Alla Locanda Il Gigante la cucina racconta il territorio: «I cappellacci di porro e speck simbolo della nostra terra»
Collagna, intervista alla proprietaria Andreea Atanasiu: «Ogni nostro ingrediente rivela il legame profondo tra l’uomo e la natura, tra chi coltiva la terra e chi ne custodisce la memoria»
Daiana Ograda* Nella miracolosa bellezza dell’Appennino reggiano, tra boschi autunnali e borghi montani, i sapori della tradizione raccontano storie di identità e biodiversità. La Locanda Il Gigante di Collagna, in Piazza Martiri della Resistenza, accoglie i visitatori desiderosi di immergersi nei gusti autentici del territorio, tra prodotti locali e filiere agricole custodite con devozione. Un viaggio nel Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano dove nutrirsi, gustare e condividere significa essere comunità. Ne abbiamo parlato con la proprietaria della locanda, Andreea Atanasiu.
Tra i piatti del menù che celebrano il territorio, quale rappresenta al meglio l'anima dell'Appennino?
«I cappellacci di porro e speck sono il simbolo della nostra terra: il porro dei nostri orti si unisce allo speck delle valli vicine e ogni boccone narra storia e tradizione. I cappellacci sono una variante locale dei tortelli, preparati tradizionalmente in autunno nelle cucine di montagna come piatto festivo. Il nostro menù cambia con le stagioni, ma mantiene sempre la sua identità: tagliatelle ai funghi porcini, fettuccine al cinghiale, tortelli di ricotta ed erbette. Tra i secondi, carni e selvaggina alla griglia, arrosti misti e formaggi stagionati».
Ci sono dolci o ricette di famiglia a cui siete particolarmente legati? «
La torta di mele, le crostate con grano saraceno e quelle con ricotta e miele di castagno sono dolci di casa nostra. Ogni volta che li prepariamo, ci ricordano i sapori autentici della nostra montagna».
Quali prodotti di stagione vi ispirano maggiormente?
«I funghi porcini, le castagne e le zucche ci guidano nella scelta dei menù autunnali. Anche i liquori locali come mirtillino, lampoccino e fragolino, e i vini tradizionali, dal Lambrusco al Chianti, ci ispirano nelle portate del giorno».
Collaborate con aziende locali per promuovere il territorio?
«Siamo in rete con altre realtà del territorio che condividono la nostra passione per l’agricoltura sostenibile e la qualità dei prodotti. Tra queste, l’Azienda Giovannini di Vallisnera, che produce farine e miele di castagno, perfetti per formaggi stagionati, carni e dolci, e il Caseificio Torcianti di Collagna, rinomato per le sue caciotte, ricotte di pecora e pecorini dal sapore ricco e verace».
Cosa significa, per lei, valorizzare e far conoscere i prodotti gastronomici dell’Appennino?
«Per me, promuovere l'arte culinaria del nostro Appennino significa raccontare un territorio attraverso i suoi sapori e i prodotti tipici. Ogni nostro ingrediente rivela il legame profondo tra l’uomo e la natura, tra chi coltiva la terra e chi ne custodisce la memoria. Far conoscere la nostra gastronomia locale vuol dire diventare custodi di un patrimonio che si tramanda e si rinnova. Il cibo diventa così una chiave per esplorare l’Appennino con i sensi, sapori autentici e paesaggi che conservano ancora un equilibrio antico. La Riserva della Biosfera dell’Appennino Tosco-Emiliano, riconosciuta dall’Unesco, ci aiuta a mantenere questo legame tra territorio, sostenibilità e cultura gastronomica, sostenendo chi lavora ogni giorno per preservare la biodiversità».l
*Studentessa dell’istituto Mandela di Castelnovo Monti
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