«Do fuoco a te e ai miei genitori». Dopo quattro denunce dell’ex, il 46enne a processo viene assolto
Reggio Emilia: la psicologa in aula dice di non aver mai prescritto farmaci alla donna. Così per la difesa non si può dimostrare la modifica delle proprie abitudini a causa delle persecuzioni
Reggio Emilia «Ci sono tante persone che fanno stragi, femminicidi, io ti do fuoco, do fuoco a te e ai miei genitori». Questa una delle frasi attribuite un 46enne accusato di stalking e di violazione degli obblighi di assistenza famigliare. L’uomo è stato assolto dall’accusa di stalking. Il 46enne era sposato con una reggiana. I due si sono separati circa sei anni fa e hanno divorziato. Da allora sono iniziati i primi problemi nella gestione dei figli e sul loro mantenimento. La moglie ha denunciato il marito 4 volte. Dopo l’ultima denuncia, scaturita in seguito a fatti del 2023, è iniziato il processo.
L’uomo è stato accusato dalla moglie in più periodi di atti persecutori, in alcuni casi accompagnati anche da violenza. L’uomo, assistito dall’avvocato Ernesto D’Andrea, finisce quindi a processo. Le prove portate dalla moglie contenevano decine di messaggi Whatsapp e audio. In questi messaggi c’era la data o della registrazione o di quando erano stati inoltrati. La difesa ha rilevato come fossero datati anni prima dell’ultimo episodio del 2023. Riguardavano, in particolare, gli anni che vanno dal 2018 fino al 2021. Anni in cui si sono verificati i fatti delle prime tre denunce, tutte archiviate. Nella quarta, da cui è nato il processo, sono stati aggiunti i fatti archiviati. La difesa ha così rilevato come l’ultima denuncia riguardasse il 2023, ma tutti i messaggi e alcune testimonianze non riguardassero quel fatto. Inoltre, l’avvocato D’Andrea, sul fatto del 2023, ha sottolineato che il capo di imputazione indicasse Scandiano, ma su richiesta specifica, la donna ha dichiarato che sarebbe avvenuto fra Reggio Emilia e Bibbiano.
La difesa ha dunque chiesto come avrebbe potuto rispondere alle accuse di fronte a questa discrepanza. Inoltre, la psicologa convocata ha dichiarato di non avere mai prescritto medicinali o terapie per la donna. Da qui la difesa ha rilevato come non si potesse dimostrare la modifica delle proprie abitudini a causa degli atti persecutori. D’Andrea ha dunque chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste. La Procura ha chiesto un anno e otto mesi di pena. Il giudice Panchieri ha assolto per insussistenza del fatto nel caso dello stalking, mentre ha condannato l’imputato a un mese per aver fatto mancare i mezzi di sussistenza ai figli, pena sospesa.
