Finisce in parlamento il murale di Simone Ferrarini minacciato dalle ruspe dei coloni in Cisgiordania
La parlamentare reggiana Stefania Ascari, reduce dal viaggio ha presentato una interrogazione indirizzata ai ministri Tajani e Crosetto
Reggio Emilia La vicenda dell’annunciata demolizione, in Cisgiordania, della Guest House che ospita il volontariato internazionale – e con essa il murale di 40 metri opera dell’artista reggiano Simone Ferrarini – finisce in parlamento. La parlamentare correggese del Movimento 5 Stelle Stefania Ascari ha infatti presentato una interrogazione indirizzata al ministro degli Esteri, Antonio Tajani e a quello della Difesa, Guido Crosetto. Una interrogazione – quella presentata dalla parlamentare del Movimento 5 Stelle – che parte dalle sorti, invero incerte, del murales dell’artista reggiano, e arriva a chiedere al governo cosa intenda fare, concretamente per le popolazioni che vivono nei territori occupati com’è quello del villaggio di Tuwani in Cisgiordania.
La situazione
«La settimana scorsa – racconta la parlamentare reggiana – sono stata in missione in Cisgiordania, nei territori palestinesi occupati, ma per motivi di sicurezza ho preferito non condividere in tempo reale i miei spostamenti. Insieme a me c’erano i colleghi del Movimento 5 Stelle Dario Carotenuto e Claudio Cominardi. Purtroppo, Valentina Barzotti e Davide Tripiedi non sono riusciti a entrare perché le autorità israeliane li hanno bloccati ai controlli e revocato il visto. Noi che siamo riusciti ad accedere, guidati da Luisa Morgantini presidente di Assopace Palestina, abbiam visitato Jenin, Ramallah, Gerico, Gerusalemme Est, Betlemme, Masafer Yatta e Hebron. In particolare – sottolinea Ascari – nel villaggio di At-Tuwani siamo stati ospiti della Guest House, dove alloggiano attivisti e giornalisti internazionali. Su questa struttura pende un ordine di demolizione da parte delle autorità di occupazione israeliane. Per questo motivo ho presentato un’interrogazione al ministro Tajani, per chiedere di prevenire la demolizione, tutelare l’incolumità dei cittadini italiani e salvaguardare l’opera artistica “Albero di Ulivo”.
Poi la deputata aggiunge: «Ho visto con i miei occhi cosa significa vivere sotto occupazione: posti di blocco ovunque, controlli continui, interrogatori, strade bloccate, la paura di non riuscire ad arrivare a destinazione: tutte situazioni e stati d’animo che possiamo riassumere in un unico concetto, quello della privazione di diritti fondamentali». Ecco perché «dopo aver visto direttamente la realtà nei territori palestinesi occupati – conclude Ascari – sono ancora più convinta che non potrà mai esserci una vera pace senza la fine dell’occupazione e senza il diritto del popolo palestinese a vivere in uno Stato libero e indipendente».
L’interrogazione
Nella sua interrogazione la parlamentare chiede «se i ministri interessati siano a conoscenza della situazione in corso a Masafer Yatta e dell’ imminente demolizione della Guest-House di At-Tuwani;». Poi la parlamentare chiede anche a Tajani e Crosetto «quali iniziative urgenti intendano assumere, anche in sede diplomatica e multilaterale, per prevenire la demolizione della struttura, tutelare l’incolumità dei cittadini italiani e salvaguardare l’ opera artistica “Albero di Ulivo”». Rivolgendosi poi al titolare della Farnesina, Ascari chiede anche se abbia già interlocuzioni con le autorità israeliane e palestinesi in merito al rispetto dei diritti umani e alla protezione dei progetti internazionali italiani nell’area» Poi, da ultimo, l’invito a entrambi i membri del governo affinché si facciano promori, all’Unione europea e alle Nazioni Unite di «un’ azione coordinata volta a richiamare Israele al rispetto del diritto internazionale umanitario, alla tutela dei civili e alla cessazione delle demolizioni punitive nei territori palestinesi occupati».
Della vicenda, la Gazzetta aveva già dato conto nelle scorse settimane: che ospita nel 2023, la facciata della Guest-House è stata decorata con l’opera murale “Albero di Ulivo”, realizzata nell’ambito di un progetto artistico italiano coordinato dal collettivo SaveMasaferYatta e dal Collettivo FX; l’opera è divenuta un simbolo internazionale di solidarietà e connessione tra il popolo palestinese e la società civile italiana. Arte a parte, l’importanza della Guest House nel villaggio di At-Tuwani si spiega con il fatto che quella casa ospita i volontari di altri paesi che si recano nei territori occupati per aiutare le popolazioni palestinesi che vivono nei villaggi e che ogni giorno devono fare i conti con la protervia dei coloni.
E spesso, il ruolo dei tanti volontari si riduce a quello di una vera e propria scorta, in cui però le guardie del corpo di queste popolazioni non hanno bisogno di circolare armati se non dei loro passaporti. Con i passaporti di altri paesi occidentali, i volontari diventano praticamente “intoccabili” e con loro anche le persone che cercano di sopravvivere in questi villaggi. Ecco perché nei mesi scorsi i coloni hanno chiesto e ottenuto il pronunciamento di un giudice che nelle scorse settimane ha dato il via libera alle ruspe. Invero, all’abbattimento si oppongono anche i proprietari del murales: grazie alla legge sui diritti d’autore, infatti il murales è stato venduto “a pezzi” a 75 associazioni : nell’elenco dei proprietari figurano Arci, Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato Onlus, Fondazione Alexander Langer, oltre a diversi e privati cittadini.l
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