Gazzetta di Reggio

Reggio

La storia

Un vino che sa di casa: il Lambrusco ritrovato di Paolo Musi

Jacopo Della Porta
Un vino che sa di casa: il Lambrusco ritrovato di Paolo Musi

Imprenditore nel settore della consulenza, è tornato nel podere natale Donismonda, a San Martino di Guastalla, per produrre un ancestrale

3 MINUTI DI LETTURA





Guastalla. I ricordi della sua infanzia rimandano al nonno Primo, alla pigiatura, ai travasi e alla pulizia delle grandi botti di rovere. Paolo Musi, imprenditore attivo nel settore della consulenza, è cresciuto con la passione per la vite, che ha respirato nel podere Donismonda, a San Martino di Guastalla.

Il suo percorso di studi e professionale lo aveva allontanato dal mondo agricolo e vinicolo. «I miei genitori volevano che facessi altro. Li ho aiutati fino ai vent’anni, poi le nostre strade si sono divise, anche se ho continuato a vivere qui fino al matrimonio, nel 1997», racconta in una calda giornata di ottobre, nell’aia del podere, davanti alla casa colonica dove è nato nel 1965.

Ma l’immagine del nonno e del suo Lambrusco non è mai svanita del tutto.

«Quando nel 2019 i miei genitori sono venuti a mancare, sono tornato a occuparmi di questa casa e di ciò che rappresenta per la mia famiglia». Negli ultimi mesi della loro vita, Musi espresse il desiderio di impiantare nuovamente la vigna. «Mia madre era contraria, pensava fosse un’idea difficile da realizzare. Mio padre invece, negli ultimi mesi di vita, mi disse: “Adesso tocca a te, fai quello che vuoi”. Era molto geloso delle sue cose, ma me lo disse con fiducia».

Nel 2019 l’imprenditore ha presentato la richiesta per un primo piccolo impianto di vigneto. «All’inizio mille metri, poi ho continuato ad ampliare: oggi sono arrivato quasi a un ettaro. Ho dovuto imparare tutto da zero. Mi sono informato, ho chiesto aiuto a chi aveva esperienza. Ho fatto corsi di potatura e di viticoltura». Nel 2023 è arrivata la prima vendemmia. «Il primo lotto, con cui ho prodotto vino finora, è di Lambrusco Maestri, tipico della Bassa reggiana e parmense. Poi ho aggiunto Lambrusco Salamino, più diffuso tra Reggio e Modena e infine il Marani». Le uve vengono portate ai fratelli Sassi di Vezzano, anche se in cantiere c’è già un progetto. «Voglio sistemare una parte della corte e realizzare un locale di vinificazione».

Musi produce un Lambrusco Maestri in purezza, Igt Emilia. «Un vino naturale nel senso che viene attribuito a questo termine, cioè con un ricorso minimo alla tecnologia. Le uve sono biologiche certificate. Il vino non è “bio” perché la cantina che lo trasforma non ha certificazione di processo, ma segue pratiche assolutamente naturali: nessun uso di solfiti o mosti aggiunti».

Il Lambrusco Donismonda è un ancestrale, cioè rifermentato in bottiglia sui lieviti, come si faceva una volta. «In fase di imbottigliamento si aggiunge una piccola parte di mosto non fermentato, che riavvia la fermentazione in bottiglia».

Il risultato è un Lambrusco che «ha il sapore di casa», ma con un gusto più curato e pulito rispetto a quelli solitamente realizzati per l’autoconsumo nelle nostre campagne.

La società agricola di Paolo Musi e della sorella Elena ha prodotto il primo anno 700 bottiglie e ora è arrivata a 1.000. Una produzione di nicchia, dunque, che non ha mancato di suscitare interesse. Il vino è venduto dall’Enoteca San Prospero di Reggio Emilia e all'enoteca il Grappolo d’Oro di Milano, oltre che direttamente in azienda.

«Dedicarsi alla viticoltura richiede un grande dispendio di tempo ed energie, ma per me è un impegno ripagato. Non dal denaro, ma dal fatto che quando sono qui mi sento bene. Devo ringraziare la mia famiglia che mi ha appoggiato in questa scelta».