Neofascisti appendono uno striscione al polo in risposta alla canzone della band del Nobili “Terra dei popoli”
Un’azione compiuta da Blocco Studentesco, gruppo giovanile legato a Casapound. I docenti dell’istituto agli studenti: «Se li doveste incontrare, abbracciateli»
Reggio Emilia Uno striscione con la scritta “Europa: terra dei popoli europei” è apparso la scorsa notte al polo scolastico di via Makallè. Un messaggio che Blocco Studentesco, gruppo giovanile di ispirazione neofascista legato a Casapound, ha indirizzato agli studenti della This IIS Nobili band in risposta alla loro ultima canzone “Terra dei popoli”, il cui videoclip girato in Sala del Tricolore ha spopolato sui social, dove sono però spuntati anche i primi commenti razzisti. Hanno aggiunto “europei”, i militanti dell’ultradestra, al titolo originale della canzone del gruppo dell’istituto reggiano e il cuore della questione è facilmente intuibile: alcuni degli studenti che hanno prestato voce e abilità musicali alle parole del brano hanno tratti somatici lontani dall’immagine dell’italianità che loro rivendicano. Per questo motivo, non sarebbero degni di rappresentare il sogno europeista, per questo motivo l’Europa non sarebbe la loro terra, la terra dei popoli raccontati dal loro colore della pelle e dai loro cognomi.
«Il gesto è in risposta alla canzone “Terra dei popoli” che porta avanti la solita manfrina di chi vuole un’Europa alla mercè dell’immigrazione e della sostituzione etnica» si legge in un post pubblicato sulla pagina Facebook “Reggio Emilia Tricolore”, vicina agli ambienti dell’estrema destra, a conferma di questa ricostruzione. Ma basta avvicinarsi alle storie di questi ragazzi per scoprire, ad esempio, che Jerry e Yasmine, rispettivamente figli di genitori nigeriani e marocchini, sono nati entrambi nella nostra provincia e sono cittadini italiani, dunque cittadini europei esattamente come i loro compagni in musica Alessandro, Gabriele, Andrea, Sara, Cecilia, Diego e Valeria. Ieri, al Nobili, c’era sconcerto e anche un po’ di tristezza fra gli studenti e i loro professori per quello striscione apparso nella notte, e al mattino subito rimosso, affisso accanto a manifesti che riportano lo slogan “Noi vogliamo tutto: Europa, gioventù, rivoluzione!” di Blocco Studentesco.
«Ci sono rimasta piuttosto male – ammette la 18enne Jasmine, autrice del testo di “Terra dei popoli” che lo scorso 8 ottobre la band ha portato sul palco dell’Ogr di Torino, invitata dalla Fondazione Luigi Einaudi –. Stiamo discutendo di un pezzo di terra su ci stiamo benissimo tutti quanti ed è assurdo dire che l’Europa è per gli europei perché lo siamo tutti: siamo persone. E il mio colore della pelle non mi rende meno persona di una ragazza bionda, con la pelle bianca e nata da genitori europei».
«Crediamo in un’Europa per tutti, in cui siamo tutti fratelli – le fa eco Jerry –. Mi rattrista vedere cosa ha scatenato il nostro video. Nel 2025 le discriminazioni sono fuori tempo massimo». Secondo Valeria, chi ha compiuto questo gesto evidentemente ha orizzonti ristretti. «Per annullare i pregiudizi – dice – bisogna viaggiare ed essere aperti all’incontro con altre culture». A Gabriele, altro componente della band, «dispiace perché se avessero ascoltato la canzone avrebbero capito che non si schiera politicamente ma vuole lanciare un messaggio che è quello del sogno di un’Europa più unita che guarda ai problemi e non li ignora. E che riesce ad accogliere in modo costruttivo». «Ma anche – aggiunge Alessandro – dare un segnale di speranza per un’Europa che sta andando nel verso sbagliato soprattutto per noi giovani».
I docenti Marco Ambrosi, Francesco Amato e Veronica Vezzosi, coordinatori del progetto della band, ai loro studenti hanno detto di non fomentare i loro detrattori «ma, in caso li incontrassero, di abbracciarli. E poi guardarli negli occhi e dire le parole di Ungaretti “fratelli, parola tremante nella notte”. E raccontargli che l’umanità ha iniziato a muoversi milioni di anni fa dalla Rift Valley in Africa e da allora, per fortuna, non si è mai fermata, nonostante la creazione di frontiere e confini. Seduti con loro, dovranno dire che non sono per la Pace, ma contro la guerra, come diceva Gino Strada, perché ne vogliono l’abolizione, così come è successo con la schiavitù. E poi, a bassa voce, dovranno sussurrare le parole di Luigi Einaudi e parlare di un’utopia per superare la sovranità degli Stati e avere una pace duratura, un’utopia chiamata Europa unita, cioè la Terra dei popoli della This IIS Nobili band».
