Morì a 21 anni dopo essere stata dimessa due volte dall’ospedale: il giudice ordina una perizia super partes
Un pool di esperti dovrà chiarire cause ed eventuali responsabilità sulla morte di Irene Montruccoli di Arceto di Scandiano
Scandiano Sarà un collegio peritale super partes a fare chiarezza sulla causa della morte di Irene Montruccoli, studentessa universitaria modello di Arceto di Scandiano stroncata da un malore a 21 anni (pochi giorni prima di compierne 22) dopo essere stata dimessa per due volte dal Pronto Soccorso dell’ospedale di Reggio Emilia. Lo ha deciso ieri in tribunale il giudice per l’udienza preliminare Silvia Guareschi. Poiché le perizie di parte sulle quali si discute da oltre un anno sostengono tesi opposte, in un rimpallo di responsabilità, il gup ha nominato un pool di esperti (un medico legale, un neuroradiologo e un neurochirurgo) che si sono presi diversi mesi di tempo per analizzare la documentazione medica. Il processo è stato rinviato al maggio quando, oltre ai periti, sfileranno tutti i consulenti di parte: in totale una decina.
Indagate – ma non ancora rinviate a giudizio – tre dottoresse (due del Pronto Soccorso, difese dall’avvocato Stefano Molinari e dagli avvocati Cosimo Zaccaria e Maria Vittoria Prati di Modena, e la radiologa che eseguì la Tac, difesa dall’avvocato Giovanni Tarquini), accusate di omicidio colposo per imperizia e negligenza medica. Il 17 maggio 2022 il primo accesso al Pronto Soccorso del Santa Maria Nuova, dove viene dimessa con la diagnosi di cefalea mestruale. Il dolore persiste e Irene torna al Pronto Soccorso il 19 maggio: viene eseguita una Tac che evidenzia un idrocefalo (cioè la presenza eccessiva di liquido che comprime il cervello), ma la paziente viene di nuovo dimessa. Il 20 maggio il terzo e fatale malore in casa.
