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Il verdetto

Processo Perseverance bis, per i reggenti della ’ndrangheta diventano definitive 15 condanne: tutti i nomi

Ambra Prati
Processo Perseverance bis, per i reggenti della ’ndrangheta diventano definitive 15 condanne: tutti i nomi

La Cassazione conferma il quadro accusatorio del pm Beatrice Ronchi della Dda di Bologna

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Reggio Emilia Quindici condanne – le più pesanti, su 22, riguardanti le figure più note. Per il resto limature, due prescrizioni e annullamento con rinvio dell’aggravante mafiosa (il processo torna indietro in Appello) per cinque. Questa la sentenza emessa dalla Quinta Sezione penale della Cassazione nel filone dei riti abbreviati del processo contro la ‘ndrangheta “Perseverance bis”. Confermato il quadro accusatorio del pm Beatrice Ronchi della Dda di Bologna. L’operazione, condotta in due tranche nel 2021 sulla scia di Aemilia (2015) e Grimilde (2019), ha inteso colpire gli ’ndranghetisti che “perseveravano” nel tentare di nascondere i beni, nelle false testimonianze, nella girandola di società e fatture false: in particolare i reggenti delle famiglie Sarcone e Muto e dei Procopio di Gualtieri. In primo grado, il 2 dicembre 2022, il gup Claudio Paris di Bologna aveva emesso 22 condanne per quasi 150 anni di carcere, oltre a due assoluzioni e 14 patteggiamenti. Il 30 maggio 2024, in Appello, gli sconti avevano spostato poco.

Il 5 novembre scorso, a Roma, è durata l’intera giornata la discussione degli avvocati difensori, che con la pioggia di ricorsi hanno puntato soprattutto a scardinare l’aggravante del metodo mafioso, fondamentale perché i singoli reati diventano eseguibili sopra i 4 anni solo con l’aggravante, in grado di raddoppiare o perfino triplicare la pena.  Da questo punto di vista hanno vinto la battaglia (non la guerra) le difese dei cinque che hanno ottenuto l’annullamento con rinvio e che ridiscuteranno in Appello: si tratta di Giuseppe Lazzarini, Giuseppe Salerno, Pier Roberto Manico, Domenico Pilato e Rosario Errico Lopez (avvocato Liborio Cataliotti). Escono di scena – reati estinti per prescrizione – Domenico Sestito (avvocato Luigi Colacino), che in Aemilia aveva testimoniato a favore degli Iaquinta nell’affaire degli ombrelloni, e Giuseppina Sarcone. Per lei e per i fratelli (per loro solo due mesi di sconto) è caduto il capo d’imputazione di trasferimento fraudolento di valori dell’Ambiente Design Scarl, società con sede a Bibbiano poi a Correggio, nominata dal pentito Antonio Valerio che chiamava così (“Ambiente Design”) un conoscente «perché aveva uno showroom». Quasi nulla cambia per i principali imputati: Giuseppe Sarcone Grande (16 anni e 8 mesi), Nicolino Sarcone (7 anni, 10 mesi, 8mila euro di multa più 166 euro di multa), Gianluigi Sarcone (3 anni e 6 mesi), Carmine Sarcone (3 anni); i reggenti Salvatore Procopio classe 1974 (14 anni) e Salvatore Muto classe 1985 (16 anni), difesi dall’avvocato Luca Cianferoni, storico legale di Totò Riina; Domenico Cordua (15 anni); Domenico Squillacioti (4 anni); Salvatore Rotondo (1 anno, 3 mesi e 10 giorni); i coniugi modenesi Alberto Alboresi e Genoveffa Colucciello (6 anni, 2 mesi e 20 giorni per entrambi); Angelo Caforio (3 anni 6 mesi e 20 giorni più 2.677 euro di multa); Alessandro Sicuri, professionista di Parma, 2 anni pena sospesa; Giuseppe Caso (11 anni e 4 mesi) e Giuseppe Frijo (12 anni 6 mesi e 20 giorni). Questi ultimi che hanno visto cadere l’accusa di aver portato da Santa Vittoria a Parma la famosa pistola Beretta con matricola abrasa. Tutti costoro, a vario titolo, dovranno pagare le spese di giudizio delle parti civili: Regione Emilia-Romagna, Libera, Cgil Reggio Emilia e regionale, Cisl, Comuni di Gualtieri e Cadelbosco.  © RIPRODUZIONE RISERVATA