Gazzetta di Reggio

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Dall’inserto Scuola 2030

Luca Bonini a 16 anni è campione italiano dei 300 metri: «Un’emozione incredibile»

Tommaso Anceschi* e Filippo Taddei*
Luca Bonini a 16 anni è campione italiano dei 300 metri: «Un’emozione incredibile»

L’intervista all’atleta reggiano della Self Montanari & Gruzza dal nostro inserto Scuola 2030

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È reggiano il "re" under 16 dei 300 metri piani. Luca Bonini, 15enne tesserato per la Self Montanari & Gruzza, appena un mese fa ai Campionati Italiani Cadetti di Viareggio ha conquistato il suo primo titolo tricolore nella finale dei 300 metri piani con uno straordinario tempo di 35"17. Figlio d’arte (i suoi genitori sono gli ex atleti Andrea Bonini e Sara Paderni), il velocista si è raccontato a Scuola2030.

Cosa hai provato quando sei diventato campione nazionale nei 300 metri?

«È stata un’emozione incredibile. L’anno scorso non ero neanche riuscito a partecipare ai Campionati Italiani, quindi quest’anno volevo riscattarmi. Ho aspettato e preparato quella gara per tanto tempo: quando ho tagliato il traguardo, ho capito che la pazienza e il lavoro avevano pagato. Ero felicissimo, anche se quasi non ci credevo. Mi ero immaginato mille volte come sarebbe stato vincere, ma viverlo davvero è stato diverso: una gioia più profonda, più vera».

Come ti prepari mentalmente per una gara importante?

«Cerco di non pensarci troppo, altrimenti mi viene troppa ansia e faccio fatica a concentrarmi. Preferisco distrarmi fino al momento della partenza. A volte mi rendo conto di essere davvero in gara solo dopo i primi 50 metri. In questo modo riesco a restare calmo e a correre come so fare, senza farmi prendere dalla tensione».

C’è un atleta a cui ti ispiri?

«Mi ispiro molto a Letsile Tebogo, campione olimpico classe 2003 che considero completo perché riesce a spaziare dai 100 ai 400 metri, cosa rara oggi. Mi piace il suo modo di correre, la leggerezza con cui affronta le gare e il suo lanciato. Però il mio vero idolo resta Pietro Mennea. Ogni volta che rivedo le sue gare mi emoziono. Pensare a ciò che ha fatto in un periodo così difficile mi fa capire quanto impegno e dedizione servano per arrivare a vincere una Olimpiade o fare un record come i suoi».

Com’è organizzata la tua settimana tra scuola e allenamenti?

«Ho quattro allenamenti a settimana e spesso il weekend è occupato dalle gare. Cerco di sfruttare i giorni liberi per concentrarmi sulla scuola e mettermi avanti con i compiti o le interrogazioni, soprattutto nei periodi in cui non ci sono competizioni, come settembre o novembre. In questo modo, quando arrivano i mesi più intensi con più gare, riesco a gestire meglio tutto senza stressarmi troppo».

La tua passione per l’atletica com’è nata?

«È nata in prima media, quando mi hanno convocato per partecipare alle gare scolastiche. In quell’occasione ho vinto la fase provinciale sia nel salto in lungo sia nei 60 metri, e con la staffetta siamo arrivati secondi. Mi sono divertito tantissimo e ho provato una felicità che non avevo mai sentito con altri sport. Da lì ho iniziato a fare atletica con più costanza, finché ho deciso di lasciare tutto il resto per dedicarmi solo a questo. A un certo punto facevo tre o quattro sport contemporaneamente, ma ho capito che volevo concentrarmi interamente sulla corsa».

Qual è stato il momento più bello e quello più difficile del tuo percorso finora?

«Il più difficile è stato proprio l’anno scorso, quando non sono riuscito a qualificarmi per gli Italiani nonostante fossi tra i favoriti. Mi ero infortunato alla caviglia e poi mi ero anche ammalato. Quello più bello è stato quando, a 14 anni, ho fatto il record regionale nei 600 piani battendo il mio grande amico e avversario Diego Ficarra, uno dei più forti. Scoprire dopo che era anche record regionale è stato fantastico: ho provato una gioia immensa perché sapevo di aver sorpreso tutti e di essere andato davvero forte».

 

Studenti del liceo Spallanzani*