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Bollette alle stelle: le imprese reggiane pagano l’energia il 22% in più rispetto all’Europa

Bollette alle stelle: le imprese reggiane pagano l’energia il 22% in più rispetto all’Europa

L’analisi dell’ufficio studi di Lapam Confartigianato. Gilberto Luppi: «Pur in un contesto di calo dei consumi e di graduale rientro dei prezzi all’ingrosso, il peso del caro energia resta elevato. La transizione green e digitale rappresenta una sfida ma anche una potenziale leva di innovazione. Per questo motivo abbiamo bisogno di politiche economiche che ci supportino»

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Reggio Emilia Il costo dell’energia continua a rappresentare una zavorra per la competitività delle imprese di Modena e Reggio Emilia. Secondo una stima dell’ufficio studi Lapam Confartigianato, nel 2024 le micro e piccole imprese hanno dovuto sostenere una spesa per l’elettricità pari a 195 milioni di euro in provincia di Modena e 122 milioni di euro nel territorio reggiano. Rispetto ai prezzi medi europei, le piccole imprese in Italia pagano l’energia elettrica il 22,5% in più, e ciò si traduce in un extra costo di 36 milioni di euro all’anno per le micro e piccole imprese modenesi e di 22 milioni di euro all’anno per quelle reggiane, che va a intaccarne la competitività rispetto ai competitor europei. A incidere sul prezzo energetico è il prelievo fiscale e parafiscale, che in Italia grava di più sulle classi di consumo più ridotte, quelle appunto delle micro e piccole imprese, con una iniqua distribuzione degli oneri di sistema. Con consumi fino a 2mila megawattora, infatti, la tassazione (accise e oneri per chilowattora) è superiore del 117% rispetto alla media europea.  All’opposto, per consumi oltre i 70mila MWh è inferiore del 20,5% la media UE, generando un vantaggio fiscale per i grandi consumatori, mentre in proporzione arrivano a pagare di più proprio quelle realtà che consumano meno.

I consumi

Sul fronte dei consumi, Modena e Reggio si confermano territori energivori data la loro vocazione manifatturiera. Nel 2023, ultimo dato disponibile, la provincia modenese ha utilizzato 4,6 terawattora di elettricità, pari al 17,5% del totale regionale, con il 53,1% dell’energia assorbita dall’industria, un dato superiore alla media regionale (47,6%) e nazionale (44,2%), mentre un ulteriore 27,8% è destinato ai servizi. Analogamente, la provincia di Reggio ha registrato un consumo annuo di 3,2 TWh, con una quota destinata all’industria del 55,9% e quella ai servizi del 22,9%. Entrambe le province hanno visto un calo dei consumi rispetto all’anno precedente (-3,6% a Modena e -4,3% a Reggio Emilia). Un minor consumo di energia è trainato anche dagli investimenti in prodotti e tecnologie a maggior risparmio energetico e/o minor impatto ambientale.

Gli investimenti
In provincia di Modena e di Reggio sono rispettivamente il 28,8% e il 27,7% le imprese che fanno questo tipo di investimenti green nell’ultimo anno, con un trend in crescita rispetto al 2023 che va in controtendenza rispetto al contesto nazionale, che vede un décalage della propensione ad investire causato dalla stretta monetaria e dalla scarsa efficacia del piano “Transizione 5.0”. Al trend di progressivo efficientamento energetico si affianca un nuovo aspetto da tenere in considerazione: quello dei data center. Il crescente utilizzo dei sistemi di intelligenza artificiale che sta accelerando la trasformazione digitale della nostra economia infatti, determina una crescita notevole dei consumi energetici del settore della produzione di software e servizi informatici, che sebbene in Emilia-Romagna nel 2023 si limiti a utilizzare 53,5 GWh, cresce velocemente (è già una volta e mezzo i consumi osservati nel 2019).

La domanda e i prezzi
In prospettiva futura si sta velocemente affermando una nuova domanda strutturale di energia trainata da data center e applicazioni digitali. Il confronto tra i prezzi all’ingrosso e i prezzi al consumo dell’energia mostra una elevata vischiosità del mercato. Se nel 2022 infatti i prezzi dell’energia sono rapidamente cresciuti in Italia a seguito della crisi energetica innescata dall’invasione dell’Ucraina, a luglio 2025 i prezzi all’ingrosso dell'elettricità risultano del 9,8% inferiori alla media del 2021 pre crisi. Tuttavia i prezzi al consumo nei primi 7 mesi del 2025 rimangono ancora superiori del 53,9% a Modena e del 54,6% a Reggio Emilia rispetto alla media dell’anno 2021, con una crescita più accentuata rispetto al +49,8% medio nazionale, e ben tre volte l’inflazione cumulata che, nel periodo in esame, è pari al 16,4% a Modena e 14,3% a Reggio Emilia. «Il quadro complessivo – commenta Gilberto Luppi, presidente Lapam Confartigianato – conferma quindi che, pur in un contesto di calo dei consumi e di graduale rientro dei prezzi all’ingrosso, il peso del caro energia resta elevato per le imprese delle aree di Modena e Reggio Emilia, chiamate a competere in un contesto ancora più selettivo, dove la transizione green e digitale rappresenta una sfida ma anche una potenziale leva di innovazione. Per questo motivo abbiamo bisogno di politiche economiche che ci supportino e ci aiutino a ottenere margini per poter investire per mantenerci competitivi in un mercato sempre più globalizzato». © RIPRODUZIONE RISERVATA