Due anni di visite e pareri sbagliati, poi la svolta a Reggio Emilia: «Il midollo ancorato ha salvato mio figlio»
La storia di determinazione di una madre: per anni, medici e specialisti non sono riusciti a identificare la causa dei sintomi del bimbo. Poi, la risonanza magnetica al Santa Maria Nuova ha rivelato la vera anomalia che ha permesso l'intervento a Bologna
San Polo Anni di calvario e visite mediche specialistiche in giro per l’Italia, prima di riuscire a sapere di quale malattia soffrisse il figlio di pochi anni. Una storia fatta di determinazione e grande coraggio quella raccontata dalla mamma del piccolo Matteo (nome di fantasia per tutelarne la privacy).
I primi sintomi
Il tutto ebbe inizio quando Matteo aveva tre anni (oggi ne ha sei) e, assieme alla sua famiglia, rientrava da un viaggio in Egitto, presentando all’improvviso perdita di feci senza riuscire a controllarle. «Ogni giorno era una lotta: con il problema in sé, con il dolore di vederlo crescere tra mille difficoltà e con la sensazione di sentirci soli davanti a tutto questo - inizia il racconto la mamma -. Per due anni abbiamo girato ospedali e specialisti: gastroenterologi, manometrie, gastroscopie, colonscopie, radiografie, clismi opachi. Perfino al Gaslini ci dissero che si trattava di un problema psicologico, indirizzandoci a un centro per disturbi del comportamento. Ma io, nel profondo, sentivo che non era così. Non è stato facile. Tante volte mi sono sentita non ascoltata, fraintesa, persino colpevole di insistere. Ma non ho mai smesso di credere al mio istinto di mamma e alla voce del mio cuore».
La diagnosi
La mamma, che lavora come impiegata amministrativa al Cup dell’ospedale Franchini di Montecchio, ha continuato a lottare, non si è fermata: voleva arrivare a una diagnosi precisa per il suo bambino. Poi la svolta dall’ospedale di Modena: «Lì ho incontrato la dottoressa Federica Montanari, che mi ha, finalmente, dato fiducia. Ha prescritto lei la risonanza magnetica, eseguita poi al Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, da cui è emerso che Matteo presentava un’anomalia congenita del midollo spinale, con il midollo "ancorato", che spiegava tutto. Quella diagnosi, che inizialmente mi spaventava, è diventata una speranza: sapevamo finalmente cosa combattere».
L’operazione
Matteo è stato operato poi a Bologna il 7 ottobre. Ora cammina e corre come tutti gli altri suoi amici (nonostante il busto che indossa). Frequenta la prima elementare a San Polo dove è stato accolto con grande amore da insegnati e amici. «Alla dottoressa Beatrice Gardenghi del Sant’Orsola di Bologna sarò grata per sempre, per la sua professionalità e umanità - continua la mamma -. Vorrei anche rivolgere un ringraziamento speciale al reparto di Radiologia dell’ospedale Santa Maria Nuova, che ha saputo accogliere Matteo con gentilezza e professionalità, mettendolo a suo agio durante la risonanza. Un grazie particolare va alla dottoressa Serena D’Aniello, che non solo ha eseguito l’esame con grande competenza, ma mi ha anche telefonato personalmente per comunicarmi la diagnosi che cercavamo da anni. Il loro supporto ha avuto un ruolo fondamentale nella nostra storia. L’intervento di disancoramento era una parola che un tempo mi faceva paura, ma oggi significa rinascita. Il cammino di Matteo non è finito, ma ora ha una speranza. Questo significa già aver vinto una battaglia enorme». E conclude: «Racconto questa testimonianza per tutte le mamme che stanno vivendo qualcosa di simile: non smettete mai di fidarvi del vostro istinto; non fermatevi al primo parere; non permettete a nessuno di farvi sentire esagerate e se sentite che qualcosa non torna, lottate, chiedete, insistete. Perché noi mamme conosciamo i nostri figli meglio di chiunque altro». l© RIPRODUZIONE RISERVATA
