Sì ai colloqui intimi in carcere per un camorrista condannato all’ergastolo
Il Tribunale di sorveglianza accoglie il ricorso del suo avvocato Pina Di Credico
Reggio Emilia Sì ai colloqui intimi in carcere. Ne potrà beneficiare un detenuto, condannato all’ergastolo perché accusato di essere un componente di un clan camorristico. Si tratta di uno dei primi condannati all’ergastolo a poterne beneficiare. Lo ha stabilito il Tribunale di Sorveglianza di Bologna in seguito al rigetto, da parte del magistrato di sorveglianza di Reggio Emilia, del reclamo presentato dall’avvocato Pina Di Credico, difensore del detenuto, contro il diniego del carcere di Parma, dov’è detenuto l’ergastolano, alla richiesta di poter effettuare colloqui intimi con la moglie. A fronte della richiesta del detenuto, si legge nell’atto emesso dal Tribunale di Sorveglianza, la direzione dell’istituto non ha provveduto a un esame nel merito, limitandosi a comunicare di essere in attesa di ricevere determinazioni da parte degli uffici superiori sulle modalità operative. La direzione, poi, aveva comunicato di avere individuato alcuni spazi idonei in via temporanea, m a il magistrato di sorveglianza riteneva ci fossero ostacoli, anche «alla luce del profilo criminale del reclamante».
Il Tribunale di Sorveglianza ha accolto il ricorso del detenuto disponendo che gli sia consentito di svolgere colloqui visivo intimo senza il controllo a vista della Penitenziaria, negli spazi individuati dalla direzione del carcere, entro 60 giorni dalla data di comunicazione dell’accoglimento del reclamo. Tra i motivi che hanno spinto il Tribunale di Sorveglianza di Bologna ad accogliere la richiesta ripercorre il percorso affrontato dal detenuto in carcere. Viene, inoltre, messo in rilievo come l’affettività non sia un premio, bensì un diritto: «Non è in discussione l’ammissione a benefici penitenziari», si afferma nell’atto del Tribunale bolognese e, ancora, «non si tratta di ammettere il detenuto a benefici esterni, ma di consentirgli l’esercizio di un diritto all’interno del carcere, soltanto con modalità più umane e con un minor controllo». La Cassazione si era già espressa a favore dei colloqui intimi in carcere a favore di un altro detenuto, sempre difeso dall’avvocato Di Credico, nei mesi scorsi, respingendo il ricorso presentato dal Ministero della giustizia. l
