Concorso Ata, caos in Emilia-Romagna, la denuncia dei sindacati: «Abbinamenti irrazionali e trasferte estreme»
Reggio Emilia, preso di mira l’Ufficio scolastico regionale. Al prossimo concorso per l’avanzamento nella carriera è stato ignorato il criterio di prossimità
Reggio Emilia Questa volta i sindacati confederali della scuola attaccano separatamente, ma convergono sul medesimo obiettivo, l’Ufficio scolastico regionale. Gli imputano l’avere irrazionalmente distribuito in sedi lontane dal proprio istituto molti dei 4.023 lavoratori Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari) ammessi al concorso indetto fra il 15 e il 19 dicembre per l’avanzamento nella carriera. Infatti nel programmare l’organizzazione della gara è stato ignorato il criterio di prossimità. I candidati sono stati abbinati alle diverse città dell’Emilia-Romagna in base all’ordine alfabetico degli uni e delle altre. Il risultato è quello di un cervello elettronico impazzito, che ha sparpagliato qua e là donne e uomini, costringendoli a trasferte faticose e in qualche caso impossibili. Eppure non manca la strumentazione che consentirebbe ad ognuno di essi di rimanere nella propria scuola per rispondere a distanza ai quesiti dell’esame.
«Siamo - denuncia Ciro Fiore, segretario della Cisl-scuola Emilia Centrale - nell’era di internet e dell’intelligenza artificiale, si sono fatti esami universitari e di Stato online, ma al personale della scuola si chiede di restare ai tempi delle caverne. Risultato: 581 Ata reggiani dovranno perdere una giornata di lavoro sballottati in tutta la regione, da Forlì a Piacenza. Molti rinunciano. Le scuole rischiano di rimanere chiuse per le assenze del personale». Fiore si appella a Daniele Cottafavi, il nuovo dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale che fra il 2000 e il 2007 ha fatto parte del direttivo provinciale della Cisl-scuola ed ha una lunga esperienza di dirigente scolastico. «Le prove si svolgano nei laboratori delle scuole in cui operano gli Ata. Il Direttore amministrativo ne può controllare la piena regolarità. Al limite, facciamo in modo che gli Ata affrontino l’esame nella loro provincia, evitando disagi a loro, alle scuole e agli studenti. C’è tempo per rivedere il sistema».
La Flc regionale, sindacato scuola della Cgil, avanza richieste analoghe: «È una modalità di gestione incomprensibile che costringe a spostamenti del tutto evitabili. L’Usr dell’Emilia Romagna avrebbe invece dovuto programmare gli abbinamenti cercando, per quanto possibile, di far sostenere le prove nella provincia di residenza o in quella più vicina. La prova avrebbe potuto essere organizzata in altro modo, anche con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali. L’ordine alfabetico non è un criterio: è l’ammissione di una gestione semplicistica che non può essere accettata. Chiederemo al Direttore Generale dell’Usr un immediato incontro per individuare criteri di assegnazione equi, trasparenti e rispettosi delle esigenze territoriali e personali. Un’organizzazione corretta e razionale delle prove non è un optional: è un dovere nei confronti del personale scolastico e del sistema pubblico di istruzione».
Anche Luigi Fiorentino, responsabile provinciale della Uil-scuola, ha chiesto un incontro urgente con il Direttore generale dell’Usr. «Questa mancata considerazione delle esigenze elementari delle persone e delle famiglie - scrive - conferma che per l’amministrazione il personale scolastico è considerato un numero e non una persona. La così vantata comunità educante resta solo un tratto scritto su carta». Fiorentino segnala anche un caso definito estremo e drammatico: «È quello di M.L., madre di tre figli e non automunita, che lavora a Scandiano ed è stata assegnata per l’esame in una sede di Forlì. Impossibilitata a raggiungerla, M.L. è costretta a rinunciare al suo avanzamento di carriera, un beneficio economico che per gli assistenti amministrativi può valere fino a duemila euro lordi annui». l© RIPRODUZIONE RISERVATA
