Gazzetta di Reggio

Reggio

Giustizia

Trasferimento di Mescolini, il Tar respinge la richiesta di risarcimento da oltre mezzo milione di euro

Serena Arbizzi
Trasferimento di Mescolini, il Tar respinge la richiesta di risarcimento da oltre mezzo milione di euro

L’ex procuratore di Reggio Emilia, oggi capo della procura di Pesaro, aveva fatto ricorso contro il Consiglio Superiore della Magistratura e Ministero della Giustizia

2 MINUTI DI LETTURA





Reggio Emilia Il Tar del Lazio ha bocciato la richiesta di risarcimento da oltre mezzo milione di euro dell’ex procuratore di Reggio Emilia, attualmente capo della Procura di Pesaro, Marco Mescolini. Mescolini aveva presentato ricorso contro il Consiglio Superiore della Magistratura e il Ministero della giustizia. Facciamo un passo indietro. L’ex procuratore capo era stato allontanato da Reggio Emilia per incompatibilità ambientale, i seguito all’esposto presentato da quattro pm dopo la pubblicazione delle chat fra Mescolini e Luca Palamara. Chat con cui l’ex procuratore di Reggio Emilia informava sull’iter della sua già deliberata nomina a Reggio (agosto 2019). Il 24 gennaio 2021 il Csm aveva disposto, con una decisione senza precedenti, il trasferimento d’ufficio a Firenze. Da allora il magistrato, diventato pm a Firenze, ha iniziato una battaglia legale su più fronti per ottenere una qualifica di pari grado a quella che aveva a Reggio Emilia.

Dopo tre anni il Csm lo aveva riabilitato offrendo a Mescolini la guida di una Procura di pari grado e lui aveva scelto Pesaro. Mescolini ha intentato una causa di risarcimento per 543.825 euro per l’atto illegittimo adottato nei suoi confronti. Il Tar del Lazio ha stabilito che «non appaiono ravvisabili profili di colpa in capo al Csm nell’aver adottato il provvedimento di trasferimento d’ufficio», di Mescolini, si legge nella sentenza. Inoltre, non è sufficiente che il provvedimento emesso sia illegittimo per far scaturire il risarcimento. Occorre anche «la dimostrazione che l’amministrazione abbia agito quanto meno con colpa, da ritenersi esistente nei casi in cui l’adozione della determinazione illegittima sia conseguenza della grave violazione delle regole di diligenza, imparzialità e buona fede e si sia verificata i un contesto di fatto e in un quadro di riferimento normativo tale da palesare la negligenza o l’imperizia degli uffici». Condizioni che, secondo il tribunale, non sarebbero state riscontrate. Il collegio presieduto dal giudice Roberto Politi, con Filippo Maria Tropiano e Alberto Ugo, ha deciso infatti che «non possa essere ascritta alcuna colpa nell’aver adottato il provvedimento di trasferimento d’ufficio», sia per l’ampia discrezionalità riservata al Csm sia per la complessità che quest’organo ha dovuto indagare. l