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L’intervista

Caso Garlasco, l’avvocato Liborio Cataliotti: «Andrea Sempio è innocente. Cosa mi preoccupa? L’opinione pubblica»

Serena Arbizzi
Caso Garlasco, l’avvocato Liborio Cataliotti: «Andrea Sempio è innocente. Cosa mi preoccupa? L’opinione pubblica»

Un altro caso importante per il legale reggiano: «L’ho incontrato con i miei collaboratori e gli abbiamo fatto un vero e proprio interrogatorio per vedere se sarebbe stata una partita giocabile: lo abbiamo trovato tutti molto convincente»

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Reggio Emilia «Non ho mai avuto dubbi sull’innocenza di Andrea Sempio, da ben prima di ricevere l’incarico». Parla così l’avvocato Liborio Cataliotti, che inanella un altro processo importante nel palmarès che vede tra i suoi clienti Wanna Marchi e la figlia Stefania Nobile, Davide Lacerenza, ma anche Danish Hasnain, zio di Saman Abbas. Il legale è stato nominato difensore di Andrea Sempio, indagato dalla Procura di Pavia per l’omicidio di Chiara Poggi, dopo la revoca del mandato a Massimo Lovati.
 

Cataliotti, com’è entrato in contatto con il “caso Garlasco”?
«Il primo contatto è stato con l’avvocato Angela Taccia (che assiste a sua volta Sempio, ndr). Sottolineo la correttezza sia della collega sia del cliente Sempio: il contatto è avvenuto dopo la revoca del mandato dell’avvocato Lovati. Ho incontrato prima l’avvocato Taccia, che mi ha chiesto la disponibilità nell’ipotesi il cliente mi avesse nominato: ci siamo confrontati sulla strategia ed entrambi abbiamo riscontrato la nostra complementarietà: l’avvocato Taccia conosce gli atti a memoria, io salgo sul treno in corsa, ma con la mia esperienza. Poi ho incontrato Andrea Sempio con tre dei miei collaboratori più giovani, già avvocati, con i quali mi confronto quotidianamente, e gli abbiamo fatto un vero e proprio interrogatorio per vedere se sarebbe stata una partita giocabile: lo abbiamo trovato tutti molto convincente».

Tra i motivi che l’hanno spinta ad accettare c’è anche la convinzione che Sempio sia innocente?

«Ho sempre ritenuto che Sempio sia innocente ben prima di questo incarico. Non c’è persona con cui mi sia confrontato sul caso con la quale non abbia espresso questa convinzione. Quando si è parlato del possibile incarico, poi, lo abbiamo subissato di domande. Mi sono trovato di fronte al cliente ideale perché molto convincente, dal mio punto di vista, nel dare le risposte. Ciò è tanto vero che l’indagine a suo carico era stata archiviata. La mia convinzione che fosse innocente si è rafforzata incontrandolo».

Qualcosa la affascina di più di questo caso rispetto agli altri?

«C’è qualcosa che mi preoccupa: l’opinione pubblica, che ha tutti i diritti di formarsi una convinzione, per definizione. Quello che mi spaventa è che, nel caso questo processo sfoci in un giudizio dibattimentale, la corte - che sarebbe una corte d’Assise - non si può non ritenere che possa farsi portatrice del comune sentire. Non sempre il cittadino, lo dico con il massimo rispetto, ha gli strumenti per decidere. Temo il pregiudizio che si formi in un momento in cui l’indagine invece è in corso e non è ancora tempo di dare giudizi».

Quale sarà la prima mossa della strategia difensiva?

«Ci sarà l’incidente probatorio, quindi la prima mossa è una full immersion con l’avvocato Taccia e il consulente, già lunedì mattina (domani per chi legge, ndr). Si tratta dell’unico atto che veda partecipe la difesa».

Anche suo padre, Carmelo Cataliotti, era un principe del Foro. Qual è stato il pensiero che ha rivolto a suo padre, ricevendo l’incarico nel caso Garlasco? «Ieri sono stato al cimitero, da lui. Lo faccio tutti i sabati, ma ieri ancora prima del solito».