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Pier Paolo Pasolini studente a Bologna: il libro che smonta i tentativi di “fascistizzarlo”

Jacopo Della Porta
Pier Paolo Pasolini studente a Bologna: il libro che smonta i tentativi di “fascistizzarlo”

Si intitola “Sotto il Portico della Morte” la pubblicazione di Francesco Aliberti, rielaborazione della tesi discussa con il professor Ezio Raimondi

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Reggio Emilia «Longhi era sguainato come una spada. Parlava come nessuno parlava. Il suo lessico era una completa novità. La sua ironia non aveva precedenti. La sua curiosità non aveva modelli. La sua eloquenza non aveva motivazioni. Per un ragazzo oppresso e umiliato dalla cultura scolastica, dal conformismo della società fascista, questa era la rivoluzione». Queste parole di Pier Paolo Pasolini sono riportate nel libro Sotto il Portico della Morte (Aliberti, 192 pagine; 18 euro), rielaborazione della tesi di laurea che Francesco Aliberti ha discusso nel 1996 con il professor Ezio Raimondi, all’Università di Bologna.

Il libro dell’editore, che ha fondato l’omonima casa editrice reggiana, ricostruisce gli anni della formazione di Pasolini studente a Bologna, tra le aule di via Zamboni, la Libreria Nanni che si trova sotto il Portico della Morte e l’incontro decisivo con Roberto Longhi, storico dell’arte che incise sulla sua visione estetica e sul futuro di poeta, narratore e regista. Il volume esce nel cinquantesimo anniversario della morte di Pasolini e restituisce un ritratto meno conosciuto: quello dello studente, della sua città universitaria e dell’influenza dei maestri «che ti restano nell’anima», come ricorda Aliberti. Un omaggio alla gioventù, alla letteratura e a un passaggio chiave della biografia pasoliniana, ancora oggi capace di parlare al presente. Le parole sul conformismo fascista e altri passaggi del libro aiutano anche a demistificare il tentativo, oggi in atto, di “fascistizzare” Pasolini da parte di esponenti della destra. Un altro brano è altrettanto significativo: «Anche il professor Valli, che insegna storia e filosofia, combattente e mutilato della grande guerra, spirito antifascista, è per gli studenti occasione di vera formazione umana: “Ci parlava in modo democratico de quelle cose che ci venivano presentate in modo autoritario; era contro il parlare ex cathedra. I professori del Galvani ci portarono a una visione diversa del fascismo”: in pieno regime il Galvani era dunque una scuola di libertà». Il volume nasce da una ricerca accademica ampia, poi ripulita dagli aspetti tecnici della tesi. La tesi fu preparata in quattro anni di letture sotto la guida di Raimondi, «senza scrivere una riga fino alla fase finale», e come quel percorso abbia segnato la sua formazione. Alla nuova edizione ha collaborato Sandro Di Nuzzo, autore della prefazione e compagno di studi e dell’avventura editoriale in Aliberti.  © RIPRODUZIONE RISERVATA