Gazzetta di Reggio

Il caso

A Comacchio libri e tablet a rate, ma è un flop

Annarita Bova
A Comacchio libri e tablet a rate, ma è un flop

Contratti firmati, il progetto non decolla e recedere costa troppo. I genitori: «Dall’istituto nessuna risposta. Abbiamo fatto da cavie, almeno ci aiutino»

10 luglio 2024
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Comacchio Hanno aderito ad un progetto proposto dalla scuola ma forse i passaggi dello stesso non sono stati ben spiegati alle famiglie, che ora si trovano a dover fare i conti con pagamenti non previsti. O meglio, non capiti «perché qualcuno secondo noi ha omesso molte parti. Un po’ come succede con le varie compagnie della luce o del gas». L’istituto è quello di via Zappata a Comacchio, che ospita le medie. In pratica all’inizio dello scorso anno scolastico, è stato proposto da una nota Fondazione una sorta di "pacchetto" che comprendeva l’acquisto di libri, materiale e tablet. Una collaborazione con la scuola stessa, per lanciare lo sviluppo del digitale. «Hanno aderito i genitori di tre sezioni - spiega la portavoce -, in maniera volontaria certo, ma alla fine chi non lo faceva veniva praticamente escluso dal progetto stesso. Al momento dell’iscrizione in prima media ci viene chiesto di aderire a "Scuola 3.0", per un costo di 348 all’anno». I genitori pagano, il progetto parte. «Ma non prende piede. I tablet sono lenti, i libri digitali non piacciono e il tutto si arena». Per il primo anno la cosa passa, «visto che comunque i libri cartacei andavano comprati e il costo comunque sostenuto».

Le famiglie firmano quindi un contratto con la Fondazione. «Adesso ci rendiamo conto di come in realtà stanno le cose - vanno avanti i genitori -. Fino alla terza noi dovremmo pagare i famosi 348 euro, senza che alla fine nulla venga usato tranne i libri "tradizionali", per un costo che in seconda e terza media non supera i 150 euro, anche perché potremmo anche scegliere di prenderli usati pagando la metà». Considerato «che è stato un flop, decidiamo di dire basta e restituire gli ausili informatici». Il punto è che «per recedere progetto ci chiedono una penale di 352 euro, cosa che a non ci era stata spiegata. Forse avremmo dovuto leggere pagina per pagina senza saltare nemmeno un asterisco, ma in realtà ci siamo fidati della scuola, convinti che potesse essere senza dubbi una opportunità per i nostri figli, facendo anche sacrifici per non vederli in alcun modo "esclusi" ed eccoci alle prese con un problema non da poco». In questi giorni «diverse sono state le mail mandate ai responsabili dell’istituto, ma nulla. Nessuna risposta. Abbiamo tempo fino al 15 di luglio per eventualmente dire basta, ci siamo quasi ma sembrano tutti spariti nel nulla, pur essendo la prima settimana di luglio e in teoria i docenti dovrebbero essere al lavoro». «Noi ci sentiamo abbandonati - dicono da Comacchio -. Sia da parte della Zappata che dallo Stato perché stiamo parlando della scuola dell’obbligo». Intanto una cosa pare ormai certa: «Alle prime classi entranti nel 2024 non è stato nemmeno offerto di aderire, in pratica abbiamo fatto da cavia a nostre spese». Ecco quindi che le famiglie chiedono alla preside «cosa si può fare e perché l’istituto ha scelto di non aderire più. È forse solo fumo negli occhi? E perché allora dovremmo continuare noi a pagare per qualcosa di completamente inutile?».