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La celebrazione

Il vescovo e l’omelia di San Prospero “senza sconti”: «Reggio Emilia custodisca i simboli cristiani»

Serena Arbizzi
Il vescovo e l’omelia di San Prospero “senza sconti”: «Reggio Emilia custodisca i simboli cristiani»

Monsignor Giacomo Morandi spiega così le sue parole: «Viviamo in una società multietnica e multireligiosa. Quello che a volte preoccupa è che noi cristiani non siamo così altrettanto impegnati nel custodire la nostra tradizione e i nostri simboli»

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Reggio Emilia «Gli insegnanti? Li ho voluti lodare, nell’omelia. Di fatto, non sono nella prospettiva di “colonizzazione della cultura”. Anzi, credo sia esattamente l’opposto». Il vescovo Giacomo Morandi spiega così, alla Gazzetta, le parole della sua omelia definita da molti “effervescente”. Omelia che non ha mancato di far cogliere ai fedeli tra i banchi chiari riferimenti alle polemiche che hanno infiammato la città. Ieri mattina, il vescovo ha presieduto la messa in occasione della Festa di Cristo Re e della commemorazione del patrono nella basilica di San Prospero.

Più volte monsignor Morandi ha rimarcato il concetto di identità reggiana e la «necessità per Reggio di recuperare il proprio patrimonio di fede e cultura», aggiunge. Tanti hanno collegato queste parole all’installazione delle lanterne cinesi in viale IV Novembre, in prossimità della stazione, il quartiere più “caldo” della città. «Mi riferivo, più in generale, alle nostre tradizioni - chiarisce il vescovo -. Da una parte non vorrei che a qualcuno venisse impedito di manifestare le proprie tradizioni. Ma l’importante è che noi cristiani sappiamo custodire una sana gelosia per i nostri simboli cristiani. Viviamo in una società multietnica e multireligiosa. Quello che a volte preoccupa è che noi cristiani non siamo così altrettanto impegnati nel custodire la nostra tradizione e i nostri simboli».

Un altro passaggio colto da tanti riguarda gli insegnanti: l’arcivescovo ha indicato, nell’omelia, come vadano lodati tutti i giorni. Inevitabile, per molti, il collegamento con le parole dell’assessora Marwa Mahmoud che ha parlato di “decolonizzare lo sguardo” all’interno delle scuole. «Ho voluto lodare gli insegnanti perché di fatto non sono in questa prospettiva di colonizzazione della cultura, anzi, credo sia esattamente l’opposto - specifica il vescovo -. Entrambe le riflessioni vogliono indicare che anche Reggio ha bisogno di recuperare il proprio patrimonio di fede e di cultura. L’accoglienza non significa venir meno alla propria identità, anzi». Il vescovo rivolge poi l’augurio, ai lettori della Gazzetta, di «non dimenticare, tra un mese, chi è davvero il festeggiato: è la nascita di Gesù Cristo, che ci assicura che il Signore è sempre con noi. Ci dà ciò che per noi credenti è un dono grande: la gioia della presenza del Signore nella nostra storia e nella nostra vita».