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Storie e tradizioni di Natale

Biscione, il serpente dolce del Natale reggiano: storia e curiosità di una tradizione centenaria

Elisa Pederzoli
Biscione, il serpente dolce del Natale reggiano: storia e curiosità di una tradizione centenaria

La sua origine si fa risalire all’inizio del Novecento e alla Pasticceria Nazzani, che un tempo era in via Emilia San Pietro

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Reggio Emilia Si avvicina il Natale, la città di accende di luci e a Reggio Emilia è tempo di Biscione. Il dolce della tradizione è un lungo serpente candido di meringa, con occhi di rosso candito e lingua d’arancia, pronto a incantare grandi e piccini come fa ormai da oltre un secolo. Ma conoscete la sua storia?

Alle origini di una dolce tradizione

Come spesso accade per le leccornie più amate, anche intorno al Biscione aleggia il profumo di una storia antica e familiare. La tradizione locale racconta che a inventarlo fu un celebre pasticcere reggiano, Romualdo Nazzani, agli inizi del Novecento. Nazzani, la cui raffinata pasticceria in stile liberty sorgeva in pieno centro città – in via Emilia San Pietro, all’angolo con via Vittorio Veneto -  avrebbe creato questo dolce unico come dono di Natale da regalare ai suoi dipendenti. Nel tempo, è diventato il dolce del cuore dei reggiani.

La curiosità

La pasticceria Nazzani non esiste più da tanto tempo e guardando gli scatti di un tempo così lontano viene davvero il rimpianto che non esista più. Eppure, varcando la soglia dell’elegante Hotel Posta, nel cuore della città, si può rivivere la magia di quel tempo. La caffetteria storica di questo albergo infatti conserva intatti gli arredi ottocenteschi in legno dell’antica pasticceria Nazzani utilizzandoli ancora oggi come cornice del suo bar. Vennero acquistati negli Anni Trenta. 


Mandorle, zucchero e meringa: la ricetta di un serpentello goloso

La ricetta del Biscione è tanto semplice quanto particolare nella sua presentazione. Si parte da un impasto a base di mandorle tritate, zucchero e uova, a cui si incorporano canditi variopinti che aggiungono colore e profumo d’agrumi. Con mani esperte, questo composto viene modellato fino a creare una lunga biscia dolce. C’è chi lo dispone dritto lungo tutto il vassoio e chi preferisce disegnarne una sinuosa serpentina; alcuni pasticceri realizzano perfino spettacolari biscioni a due piani sovrapposti, per stupire gli occhi oltre che il palato. Una lenta cottura in forno dona al dolce una consistenza croccante all’esterno e morbida nel cuore. Il Biscione viene avvolto da uno strato di meringa candida, che gli conferisce l'aspetto inconfondibile di un serpente.  Due ciliegie candite rosso rubino diventano gli occhi brillanti del Biscione, mentre una striscia di scorza d’arancia candita ne disegna la lingua biforcuta. Il risultato finale ricorda un piccolo drago delle nevi: un serpente fiabesco e benevolo che troneggia al centro della tavola imbandita, pronto a portare fortuna e dolcezza ad ogni assaggio.

Tradizione viva nelle pasticcerie di Reggio Emilia

A oltre un secolo dalla sua creazione, il Biscione continua a occupare un posto d’onore nel cuore – e sulle tavole – dei reggiani. Questo dolce è riconosciuto come un elemento identitario del territorio, tanto che si è avviato l’iter per ottenergli la certificazione IGP (Indicazione Geografica Protetta). Sono diverse le pasticcerie reggiane che lo preparano.  Ad esempio la Pasticceria Boni di via Roma, la più antica di Reggio Emilia (fondata nel 1890), annovera il Biscione natalizio tra le sue specialità accanto ad altri dolci della tradizione. Un’altra firma locale, la Pasticceria Ligabue di via Emilia San Pietro, continua a sfornarlo artigianalmente ogni inverno. E con loro tanti altri.