Gazzetta di Reggio

Reggio

Montagna

La stazione sciistica di Febbio esclusa dai finanziamenti del Ministero: «Un’ingiustizia, ma la politica tace»

Elisa Pederzoli
La stazione sciistica di Febbio esclusa dai finanziamenti del Ministero: «Un’ingiustizia, ma la politica tace»

Nella graduatoria il progetto Cusna è finito ultimo: «Punti non attribuiti, ma gli allegati c’erano: pronti al ricorso al Tar»

6 MINUTI DI LETTURA





Villa Minozzo Finito ultimo in graduatoria, dunque escluso dai finanziamenti ministeriali per gli impianti di risalita. È la tegola caduta sulla stazione sciistica di Febbio riguardo al progetto Cusna 2000. Ma per Marco Cecchelani, legale rappresentante di Planeta Srl società che gestisce gli impianti, quel punteggio è un’ingiustizia: il progetto già approvato dal Comune sarebbe stato ignorato, senza attivare il soccorso istruttorio previsto dall’avviso. Da qui la richiesta di riesame e l’ipotesi di un ricorso al Tar. «Fino ad oggi hanno parlato in molti: si sono fatte ipotesi, ricostruzioni, commenti . Da questo momento intendo parlare in prima persona, per chiarezza, per rispetto del territorio e per senso di responsabilità verso la comunità».

Il progetto

La stazione di Febbio oggi conta tre impianti di risalita, tutti di proprietà del Comune di Villa Minozzo. «Due sono abbandonati, uno solo è in funzione. È fondamentale ribadirlo: non si tratta di beni privati, ma di infrastrutture pubbliche, che appartengono alla collettività e il cui rilancio porterebbe benefici diretti all’amministrazione comunale, allo Stato e al territorio, non al singolo gestore – fa notare –. Il progetto Cusna 2000 prevede la sostituzione della seggiovia comunale Carcamogena–Cusna 2000, un impianto ormai a fine vita tecnica, energivoro e impattante, definitivamente chiuso dal 2022. La sua sostituzione è stata ritenuta strategica dallo stesso Comune per la sicurezza, l’attrattività turistica e l’economia locale: non è un “capriccio privato”, ma un intervento di interesse pubblico per non condannare il comprensorio al declino definitivo». In questa vicenda il Comune di Villa Minozzo «non è uno spettatore, ma un attore centrale, a partire dalla figura del sindaco Elio Ivo Sassi» evidenzia. «Il sindaco ha svolto e continua a svolgere un ruolo determinante nella gestione e nel rilancio della stazione, approvando il progetto esecutivo, sostenendo il percorso amministrativo e mantenendo fermo l’obiettivo di restituire a Febbio una prospettiva di sviluppo. Grazie alla collaborazione leale tra Comune e gestore, la stazione ha potuto immaginare un futuro fatto di impianti moderni, maggiore sicurezza e un’offerta turistica competitiva sia in inverno sia in estate» premette. E poi attacca: «È paradossale che proprio dove le istituzioni locali fanno la loro parte con coraggio e visione, intervenga il silenzio delle istituzioni nazionali a bloccare un progetto cantierabile e già condiviso sul territorio».

Cosa è successo
Planeta Srl ha presentato un progetto esecutivo da 8,8 milioni di euro, completo di oltre 110 elaborati tecnici tra disegni, relazioni, calcoli strutturali e impiantistici, computi metrici, quadri economici e piani di sicurezza, in conformità al Codice dei contratti pubblici. «Il progetto è stato approvato dalla giunta comunale di Villa Minozzo, con delibera e atti che attestano l’assenza di ragioni ostative alla realizzazione dell’intervento» sottolinea. «Sul portale ministeriale abbiamo caricato tutta la documentazione consentita dai limiti tecnici di spazio e, per il resto degli elaborati, abbiamo messo a disposizione: l’elenco completo del progetto esecutivo; un link a una cartella Microsoft OneDrive con tutti i file firmati digitalmente in formato .p7m, con data certa, integrità e immodificabilità; le delibere comunali di approvazione. Era evidente fin dall’inizio – sottolinea – che un progetto esecutivo di questa complessità non potesse essere caricato integralmente nei pochi megabyte disponibili dalla piattaforma ministeriale; per questo gli elaborati sono stati resi accessibili tramite repository esterna sicura». Nonostante tutto ciò, nella graduatoria del Ministero il progetto di Febbio è finito all’ultimo posto, con 15 punti, tra i non finanziabili. «Non ci sono stati riconosciuti: i 30 punti per la presenza del progetto esecutivo; i 10 punti per le autorizzazioni: i 10 punti per le migliorie – spiega – L’Avviso prevede un sistema “on/off”: se il documento c’è, il punteggio va attribuito; non si tratta di valutazioni discrezionali, ma di semplici verifiche di esistenza e completezza. La presenza del progetto esecutivo e delle autorizzazioni era dimostrata dall’elenco elaborati, dal link ai file firmati digitalmente e dalle delibere comunali già allegate. Inoltre, l’Avviso prevede l’attivazione del soccorso istruttorio per sanare eventuali carenze formali, chiedendo integrazioni o chiarimenti al concorrente. A Planeta Srl non è stato chiesto nulla: nessuna richiesta di integrazione, nessuna domanda di chiarimento, nessuna comunicazione, nonostante le istanze formali di riesame, riammissione e accesso agli atti».

«Nessun dialogo»
Da qui amarezza, delusione e il bisogno di avere risposte. «Qui il problema non è solo un algoritmo di graduatoria, ma un atteggiamento politico-istituzionale. Il Ministero del Turismo: non ha aperto o considerato gli elaborati disponibili tramite link certificato; non ha riconosciuto punteggi legati a documenti esistenti; non ha attivato il soccorso istruttorio pur avendone tutti i presupposti;non ha risposto alle PEC, non ha concesso accesso agli atti nei tempi di legge, non risponde al telefono» fa notare. «Questo silenzio non è una semplice inefficienza: è una scelta, ed è una scelta che pesa su una comunità intera. Così si manda il messaggio che chi investe, chi progetta, chi lavora per il bene del territorio – insieme a un’amministrazione comunale impegnata e responsabile – viene trattato come un problema e non come un alleato». «È fondamentale ribadirlo – prosegue Cecchelani – gli impianti sono di proprietà del Comune, quindi pubblici. Gli investimenti previsti dal progetto Cusna 2000 vanno a riqualificare infrastrutture pubbliche, ad aumentare la sicurezza e l’attrattività di un comprensorio montano, a generare gettito, lavoro e indotto per il territorio, e quindi benefici per la finanza pubblica, non un guadagno “privato” sganciato dalla comunità. Planeta Srl, come gestore, si assume rischi industriali e operativi, ma l’incremento di valore rimane in capo a beni di proprietà comunale, sotto la responsabilità politica dell’amministrazione locale. Sostenere un progetto come questo significa, per lo Stato, valorizzare un patrimonio pubblico e contrastare lo spopolamento e il degrado delle aree interne; bloccarlo significa, al contrario, disinvestire». Ipotesi ricorso Dopo la pubblicazione del decreto ministeriale del 27 novembre 2025, che recepisce la graduatoria, in data 18 dicembre 2025 Planeta ha presentato una formale istanza di rivalutazione al Ministero del Turismo, chiedendo l’assegnazione dei 40 punti mancanti e la correzione del punteggio da 15 a 55 punti, oltre alla valutazione delle migliorie. «Abbiamo scelto la via del dialogo, nel pieno rispetto delle regole e con spirito costruttivo, affiancati da un’amministrazione comunale che ha creduto e crede in questo progetto. Se questo silenzio dovesse proseguire, saremo costretti, nostro malgrado, a ricorrere al Tar – dice –. Si tratta di un passo pesante, che si aggiunge ai costi già sostenuti per il progetto esecutivo, con un aggravio di spese legali che possono partire da almeno 30 mila euro, risorse che avremmo voluto destinare interamente allo sviluppo della stazione e non a contenziosi resi necessari dall’inerzia della politica nazionale». Cecchelani charisce: «Non è una richiesta di favori, ma di applicazione corretta delle regole e di assunzione di responsabilità politica verso un comprensorio che non vuole vivere di assistenzialismo o retorica, ma di lavoro, turismo sostenibile e cura del territorio». «Ora parlo io – conclude – ma il silenzio della politica non può continuare a parlare al posto di una comunità, e di istituzioni locali impegnate, che chiedono solo di poter costruire il proprio futuro». © RIPRODUZIONE RISERVATA