«Non ti cambio il pannolone, ti faccio volare dalla finestra». Le frasi shock degli operatori della casa di riposo indagati
Vezzano sul Crostolo: l’inchiesta sui quattro lavoratori delle Esperidi. Per il giudice «erano consapevoli della sofferenza provocata»
Vezzano «Ascolta stammi su di dosso e non vomitare addosso a me, altrimenti ti vomito addosso io, non provarci nemmeno sennò ti caccio una gomitata che te la ricordi tutta la vita...». Minacce e offese all’anziana. «Sei proprio una latrina, madonna che puzza, ma cos’hai nell’intestino un morto, eccoti l’ossigeno con un po’ di vomito bellissimo». La strattonano, le lasciano la maschera dell’ossigeno sporca di rigurgito e la deridono, per poi metterla a letto in modo brusco provocandole dolore. È uno degli episodi agghiaccianti, filmati dalle telecamere nascoste, a carico dei due operatori socio sanitari della casa di riposo Le Esperidi di Vezzano, accusati di maltrattamenti aggravati a persone a loro affidate per cura (due le aggravanti, la minorata difesa e l’aver commesso il fatto su persone ricoverate in strutture socio sanitarie). Se le aggravanti saranno confermate, gli incensurati – tutti residenti in provincia – rischiano sulla carta una pena dai 4 ai 9 anni.
A seguito dell’indagine – partita nel 2023 dalla segnalazione interna di un’ex collega, poi licenziatasi – dei carabinieri del Nucleo Operativo di Castelnovo Monti, i due operatori, di 46 e 39 anni, sono stati sospesi per un anno dal lavoro e dallo stipendio, mentre nessuna misura è stata presa per le altre due indagate donne di 57 e 32 anni. Strattoni e urla durante le alzate mattutine («non ti faccio uscire, non ti faccio mangiare, non ti cambio il pannolone»), malati lasciati nelle proprie urine («non ti porto la padella»), offese («cretina», «deficiente»), pazienti “lanciati” sul letto anziché usare il sollevatore provocando dolore, un degente afferrato per il collo e preso a schiaffi nel giugno 2024, un altro al quale viene rifiutato il pasto quando sanno che è di suo gradimento, un paziente costretto a farsi la doccia facendolo piangere, minacce varie («ti faccio volare dalla finestra»). E ancora pizzicotti, tirate di orecchi e percosse, con l’accortezza di non lasciare evidenti segni fisici. Campanelli allontanati, per non essere disturbati durante la notte, ma pure anziane chiuse in bagno per “ripicca”. È un quadro fosco, quello che emerge dall’ordinanza del giudice per le indagini preliminare Luca Ramponi, che ravvisa da parte dei due operatori uomini «atti di vessazione continui e tali da cagionare alle persone sofferenze, privazioni, umiliazioni e uno stato di disagio continuo e incompatibile con normali condizioni di esistenza». Episodi diversi ma «abituali e ripetuti nel tempo», messi in atto con «una certa sadica soddisfazione» e con la consapevolezza «di infliggere abitualmente sofferenze» nei confronti di anziani con problemi psichici, invalidità, perfino una malata oncologica.
Perché lo facevano? Secondo il gip per «un mero vantaggio in termini di alleggerimento dei propri compiti»: in altri termini, per lavorare meno. E non è una giustificazione che il 46enne venga descritto come «troppo stressato, al limite del burn out». Secondo il giudice, i due incaricati di pubblico servizio hanno dimostrato «brutalità» gratuita. Ravvisando il pericolo di reiterazione del reato su altri pazienti, il giudice ha disposto la misura cautelare personale: a suo avviso non sussiste il pericolo di inquinamento probatorio contestato dal pm Maria Rita Pantani (secondo l’accusa potrebbero influenzare gli altri colleghi e i degenti inducendoli a cambiare versione), mentre le cartelle cliniche e tutta la documentazione è già stata sequestrata, perciò è sufficiente l’allontanamento dal luogo di lavoro. Discorso diverso, invece, per le operatrici donne, per il semplice fatto che le registrazioni audio e video non le incastrano: le due, soprattutto quando erano di turno con i colleghi incriminati, dimostrano «modi bruschi» e una certa propensione a «urla e bestemmie», ma non sono manesche. «Le loro condotte possono definirsi professionalmente non commendevoli o imperite», ma non c’è «nessun video significativo a loro carico». In questa pagina nera le riprese audio e video in alcune stanze, tramite cimici piazzate nel novembre 2024 fino al novembre scorso, sono la prova principe di «responsabilità individuali dei singoli». La struttura è estranea. l © RIPRODUZIONE RISERVATA
