Saman, lo zio Danish ricorre in Cassazione contro la condanna a 22 anni
Il suo legale, l’avvocato Liborio Cataliotti, punta allo sconto del rito abbreviato che gli verrebbe riconosciuto se cade l’aggravante della premeditazione
Novellara Caso Saman Abbas: con la formula di rito «per la manifesta illogicità e contraddittorietà della motivazione della sentenza», sono stati depositati – in anticipo rispetto alla scadenza dei termini, che è il 30 ottobre – i ricorsi per Cassazione avverso il verdetto di secondo grado per i genitori Shabbar Abbas, 49 anni, e Nazia Shaheen, 52, e per lo zio Danish Hasnain, 37 anni. Per la 18enne uccisa a Novellara nella notte tra il 30 aprile e l’1 maggio 2021 e ritrovata oltre un anno dopo in una fossa grazie alla collaborazione dello zio, il 19 dicembre 2023 la Corte d’Assise di Reggio Emilia ha condannato all’ergastolo i genitori, a 14 anni lo zio e ha assolto i due cugini. Il 18 aprile scorso la Corte d’Appello di Bologna ha inflitto quattro ergastoli per omicidio e per soppressione di cadavere (genitori e cugini) e ha rideterminato la pena per lo zio a 22 anni, riconoscendo a tutti le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi.
Secondo i giudici di Bologna tutta la famiglia è stata coinvolta nell’assassinio della ragazza, che voleva la libertà. È ovvio che nei ricorsi i difensori puntano a far cadere le aggravanti, il che consentirebbe – perlomeno a Danish – di accedere al rito abbreviato e quindi ad un consistente sconto di pena. L’avvocato difensore di Danish, Liborio Cataliotti, in 174 pagine di disamina in punta di diritto insiste sulla cosiddetta «premeditazione condizionata»; secondo il legale l’ipotesi è una «contraddizione in termini», «una congettura» basata «sul narrato del teste Alì Haider (il fratello della vittima), ritenuto, per la prima volta nel processo, credibile». «Abbiamo sollevato eccezione di incostituzionalità sulla norma che nega l’abbreviato in questo caso, chiesto di escludere l’aggravante dei motivi abietti e la premeditazione “condizionata” – spiega l’avvocato Cataliotti – E abbiamo contestato l’intero impianto per motivo sulla ricostruzione dell’omicidio quanto al ruolo di Danish come esecutore». La richiesta è di annullamento «con o senza rinvio». Medesima richiesta proviene dall’avvocato difensore di Shabbar, Sheila Foti, che sostiene «l’inutilizzabilità» delle dichiarazioni di Alì Haider, escluso dai giudici di Reggio Emilia «con una coraggiosa operazione di igiene probatoria». La legale basa il suo ricorso su una serie di elementi: la perizia negata sullo zainetto con il quale il padre rientra (lo zaino di Saman, mai trovato e non visibile in modo chiaro dalle telecamere); le intercettazioni mal tradotte o travisate; il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche e, in generale, l’assenza di colpevolezza «oltre ogni ragionevole dubbio». Per Nazia l’avvocato difensore Simone Servillo sostiene che, come ha detto il figlio, «la volontà della donna era del tutto irrilevante, non veniva mai coinvolta nelle decisioni importanti»; quella notte «implorò Saman di non uscire», mentre «il comportamento processuale» della madre è stato inappuntabile. «La sentenza appare viziata e dev’essere annullata con rinvio». Manca il ricorso per i cugini Nomanulhaq Nomanulhaq e Ikram Ijaz, i più interessati al terzo grado, visto che hanno visto capovolgere completamente la loro posizione. È senz’altro una questione di giorni l’impugnazione dell’avvocato Luigi Scarcella. l © RIPRODUZIONE RISERVATA
