Maurizio Cheli: «Lo spazio ti insegna a relativizzare i problemi: da là ti rendi conto che sono minuscoli»
Reggio Emilia: l’astronauta all’incontro con 400 bambini al Centro Loris Malaguzzi: Era il 1996 quando a bordo dello Space Shuttle Columbia partecipò alla missione STS-75 diretta nello Spazio, con il ruolo di Mission Specialist
Reggio Emilia «Da grande voglio fare l’astronauta». Quante volte l’abbiamo sentito? Quanti bambini, nelle loro camerette costruite a misura di sogno, si immaginano galleggiare nell’immensità dello spazio, eroi di una missione surreale e affascinante lontana dal nostro pianeta? La risposta la sappiamo: tantissimi. Tra loro, nei lontani anni Sessanta, in un piccolo paese della provincia di Modena Zocca, c’era anche Maurizio Cheli, che quell’immenso sogno, alla fine, è riuscito a realizzarlo.
Era il 1996 quando a bordo dello Space Shuttle Columbia partecipò alla missione STS-75 diretta nello Spazio, con il ruolo di Mission Specialist. Il primo italiano a entrare in orbita, coronando il sogno di milioni di bambini – e non solo – era ospite ieri al Centro Internazionale Loris Malaguzzi, davanti a una platea di 400 piccoli sognatori, che con le voci sottili e le bocche aperte, per una mattina, si sono sentiti protagonisti di una missione al di là del pianeta terra. Un’occasione speciale, dedicata ai bambini delle scuole primarie reggiane, per ascoltare il protagonista delle missioni spaziali, per chiudere gli occhi e immaginarsi lontani, galleggiando sulle parole di una favola che Maurizio Cheli ha trasformato in realtà. Tra le immagini della terra vista dallo spazio, delle stelle e dei pianeti, di un mondo luminoso e colorato come non lo abbiamo mai visto, tra stupore e ammirazione, storie, aneddoti e insegnamenti, la mattinata ha trasmesso ai bambini tutta la bellezza e la cura per un pianeta, il nostro, le cui bellezze, troppo spesso, vengono date per scontate. «Sono stato nello spazio, sì – ha detto col sorriso Maurizio Cheli – un’emozione che ti cambia per sempre e che ti insegna a relativizzare i problemi che affrontiamo ogni giorno, perché in fondo, ti rendi conto, sono minuscoli, proprio come lo siamo noi».
Dopo essere stati lassù, aver convissuto per sedici giorni con l’immensità dell’universo, quelle sensazioni non sono semplici da trovare dopo l’atterraggio. Eppure, di fronte all’entusiasmo dei bambini, alle loro domande semplici, ma mai banali, al luccichio dei loro occhi, Maurizio, il primo astronauta italiano a ricoprire il ruolo di Mission Specialist, sembra emozionarsi, commuoversi. «Sono stato bambino anche io – ha continuato – conosco quest’età, in cui tutto è più grande di te, ma in cui ti senti un gigante, in cui i tuoi obiettivi, le tue passioni, i tuoi sogni prendono forma e delineano, senza che tu lo sappia, il percorso che ti aspetterà quando crescerai. Mi emoziona vedere la loro sincerità, la purezza delle loro domande». E le domande dei bambini, come sempre, sono state all’altezza: “Ma tu quanti anni hai?” hanno chiesto, prima di interrogare Maurizio sulle sue sensazioni, le sue paure, i suoi timori e i suoi sogni, prima sulla terra e poi là, lontano nello Spazio. «Credo sia importante offrire ai bambini degli esempi positivi. Arrivo da Zocca, un piccolo paese in provincia di Modena. Mi sono dato da fare, ho studiato tanto per realizzare i miei sogni. Al di là dei voli in orbita e delle storie straordinarie, è questo quello che ci tengo a trasmettere: datevi da fare, non smettete mai di credere nei vostri sogni». l © RIPRODUZIONE RISERVATA