La giornata contro la violenza sulle donne, Non una di meno: «Unite difendiamo i nostri diritti»
Reggio Emilia, ieri sera, 25 novembre, oltre trecento persone hanno partecipato al corteo femminista in piazza Prampolini
Reggio Emilia Piazza Prampolini, ieri sera era un tripudio di colori accesi, di voci arrabbiate, di emozioni forti, era un canto collettivo per chiedere parità, uguaglianza, diritti. La manifestazione organizzata dall’Assemblea per una Città Transfemminista in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, a partire dalle 18, ha unito trecento persone tutte diverse, ma unite negli intenti. Un corteo realizzato a partire dai collettivi Non una di meno e Murga L’Oka, insieme all’associazione Nondasola. Una collettività, più potente e forte della somma delle sue parti.
Le parole di Ruffini
«Siamo insieme per portare in piazza la nostra rabbia - ha detto Carla Ruffini, presidente del collettivo Non una di meno Reggio -. Siamo qui in un momento storico in cui la politica ci costringe a tornare a lottare per i nostri diritti, ostacola la nostra battaglia quotidiana contro un sistema che continua a vedere le donne oppresse. Non libere, al massimo coraggiose». Gli applausi in piazza Prampolini si uniscono al tintinnio acuto dei mazzi di chiavi, ai tamburi del collettivo Murga L’Oka, eccentrico e scomposto, alle canzoni, che danno il ritmo a una battaglia che non si combatte soltanto il 25 novembre, ma tutti i giorni dell’anno. Uno striscione avvolge la statua del Crostolo: "Tutte insieme contro la violenza". Una violenza che oggi assume forme diverse, minacciando, per esempio, i centri antiviolenza femministi e transfemministi. «Il governo Meloni ostacola i percorsi di uscita dalla violenza con provvedimenti che cercano di neutralizzare e svilire il lavoro svolto dai nostri Centri - ha continuato Ruffini, sostenuta da quelle che per lei sono semplicemente "sorelle" -. Attraverso l’ascolto delle donne e le pratiche di libertà, i Centri anti-violenza femministi hanno spostato l’immaginario della violenza da fatto meramente privato a questione politica. Il cambiamento deve partire dalla prevenzione, non dal semplice inasprimento delle pene. Le chiavi dei Centri non aprono solo rifugi in cui le donne violate e a rischio di vita possono trovare riparo: aprono luoghi di relazione con altre donne dove liberarsi dai condizionamenti patriarcali e, simbolicamente, "buttare via le chiavi" della violenza». Piazza Prampolini, ieri sera, era rumorosa e scomposta, era colorata e ballava, insieme, per dire basta alla violenza di genere, in tutte le sue forme. l© RIPRODUZIONE RISERVATA