Enrico Bigi morto a 48 anni, il suocero: «Non stava bene da un po’, ma i controlli erano ok»
Cadelbosco Sopra, oggi, 26 novembre, la salma sarà trasferita alla Medicina legale di Modena per l’autopsia. Il ricordo di Ivan Paterlini: «Aveva fatto una visita cardiologica, ma dall’elettrocardiogramma risultava "tutto a posto", ci avevano detto»
Cadelbosco Sopra Si chiamava Enrico Bigi e lascia una giovane moglie e due figlie in tenera età di 5 e 8 anni, l’uomo di 48 anni - compiuti il 12 novembre - stroncato da un malore proprio mentre era in attesa nell’ambulatorio medico di via Saccani 1 per una visita, lunedì mattina. L’appuntamento era per le 12.30, ma un minuto prima di entrare Bigi si è sentito male. Inutile per lui qualsiasi tentativo di soccorso, sia da parte del medico in studio che da parte degli operatori, volontari e sanitari, della Croce Rossa intervenuti subito dopo. Oggi la salma del 48enne sarà trasferita alla Medicina legale di Modena. L’accertamento è stato richiesto, non per iniziativa della famiglia che però ora attende di conoscere la verità, per chiarire i motivi del decesso.
Bigi lavorava alla Gea Elettromeccanica di Reggio, ed era sposato con Francesca Paterlini, figlia di Ivan Paterlini storico presidente della Pallacanestro Reggiana e tuttora tra i principali sponsor con la Guelfo srl di cui è amministratore delegato, per decenni socio di Stefano Landi a capo del club biancorosso. È proprio il suocero a raccontare la tragedia che si è abbattuta sulla loro famiglia: da un mese Bigi era stato sottoposto a diversi accertamenti, anche a livello cardiaco, per dei sintomi che non si spiegava, tutti con esito negativo.
«Enrico non stava bene da un po’ - spiega -. Ma mai ci saremmo aspettati tutto questo. Aveva accusato alcuni sintomi ed era stato sottoposto anche alla visita cardiologica, ma non era emerso nulla: dall’elettrocardiogramma risultava "tutto a posto", ci hanno detto. Un mese fa era stato visitato anche al pronto soccorso di Faenza dove si trovava per la vigilanza a una gara di moto, la sua grande passione. Ma era stato rimandato a casa. Lo avevano definito uno spasmo. Domenica faceva fatica a respirare. Gli ho detto di andare al pronto soccorso ma era indeciso. Mi sono raccomandato andasse dal suo medico allora, che aveva mantenuto a Cadelbosco, nonostante vivesse da tempo a Reggio. L’appuntamento era alle 12.30...».
Paterlini, come tutti i famigliari, ora non si capacita. «Aspettiamo l’esito dell’accertamento - dice -: il timore è che la morte sia stata provocata da una patologia non riconosciuta di cui ora si vuole capire la natura, anche per tutelare le mie nipotine. Alle bimbe abbiamo comunicato proprio oggi (ieri, ndr) quanto è accaduto al loro papà...». Resta il rammarico per una vita spezzata così giovane e con tanti progetti ancora: «Il suo più grande sogno era entrare in società nell’azienda di cui era dipendente. Gli avevo volentieri fatto anche un prestito per questo», racconta Paterlini. Ora per il funerale, affidato all’onoranza Reverberi e già disposto nei suoi aspetti, si attende solo il termine degli accertamenti. l© RIPRODUZIONE RISERVATA