Pinuccia Montanari tra gli attivisti sfiorati dal raid russo: «È stato spaventoso, ma a Kharkiv, vicino al fronte, ho avuto più paura»
L’ex assessora di Reggio Emilia nella delegazione italiana in Ucraina: «A metà strada tra Kiev e Leopoli il treno si è fermato per due ore: pensavamo fosse un guasto, poi abbiamo sentito le esplosioni»
Reggio Emilia «È stata una notte di attacchi terribili su tutta l’Ucraina. A metà strada tra Kiev e Leopoli il treno si è fermato per due ore: pensavamo fosse un guasto, poi abbiamo sentito le esplosioni. Si sentivano chiaramente i rumori: scoppi, boati, la contraerea. Noi abbiamo tenuto le tendine abbassate, ma sentivamo tutto». A raccontarlo è Pinuccia Montanari, ex assessora a Reggio Emilia, Genova e Roma e oggi coordinatrice del comitato scientifico dell’Ecoistituto di ReGe, tra i 110 attivisti italiani in viaggio con il Movimento Europeo di Azione Nonviolenta. Il convoglio su cui si trovavano nelle prime ore di ieri è stato sfiorato da un raid russo. «Abbiamo capito subito che si trattava di bombardamenti – spiega – e ci siamo preparati a evacuare. Un missile ha colpito una famiglia di quattro persone è caduto a Lapaivka, sobborgo di Leopoli, a circa sei chilometri dalla stazione dove eravamo noi». La delegazione italiana era diretta verso il confine polacco, al termine di una settimana in Ucraina per celebrare il “Giubileo della Speranza”.
«È stato spaventoso, ma in realtà ho avuto più paura a Kharkiv. Lì ogni notte vengono lanciati decine di droni, quaranta in alcune ore. Gli abitanti seguono su Telegram la direzione dei velivoli: se puntano verso il centro, devono correre nei bunker. È un terrore psicologico continuo». Sul treno c’era anche il viadanese Paolo Bergamaschi, già consigliere per gli Affari Esteri del Parlamento europeo. «Ho sentito i botti che facevano tremare i finestrini. Ho alzato la tendina e ho visto in fondo i bagliori rossi delle esplosioni e il fumo che saliva. Poi la contraerea ha iniziato a colpire i droni: erano a poche centinaia di metri da noi. È durato più di un’ora». La delegazione ha trascorso una settimana in Ucraina, portandosi fino a ridosso delle zone di combattimento. «A Kharkiv gli attacchi sono continui, ma la popolazione non si ferma - prosegue Bergamaschi - Le sirene suonano giorno e notte, ma la gente continua a lavorare, a uscire, a vivere. A Kiev abbiamo partecipato alla prima riapertura della sala della Filarmonica dal 2022: ci hanno accolto con un concerto, come segno di riconoscenza». Entrambi i partecipanti sottolineano il significato della missione. «Siamo andati per condividere la sofferenza del popolo ucraino e per sostenere l’idea dei Corpi Civili di Pace Europei – dice Montanari –. Bisogna sostituire le armi con il dialogo. La guerra è il male assoluto: distrugge tutto, persone, città, cultura». Bergamaschi aggiunge: «L’obiettivo russo è rendere invivibile la vita degli ucraini. Ma nonostante tutto, loro resistono. È questo che colpisce più di ogni altra cosa». La delegazione era partita per portare solidarietà alle popolazioni colpite dalla guerra. Il raid russo che ha sfiorato il treno su cui viaggiavano gli attivisti ha reso ancora più concreta e profonda la loro esperienza di condivisione. l © RIPRODUZIONE RISERVATA