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Il processo di Parma

Chiara Petrolini: «Ma cosa ho fatto di male?». Il primo neonato era nato vivo

Chiara Petrolini: «Ma cosa ho fatto di male?». Il primo neonato era nato vivo

Gli esperti: lucida, ma incapace di relazioni vere. Presentata l’analisi degli psichiatri sulla giovane al processo per la morte dei due neonati

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Parma Non presenta disturbi psichiatrici documentabili né malattie mentali organiche. È quanto emerso nell’ultima udienza del processo a Chiara Petrolini, la giovane accusata di aver partorito e seppellito nel giardino di casa, a Vignale di Traversetolo (Parma), i suoi due figli neonati. A dirlo è stato Mario Amore, psichiatra e consulente della procura, rispondendo alle domande del pubblico ministero. «Per parlare di disturbo di personalità serve una condizione abituale e duratura. Petrolini non ne è affetta», ha precisato. Secondo Amore, la ragazza «ha piena capacità di intendere e volere» almeno in riferimento agli episodi contestati. La giovane a processo è difesa dall’avvocato di Reggio Emilia, Nicola Tria.

Durante i colloqui, Petrolini si sarebbe disegnata con il pancione, rivelando una profonda ambivalenza: “Vorrei ma non posso”, “Vorrei ma non riesco”. Una vita vissuta su due registri, tra il desiderio di essere capita e l’incapacità di comunicare, soprattutto con la madre. Un rapporto più profondo, invece, sarebbe esistito con la nonna, scomparsa. Petrolini, secondo il consulente, si presenta come «ineccepibile, una catechista giusta», ma dietro questa facciata non ha relazioni profonde, né con amici né con l’ex fidanzato. Il collega Domenico Berardi ha parlato anche di neurodivergenza, una variabile emergente dell’essere umano, associata a condizioni come l’ADHD. «Non è una psicopatica – ha detto Amore – è una ragazza per bene. Ma durante le gravidanze ha agito senza affetti, per scopi suoi, mostrando tratti che ricordano la psicopatia, come l’assenza di pietà».

«Ancora oggi – ha aggiunto – Chiara dice: “Ma io che cos’ho fatto di male?”. Berardi ha descritto la giovane come “guidata da un computer”, con una linea di comportamento coerente e priva di contraddizioni. «Ha partorito da sola, senza paura del dolore, delle ferite, della morte. Ha fatto cose che spaventerebbero chiunque, senza dubbi o esitazioni». Secondo i consulenti, Petrolini si avvicina alle persone «fino a un certo punto», senza mai creare legami profondi. Nella prima parte dell’udienza, la dottoressa Valentina Bugelli, della Medicina legale dell’Università di Parma , ha confermato che il primo neonato, ritrovato il 9 agosto 2024, era nato vivo. Le prove docimastiche, tra cui il test dei polmoni e la prova di galleggiamento, sono risultate positive. Il secondogenito, invece, sarebbe sopravvissuto solo pochi minuti dopo il parto. La causa della morte, secondo Bugelli, è da attribuire a uno shock emorragico acuto, provocato dal taglio del cordone ombelicale con un oggetto tagliente. «Ha respirato, e più di una volta», ha concluso la dottoressa. Il processo prosegue, mentre la procura cerca di ricostruire il profilo psicologico della giovane e la dinamica dei tragici eventi.