Reggio Emilia, 442 milioni l’anno bruciati nel gioco d’azzardo: a scommettere di più chi fatica ad arrivare a fine mese
La nostra città è terza in Emilia-Romagna per spesa complessiva. Giovanni Mattia: «Un problema sociale, oltre che di criminalità organizzata»
Reggio Emilia I reggiani sono “malati” di gioco d’azzardo. Siamo terzi in Regione per spesa provinciale complessiva annuale (442 milioni di euro) e scivoliamo a un non lusinghiero quarto posto per spesa pro capite annuale dei residenti del Comune capoluogo (pari a 2560 euro, superiore alla media regionale). È quanto emerge dal dossier “Azzardomafie. Numeri, storie, affari Nel Paese tra gioco legale e gioco criminale”, stilato dall’associazione Libera contro le mafie, da cui emerge un fenomeno dalle gravi conseguenze sociali che interessa sempre di più la criminalità organizzata. In un centinaio di pagine, il report nazionale – che attinge dalle carte di inchieste giudiziarie, da fonti istituzionali, dai rapporti delle forze dell’ordine nonché dalle cronache di stampa raccolte dal 2024 fino all’agosto 2025 – fotografa lo stato dell’arte «di un Paese in bilico: da un lato, la voglia di riscatto sociale e di un benessere per molti irraggiungibile; dall’altro un meccanismo che, legale o illegale che sia, continua a speculare sulla vita delle persone» poiché il giocatore dev’essere considerato «come la vittima di un sistema che alimenta certe fragilità per ricavarne un guadagno economico». E «chiunque tragga profitto dal gioco d’azzardo, sia attori privati sia il settore pubblico, ha una responsabilità morale nel limitarne gli effetti nocivi». Stato compreso, che con una mano incassa e con l’altra tenta di limitare le attività.
In regione
In Emilia-Romagna l’anno scorso si è giocato quasi 10,2 miliardi di euro, tra fisico e telematico, con una vincita di oltre otto miliardi di euro. In media si spendono 2.275 euro all’anno per abitante. Sul gradino pià alto del podio Bologna, dove si gioca circa un miliardo di euro all’anno, seguita da Modena con 509 milioni e Reggio Emilia con 442 milioni; a scalare figura Parma con 387, Rimini con 380, Ravenna con 361 e Piacenza con 302. Chiudono la graduatoria Forlì (238) e Ferrara (234). La classifica cambia se però si analizza la cifra che ogni abitante del Comune capoluogo spende nel gioco d’azzardo. Al primo posto sale a sorpresa Piacenza con 2.918 euro di spesa pro capite, seguita da Modena con 2.758 euro, Bologna con 2.658 euro, Reggio Emilia con 2.560 euro, Rimini con 2.528 euro, Parma con 2.446 euro, Ravenna con 2.308 euro.
I clan
Se le scommesse, soprattutto quelle online, sono in mano a grandi gruppi dietro ai quali c’è la finanza, il report Libera ha censito anche i clan che operano «in attività di business sia illegali che legali». In Emilia-Romagna sono sette e l’associazione li elenca tutti: «Schiavone, Casalesi, Mazzaferro, Bellocco, Grande Aracri, Romeo Detti Stacchi, Santapaola», vale a dire la camorra campana, Cosa Nostra siciliana e soprattutto le cosche della ’ndrangheta calabrese che comandano su Rosarno, San Luca, Reggio Calabria e Cutro. Nomi che «riguardano tutte le mafie», scrivono gli attivisti. Un affare che riguarda non solo le associazioni mafiose ma anche quelle “semplicemente” criminali: il caso dei Femìa e del processo Black Monkey è uno dei tanti raccontati, che svelano i meccanismi di guadagno illecito nel gioco d’azzardo». Il nome di Nicola Femìa, il re delle slot taroccate che ha fondato un impero sulla via Emilia prima di pentirsi, è anche legato alle minacce di morte al giornalista Giovanni Tizian.
Ludopatia delle fasce più povere
«Dal punto di vista matematico, Reggio terza in Regione significa che sono più numerose le persone che scelgono di giocare ma con cifre minori – commenta Giovanni Mattia, referente Libera Reggio Emilia –. Almeno questa è la mia percezione: la ludopatia attira persone delle fasce più povere della popolazione, che scommettono quello che possono. È un tema del quale si parla poco, ma è indubbio che i poveri o chi vive in contesti marginali è più facile che cada in questo vizio, che con l’attuale congiuntura economica diventa un problema sociale, oltre che di criminalità organizzata. Un tema con il quale Reggio dovrà fare i conti, al di là delle polemiche sterili sull’intitolazione di una via alla città di Cutro». Mattia sottolinea poi come «nonostante l’Emilia-Romagna abbia una normativa più stringente rispetto ad altre Regioni (la nostra è ai primi posti per “semafori verdi”, cioè misure efficaci), sono note da tempo alcune criticità: slot machine vicino ad istituti scolastici e parrocchie, ma anche sale giochi spesso frequentate da personaggi vicini alla ’ndrangheta. E chi è ludopatico rischia poi di finire nella trappola degli usurai, che qui hanno dimostrato di essere ben presenti». Il referente di Libera Reggio Emilia chiude con un appello: «Nei margini di spazio concessi a Comuni e Province, chiediamo agli enti locali di fare tutto ciò che è nelle loro possibilità per incrementare le limitazioni nei confronti degli esercizi che detengono le macchinette».
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