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L’intervista

Consumo del suolo, l’assessore Pasini sulla classifica di Ispra: «Ma la realtà di Reggio Emilia è un’altra»

Massimo Sesena
Consumo del suolo, l’assessore Pasini sulla classifica di Ispra: «Ma la realtà di Reggio Emilia è un’altra»

L’amministratore contesta il metodo dell’indagine: «Contano anche i cantieri per la riqualificazione della Reggia di Rivalta e quelli dell’Arena Campovolo»

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Reggio Emilia «Non passo le mie giornate su una ruspa e Reggio non è un unico grande cantiere. Questa rappresentazione della città che esce dal Rapporto Ispra 2024 non mi trova d’accordo». Parole e musica di Carlo Pasini, assessore all’urbanistica e collega di giunta dell’assessore alla tutela ambientale Roberto Neulichedl che proprio da queste colonne, commentando i dati dell’ultimo rapporto Ispra, aveva sottolineato l’importanza di un cambio di mentalità, proprio per invertire la rotta del consumo di suolo.  «Non è mia intenzione – spiega Pasini – discutere l’autorevolezza di un istituto come l’Ispra, semmai penso sia giusto discutere del metodo utilizzato per queste rilevazioni».

Cosa non le torna?
«Il consumo di suolo è tema oggettivo. Talmente oggettivo che la nostra giunta ha fatto capire fin da subito quale sarà nei prossimi anni la nostra posizione in merito a questo tema: siamo per limitare il consumo di suolo dando il via libera soltanto agli interventi che vadano nella direzione di uno sviluppo sostenibile, generando anche occupazione. Fin qui i principi, a cui abbiamo dato seguito quando abbiamo analizzato le manifestazioni di interesse in ambito urbanistico. Avevamo a disposizione 25 ettari di suolo, ma abbiamo autorizzato interventi soltanto per 9 ettari».

Ma se il risultato del rapporto Ispra 2024 sono quelli che leggiamo, gli effetti di questo cambio di paradigma dove sarebbero?
«Appena i dati sono stati pubblicati, mi sono messo ad esaminarli e ho trovato qualcosa che non condivido sul piano metodologico di questa ricerca».
Cos’è che non la convince?
«Il fatto che questa ricognizione, fatta con i satelliti, avrebbe avuto risultati diversi se fosse stata più puntuale».
A cosa si riferisce?
«Al fatto che a formare la quantità di ettari di terreno teoricamente consumati che dipingono Reggio Emilia per quello che non è, ovvero una città tutta ruspe e cantieri, ci siano anche i cantieri per la riqualificazione della Reggia di Rivalta e quelli dell’Arena Campovolo. È evidente che in questi casi non possiamo parlare di consumo di suolo ma semmai di una riqualificazione pienamente riuscita, proprio secondo quelli che sono gli indirizzi del nostro mandato su questo versante».
Altre variabili che hanno sporcato la pagella di Reggio?
«Una parte rilevante del consumo di suolo, inutile negarlo, riguarda i cantieri della tangenziale nord, ma si tratta di un’opera attesa da oltre vent’anni. E poi, se mi è consentito, occorre che si faccia chiarezza su quello che è tutto il tema del fotovoltaico».
In effetti anche quello è considerato dal report come consumo di suolo.
«Sul fotovoltaico noi ci poniamo nel rispetto delle norme che peraltro sono stringenti, soprattutto per quello che riguarda il cosiddetto agrivoltaico avanzato, ovvero gli impianti che tutelino le colture che si trovano a terra. Negli ultimi due anni, relativamente a impianti di grandi dimensioni, il nostro Comune ha concesso una sola autorizzazione». © RIPRODUZIONE RISERVATA