolge al parroco. Don Fernando Borciani aveva accusato: «Il Comune ci vessa». «Dal momento che la legge non vi impone di chiudere gli spazi al teatro e alle squadre sportive – interviene Moretti –, riaprire le porte a soggetti che fanno del bene alla comunità, almeno in attesa che troviamo spazi alternativi, sarebbe davvero un bel segnale di spirito collaborativo e una maniera conciliante di affrontare una situazione nella quale due realtà si chiariscono civilmente nell’ambito del diritto senza far pagare il costo del confronto ai cittadini». Ieri a tenere banco è stato anche il post di indignazione su Facebook del gruppo di tifoseria “Irriducibili”: «Vergogna. A chi non decide. A chi gioca con i sentimenti. A chi si nasconde dietro la burocrazia. A chi non ha a cuore i giovani. Ai maledetti giochi politici. Siamo stati in silenzio sperando che questa incredibile situazione si risolvesse, ma non è cosi perché le persone chiacchierano, ma non decidono. Assistiamo impotenti a scelte scriteriate e lontane dalla realtà, ma soprattutto dal mondo giovanile del paese in cui viviamo. Non c’è politica o altre beghe che vengano, facendo così si vogliono affossare alcune delle realtà più belle di Sant’Ilario che molti ci invidiano. Bravi. Chi ci rimette sono sempre le persone, ma non pensate di toglierci di mezzo. Noi ci saremo comunque e ovunque anche se giocheremo a 30 km dalla nostra casa e continueremo per la nostra strada senza paura a incitare e difendere i nostri colori. Irriducibili». Nella palestra parrocchiale ci si allenava e si giocavano partite di basket e pallavolo di diverse categorie. Ora le famiglie sono costrette a dividersi tra le palestre di Calerno, Campegine e Villa Sesso. Per questo i genitori, molti dei quali appartenenti al gruppo “Irriducibili”, si rivolgono a tutte le autorità, perché risolvano la situazione che rischia di diventare insostenibile per tanti di loro. «I ragazzi hanno bisogno della loro palestra per poter svolgere allenamenti e attività sportive – spiegano –. Dal primo di settembre la notizia della chiusura è arrivata come un “fulmine” alle famiglie. Alcuni di noi hanno due, tre figli che giocano basket o pallavolo in diverse categorie. Non sappiamo come gestire la situazione. Come genitori, come tifosi, chiediamo una risoluzione del problema affinché i nostri ragazzi possano riprendere a usufruire della palestra al più presto possibile. Non lo chiediamo noi, lo chiede il territorio. Perdiamo non solo il teatro e la palestra, ma perdiamo un luogo di aggregazione per i giovani che dopo allenamenti e partite si riunivano spesso a festeggiare e stare insieme». «Ci addolora che le partite in casa non ci saranno più – proseguono –. Continueremo per la nostra strada senza paura a incitare e difendere i nostri colori». Da registrare che proprio su questa situazione venerdì sera c’è stato un incontro fra parrocchia e Comune, che, però, a quanto pare ha portato a un nulla di fatto. Il contenzioso si protrae da anni con due sentenze nei vari gradi di giudizio previsti dall’ordinamento: il primo grado favorevole al Comune per l’annualità 2017, il secondo alla Parrocchia per le annualità 2013-2015. L’amministrazione comunale è decisa a rivolgersi alla Cassazione con l’obiettivo di fare chiarezza su una norma molto complessa. l © RIPRODUZIONE RISERVATA