Va a scuola a parlare di Resistenza: i neofascisti invitano al boicottaggio
È accaduto a Roma a un evento con lo storico reggiano Mirco Carrattieri: «Si sentono legittimati»
Reggio Emilia «Questa notte abbiamo voluto far sentire la nostra voce contro l’ennesimo tentativo di trasformare la scuola in un terreno di propaganda». Così il gruppo di estrema destra Azione Frontale ha rivendicato l’affissione di manifesti contro la Resistenza davanti al liceo Amaldi di Roma, il giorno prima dell’incontro con gli storici Davide Conti, Michela Ponzani e Mirco Carrattieri. Carrattieri, reggiano, è stato presidente di Istoreco; oggi è docente a contratto di Storia contemporanea all’Università di Bergamo e coordinatore scientifico di Liberation Route Italia.
Carrattieri, preoccupato?
«Nelle ultime settimane sono ormai diverse le notizie di violenze e intimidazioni di stampo neofascista nella scuola italiana: nessun allarmismo, ma serve attenzione».
I professori del liceo come hanno reagito?
«Si sono posti il problema di come gestire l’episodio con gli studenti. Non c’è stato allarme. La scelta è stata di non dargli un peso eccessivo, ma di usarlo come spunto per spiegare il contesto e per parlare di come oggi si discute di storia. La preoccupazione è stata soprattutto educativa: trasformare un gesto polemico in un’occasione di confronto».
E gli studenti?
«Erano un po’ stupiti dal tono del volantino. Non si aspettavano contestazioni così nette su una lezione scolastica. Ma non erano intimiditi. Hanno ascoltato, fatto domande, discusso. È stato un incontro sereno».
Il volantino parla dei partigiani come assassini, cosa avete detto su questo?
«Abbiamo detto che la Resistenza va collocata nel contesto della guerra totale del 1943-45. È chiaro che, in una guerra di quel tipo, ci sono stati anche episodi di violenza da parte della Resistenza. Questi episodi vanno studiati e ricostruiti, caso per caso, senza negarli, ma anche senza usarli per mettere in discussione la Resistenza nel suo complesso. La Resistenza è la base della nostra democrazia e della Costituzione».
A Parma si inneggia al Duce in una sezione dei giovani di Fratelli d’Italia. A Roma i neofascisti assaltano i licei occupati. A lei, in fin dei conti, è andata bene...
«Personalmente non ho ricevuto contestazioni dirette in passato, ma confrontandomi con colleghi, soprattutto a Roma, notiamo che episodi simili stanno aumentando. Ci sono gruppi minoritari che prima erano molto marginali e adesso si sentono più legittimati a esprimersi pubblicamente».
Colpa del governo e delle sue riletture storiche?
«Nell’opinione pubblica c’è oggi una maggiore tolleranza verso narrazioni che rovesciano il significato della Resistenza. E alcune figure istituzionali hanno dato legittimità a visioni del passato che prima restavano ai margini».
Cosa pensa di questo revisionismo?
«La revisione storica è normale quando serve ad ampliare le conoscenze. Diventa revisionismo quando il passato viene usato per fini politici immediati, senza attenzione per le fonti. È questo il punto: non la discussione critica, ma l’uso strumentale». © RIPRODUZIONE RISERVATA