Il nuovo questore di Reggio Emilia Soriente: «Controlli rafforzati per le feste». Intervista a tutto campo tra zone rosse e stazione
La convinzione: «La sicurezza non è una scienza esatta, ma è il frutto di organizzazione e rimodulazione in base alle evidenze quotidiane»
Reggio Emilia «La politica della sicurezza non è una scienza esatta, ma è fatta di un impegno quotidiano nel mettere a fattor comune tutte le energie degli uffici». Parola del questore Carmine Soriente che a poche settimane dal suo insediamento ha disposto significative misure di attenzione delle zone più “calde” della città come, ad esempio, la stazione ferroviaria, ma non solo, come dimostra l’operazione della Squadra Mobile che ha permesso di scoprire un covo dello spaccio al Gattaglio. «Nell’ambito della sicurezza c’è il lavoro degli uffici investigativi su cui non possiamo dare notizie, evidentemente, se non a cose fatte – prosegue il questore – come l’importante operazione della Squadra Mobile. Operazione andata avanti un po’ di tempo, necessariamente, per monitorare persone alle quali si è prestata attenzione e che si è conclusa positivamente. Poi ci sono attività in corso di cui non si può parlare e tante altre realizzate dall’ufficio prevenzione generale, le Volanti, poi l’apparato composto da forze quali la divisione anticrimine: anche la longa manus delle misure di prevenzione ha importanza notevole, perché queste misure si rivelano fondamentali. Così come il lavoro della polizia amministrativa. Per Natale abbiamo già in atto attività di controllo molto forti e continue soprattutto nei confronti di venditori di fuochi d’artificio».
Dottor Soriente, com’è l’impatto con Reggio Emilia ora che è trascorsa qualche settimana dall’insediamento?
«Ho raccolto un’eredità positiva, la Questura è costituita dagli stessi uomini e dalle stesse donne del mio predecessore. Poi è chiaro che ogni questore porti la propria esperienza. L’Ufficio per quanto mi riguarda funziona bene. Accanto a tutte le attività di sicurezza pubblica non dimentichiamo che vengono messe in campo tutte le attività nel settore dell’ordine pubblico. Mi riferisco alle manifestazioni sia sportive, sia quelle che quotidianamente si svolgono sia in città che in provincia e che ci tengono molto impegnati. Questo fine settimana, ad esempio, abbiamo avuto una partita della Reggiana che sulla carta presentava rischi abbastanza alti, ma non abbiamo riscontrato défaillances. La buona riuscita è frutto di un lavoro di programmazione che viene fatto da me, ma soprattutto dai miei funzionari».
Veniamo al tema dell’esercito alla stazione ferroviaria: i residenti chiedono che il presidio dei militari sia fisso in quel punto.
«Ripeto, la sicurezza non è una scienza esatta, ma è il frutto di organizzazione e rimodulazione in base alle evidenze quotidiane. Reggio Emilia presenta una grande richiesta di sicurezza da parte dei cittadini. Sicurezza che noi dobbiamo dare e che ci sforziamo di dare. Chiaro, però, che non possiamo seguire le sollecitazioni di ognuno, altrimenti non sarebbe possibile programmare nulla. In certi momenti, potremmo avere la necessità di non far vedere presidi fissi, ma questo non significa che abbiamo smesso di monitorare la zona, anzi... In quel frangente, tuttavia, possono sussistere esigenze investigative che richiedono un approccio diverso, l’attenzione è massima lo stesso».
Di quali azioni è oggetto la zona della stazione?
«Il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica presieduto dal prefetto ha stabilito regole di ingaggio che si stanno seguendo. Segnatamente per la stazione, ogni giorno sulla fascia pomeridiana serale c’è sempre una pattuglia delle forze dell’ordine: polizia, carabinieri, finanza o polizia locale. C’è sempre la pattuglia dei militari i quali svolgono un lavoro utilissimo. C’è l’attività investigativa. Continuiamo prestando attenzione e, laddove si ritiene di potenziare, lo faremo. Ma non possiamo adottare cliché. Inoltre, i residenti di altri quartieri che hanno ugualmente necessità cosa potrebbero dire? Noi ci chiamiamo Polizia di Stato».
Quali sono le sue impressioni sull’utilizzo della “zona rossa”?
«La “zona rossa” è un altro degli strumenti di cui disponiamo che è sicuramente utile, ma occorre verificare quando, appunto, sia utile istituirla. Creare un milione di “zone rosse” evidentemente non lo è».
Quali controlli state intensificando in vista del periodo natalizio?
«La divisione di polizia amministrativa che normalmente controlla gli esercizi pubblici sottoposti a licenza del questore, con l’avvicinarsi delle festività, incrementa i controlli, soprattutto nei confronti dei venditori di fuochi di artificio e dove ve ne fossero di illegalmente detenuti procederemo. L’obiettivo è di offrire un Natale e un Capodanno sicuri e, al tempo stesso, tutelare l’incolumità di persone che si improvvisano artificieri e magari, invece, si fanno del male».
Qual è la sua raccomandazione al riguardo?
«Il consiglio è di evitare di sparare fuochi di artificio, sono pericolosissimi. Un botto può rovinare la vita per sempre». © RIPRODUZIONE RISERVATA
