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L’intervista

«CasaPound non è distante da FdI»: I finanziatori segreti e i legami con La Russa nel nuovo libro di Paolo Berizzi

Jacopo Della Porta
«CasaPound non è distante da FdI»: I finanziatori segreti e i legami con La Russa nel nuovo libro di Paolo Berizzi

Il giornalista di “Repubblica” racconta i retroscena del movimento neofascista, avvalendosi di una fonte interna

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Reggio Emilia «La destra di governo in doppio petto e la destra neofascista di strada violenta di CasaPound non sono così distanti come i fratelli e le sorelle d’Italia vorrebbero farci credere». Ne è convinto Paolo Berizzi, giornalista e inviato di "Repubblica", noto per le sue inchieste sull’estrema destra italiana che gli sono valse minacce per le quali è finito sotto scorta.

Lo scrittore ha appena dato alle stampe “Il libro segreto di CasaPound” (Fuoriscena, 208 pagine, 17 euro). Questo libro è la prima radiografia del più importante gruppo neofascista italiano e si avvale di una fonte interna. «Un militante storico ha deciso di raccontare cosa accade dentro l’organizzazione. Non è un pentito, non rinnega la sua storia, ma si sente tradito dai vertici. Mi ha consegnato documenti, chat, video, mail. Era materiale che non poteva restare solo in un’inchiesta sul giornale».

Dopo lo sgombero del Leoncavallo a Milano, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha assicurato che sarà fatto anche con lo stabile che CasaPound occupa a Roma. Nel suo libro dedica molto spazio a questo luogo.

«La "Torre" di via Napoleone III non è solo una sede ma un simbolo e un centro di potere. Per la prima volta viene ricostruito come si vive lì dentro, chi comanda, quali regole vigono. Per anni ha alimentato la retorica della destra sociale che aiuta gli italiani a trovare una casa. In realtà ci vivono soprattutto capi e capetti, a spese del contribuente italiano».

La militanza neofascista è spesso associata alle periferie. Nel libro lei rivela i nomi dei finanziatori e, ovviamente, non hanno niente a che vedere con le borgate.

«La fonte contribuisce a chiarire la rete economica che negli anni ha sostenuto CasaPound. Ci sono diplomatici, membri accademici, avvocati e funzionari militari. Attraverso i suoi canali ha creato relazioni, agganci, contatti che sconfinano nei gangli dello Stato. È un elemento che dà la misura dell’influenza che ha cercato di costruire. Questo aspetto può avere anche rilievo politico e giuridico perché potrebbe portare allo scioglimento del gruppo anche in base alla Legge Spadolini del 1982 sulle associazioni segrete».

Quali sono i rapporti tra il movimento e la destra di governo?

«Con la Lega c’è stata un’alleanza tra il 2014 e il 2016. Manifestazioni comuni, parole d’ordine comuni. Lo slogan "Prima gli italiani" era nato in CasaPound ed è stato poi fatto proprio dalla Lega. Chiusa quella stagione, CasaPound ha cercato interlocuzioni con Fratelli d’Italia. Nel libro ricostruisco rapporti, incontri, contatti con esponenti di primo piano di FdI, tra cui Ignazio La Russa. I legami ci sono stati e la fonte li descrive. La distanza politica che viene rivendicata oggi non corrisponde del tutto a ciò che è accaduto negli anni».

Quali sono i legami con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni?

«Meloni ha iniziato a fare politica nella sezione Msi della Garbatella, dove era presente Simone Di Stefano, poi portavoce di CasaPound. Ci sono stati rapporti prolungati. La fonte dice: noi continuiamo a dire in pubblico cose che loro, per ragioni di opportunità, non possono più dire».

CasaPound ha avuto una flessione negli anni. Il contesto recente lo sta rivitalizzando?

«Questi gruppi hanno rialzato la testa in questi anni perché si sentono protetti, coperti, sdoganati, legittimati da un clima politico favorevole. Noi siamo l’unica democrazia in Europa dove al governo c’è un partito discendente dagli eredi del fascismo. E tra le prime cinque cariche dello Stato almeno due non si definiscono antifascisti».

A livello pubblico sono stati sdoganati molti termini che un tempo erano tabù.

«Termini come "sostituzione etnica", concetti presi da miti neonazisti, sono stati usati da esponenti del governo. È un linguaggio che prima era relegato alla destra radicale. Oggi è entrato nel discorso pubblico. Gruppi come CasaPound, Veneto Fronte Skinhead e la Rete dei Patrioti stanno portando avanti campagne sulla "remigrazione" e trovano sponde in alcune realtà locali legate a Fratelli d’Italia».

Blocco Studentesco, emanazione di CasaPound, fa spesso volantinaggi davanti alle scuole. Fanno presa sui giovani?

«Fanno leva su paure e incertezze: lavoro, studio, costi della vita, immigrazione. Offrono un ambiente totalizzante: sport, musica, volontariato, estetica del gruppo, militanza nelle scuole. È una proposta a 360 gradi, fondata sulla logica del branco. Il giovane si sente parte di una comunità, con gerarchie chiare e un’identità molto definita».