I dazi di Trump? All’economia reggiana sono già costati 72 milioni
A dirlo è l’Ufficio Studi della Cgia di Mestre che ha fotografato la situazione dell’export italiano sia verso gli Usa sia nel resto del mondo
Reggio Emilia L’economia reggiana si sta dimostrando più forte delle tensioni internazionali e continua ad esportare i suoi prodotti, per la verità in Europa più che negli States dove si avverte l’impatto dei dazi imposti da Trump. A dirlo è l’Ufficio Studi della Cgia di Mestre che ha fotografato la situazione dell’export italiano sia verso gli Usa sia nel resto del mondo. Dati buoni, anzi no Per la verità lo studio della Cgia ci dice che nel complesso le esportazioni italiane verso gli Usa sono cresciute nonostante i dazi, ma se guardiamo la situazione dal punto di vista dell'Emilia Romagna ci accorgiamo che un po' la botta dei dazi imposti da Trump l'abbiamo sentita. In particolare, in ambito nazionale, le vendite verso il mercato statunitense – spiega la Cgia di Mestre – hanno segnato un risultato positivo: dopo la contrazione 2024 su 2023 (-2,2 miliardi di euro pari al -3,3 per cento) sempre nei primi 9 mesi di quest’anno l’export negli States è tornato ad aumentare di 4,3 miliardi di euro (+9 per cento), passando da 48,1 a 52,4 miliardi di euro.
È verosimile – dice l'Ufficio studi della Cgia – che questo risultato derivi dal fatto che i consumatori americani, siano essi famiglie o imprese, abbiano “anticipato” gli acquisti di merci italiane prima dell’entrata in vigore dell’aumento delle tariffe doganali avvenuta l’estate scorsa. Ipotesi, congetture a supporto dei dati positivi sulle esportazioni all'ombra della Statua della Libertà. Che però poi si scontrano con i fatti, ovvero con le cifre di un export verso gli Usa che, almeno per quanto riguarda l'Emilia Romagna non va così bene se è vero che – tra Food Valley e Motor Valley nei primi 9 mesi del 2025 – sono mancati all'appello, proprio nelle esportazioni verso gli Usa (il raffronto è fatto con i primi 9 mesi del 2024) qualcosa come 571 milioni di euro. Un dato, quello del mezzo miliardo di euro che manca nelle casse dell’economia regionale che va diviso tra le province. È lì che si vede che il saldo negativo più pesante riguarda Modena a cui mancano – in export verso gli Usa – 174 milioni di euro rispetto ai primi nove mesi dell’anno precedente, il 2024. Alle spalle di Modena spicca Ravenna con 123 milioni in meno. E Reggio? Se ci soffermiamo sul dato generale dell’export, il segno è alla fine positivo con 9 miliardi 840 milioni del 2024 che sono diventati 9 miliardi 845 milioni nei primi nove mesi del 2025, due dati che equivalgono a un saldo di 4,7 milioni in più. Vibo e Enna Nel confronto tra le città dell’Emilia-Romagna, per quanto riguarda l’export in generale soltanto Piacenza, Ferrara e Rimini risultano in territorio negativo, mentre la crescita percentuale più alta si registra a Parma (+5%). «In attesa di disporre di un arco temporale medio-lungo che consenta un’analisi meno congiunturale degli effetti commerciali derivanti dai dazi imposti dall’amministrazione Trump – dice la nota che accompagna i grafici elaborati dalla Cgia su dati Istat – si può ipotizzare che i consumatori statunitensi potrebbero aver continuato ad acquistare i prodotti italiani nonostante l’aumento dei prezzi; considerando che il 92 per cento delle merci italiane vendute negli Usa appartiene a una fascia qualitativa medio-alta , potrebbe essere pressoché impossibile sostituire il made in Italy con qualsiasi altro prodotto di pari livello». Se così fosse, allora come si spiega l’ottimo risultato dell’export verso gli Usa di prodotti agroalimentari provenienti da Enna e da Vibo Valentia (miele, legumi, confetture di frutta, formaggi, funghi per la cittadina siciliana e salumi, formaggi, vino e olio la provincia calabrese) e il contestuale calo dell’export verso gli Usa di Reggio e Modena e Bologna che con la loro Food Valley non sfondano oltre Oceano?l © RIPRODUZIONE RISERVATA
