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Giubbotto antiproiettile e maschera antigas per entrare a scuola, ma il video è fatto con l’AI e spopola su Tik Tok

Ginevramaria Bianchi
Giubbotto antiproiettile e maschera antigas per entrare a scuola, ma il video è fatto con l’AI e spopola su Tik Tok

Un profilo che si occupa di video comici che sembrano veri servizi di cronaca, usa come volto quello del pugile ed ex youtuber Jake Paul. Nel mirino anche le scuole reggiane, come l’Istituto Filippo Re e il Gobetti di Scandiano

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Reggio Emilia Un volto che non esiste racconta una storia che qualcuno ha vissuto. È il segno dei tempi: l’immagine precede la realtà, e la verosimiglianza basta a far credere. Succede tutti i giorni, a migliaia di utenti. Succede a Reggio Emilia come a Modena, su un profilo da oltre 20 mila interazioni. Un profilo che si occupa di video comici che sembrano veri servizi di cronaca. In uno di quelli più virali, per fare un esempio, un ragazzo biondo (viene usato il volto del pugile Jake Paul, ndr) col giubbotto antiproiettile parla davanti a un istituto superiore. Dice che entrerà «per filmare tutto», che userà «la maschera antigas per stare al sicuro dallo spray al peperoncino». Poi contestualizza: si trova davanti a una scuola.

La pagina in questione si chiama Crazysora. Su TikTok pubblica brevi video ambientati davanti alle scuole di Reggio e provincia, ma anche del Modenese. A Reggio, ad esempio, davanti all’Istituto Filippo Re e al Gobetti di Scandiano. Scene costruite con software di generazione video, che riproducono clip in cui vengono simulati episodi di cronaca scolastica. Il risultato è una parodia che imita la realtà, fino a confonderla. Il fenomeno è recente, ma il seguito cresce. I filmati ottengono migliaia di visualizzazioni e decine di commenti. Chi guarda si diverte, condivide, chiede "fai la nostra scuola?".

Nei video, il protagonista recensisce gli istituti come fossero locali o ristoranti e consiglia di mettersi con la mascherina. Tutto girato - o meglio, ricreato - con l’estetica di un reportage. I bersagli, quasi sempre, sono gli istituti tecnici e professionali. Le scuole più facili da stereotipare, perché spesso associate a episodi di cronaca. Il linguaggio è rapido, diretto, calibrato per TikTok. Ma il messaggio arriva oltre lo schermo. Chi conosce le scuole riconosce i luoghi, chi non le conosce può credere che tutto sia reale. Ed è qui che nasce il problema. Perché un genitore o un cittadino non pratico con l’intelligenza artificiale può scambiare la finzione per cronaca. «E se lo vedesse qualche genitore che ha il figlio in quella scuola?», ci siamo chiesti. Dietro a questi esperimenti non c’è un intento criminale, certo, bensì quello di strappare un sorriso. Ma la velocità con cui queste clip circolano supera quella della verifica. Interagiamo: mettiamo like, condividiamo. Poi ci accorgiamo che non sappiamo più se la cronaca è vera o solo ben scritta da un algoritmo. E allora, forse, non c’è più tanto da ridere. l© RIPRODUZIONE RISERVATA